Cara buonasera, eccomi qui finalmente a passare, mi dispiace per il ritardo ma sto ritrovando ora un certo equilibrio tra tempo e capacità di concentrazione. Una storia breve e intensa, un odio profondo perpetrato da padre e da figlio, che non ha uscita né vittoria se non con il sangue stesso. Come spesso ritrovo la famiglia ed il legame di sangue nei tuoi scritti, trovo anche la rabbia, ira suprema nel mancato rapporto di genitore e figlio, che porta inevitabilmente ad uno scontro.
Quin non ci sono morti, non ancora, bensì una sorta di vendetta accecata dai sentimenti negativi e non solo, che viene consumata piano piano dalla follia di chi non vuole più sentire ragioni, e che continua ad infierire nonostante tutto. Certo, Kazuma non è da meno, il suo orgoglio misto all’ego smisurato lo porta a sbeffeggiare Kannon in modo palese e irritante, e ques’tultimo certo non cede alla crudeltà di parole tanto taglienti quanto fintamente insofferenti. Non c’è un epilogo, ma una stasi: lui che non cede, l’altro ferito, la sorella colpita all’ultimo perché si è messa in mezzo naturalmente, ma le intenzioni vere del ragazzo quali sono infine?
Non c’è pace per ogni singolo Baskerville, questo ho imparato da te. Come per tutti gli altri, sembra più una maledizione appartenere a queste casate, ed ora la furia omicida verrà smantellata, o Kannon perderà completamente il senno e porterà a termine ciò che aveva premeditato chissà quante volte? Ci sono alcune ripetizioni e qualche refuso, ma la storia si incentra molto sull’azione e su ciò che muove ogni gesto e parola dei presenti. Le consapevolezze qui fanno male tanto quanto la lancia con cui il figlio colpisce ripetutamente il padre con scherno, ed ora un’altra lotta di sangue avrà inizio.
Come sempre riesci a rendere chiara la scena senza scendere troppo nei particolari o ricreare complesse strutture, anzi, ti soffermi sull’essenziale e sul momento, dando spazio alle parole ed ai gesti dei presenti. Alla prossima cara, buon lavoro e buona ispirazione! :3