Buongiorno cara, eccomi di nuovo qui. Famiglia Kuran, famiglia di cui ho già avuto modo di leggere, e vedere che non scorre certo buon sangue. Qui sento chiara la tensione e la sensazione di contrasto molto forte, ed è chiaro quanto i ricordi ed i trascorsi facciano male ed abbiano segnato definitivamente le loro esistenze: non sono certi di tutto, infatti tentennano, ma chiara è una cosa, la presenza del padre farsi vivida mentre i due parlano, gridano, si confrontano e sputano tutto ciò che hanno tenuto per sé in una vita intera (o in venti anni almeno).
Haron è quello che crea in me maggior dolore nella lettura, è tremulo, sconvolto, si inginocchia e si lascia andare al dolore con la costante presenza dietro di lui che si fa sentire fisicamente, entrando in risonanza con le presenze in campo. Mai mi sarei aspettata una conclusione simile, infine non ci sono stati sacrifici o ulteriori spargimenti di sangue, anzi, sento nell’aria la sensazione di un nuovo punto raggiunto, della conclusione di qualcosa che si è protratto per anni e che ora trova la parola FINE. Come sempre i dialoghi sono la cosa più efficace con cui riesci ad esprimere ciò che vuoi far passare attraverso i personaggi. Sono parole dirette, in questo caso molto forti, dove rifiuto e autocommiserazione si inseguono e si scontrano, fortunatamente senza portare l’uno o l’altro a danneggiare o danneggiarsi.
Trovo sempre interessante il modo in cui loro hanno a che fare con i famigliari, perché con la lotta tra Luce e Tenebre qualsiasi cosa può essere accantonata, persino il proprio sangue. Stavolta c’è un lieto fine, e sono felice di questo cara. I tuoi racconti sono brevi ma intriganti, si concentrano su ciò che di fondamentale accade senza perdersi in informazioni inutili o di secondaria importanza. Tornerò presto qui, sempre molto volentieri! Alla prossima, buon lavoro e buona ispirazione! :3