Bentornata Marti! È sempre bello rileggere qualcosa di tuo e soprattutto il tuo Rabastan.
Scrivere di Azkaban è sempre difficile, perché è un'esperienza talmente estrema e forte che immaginarla senza banalizzarla e rendendo l'orrore non è semplice. Tu sei riuscita in poche parole a dare un quadro di cosa significhi vivere dentro Azkaban, trascorrere anni e sentire il tempo che ti scivola addosso e che insieme al buio si porta via la tua identità, i ricordi e la vita. Il grido di Rabastan è la sola forma di resistenza all'orrore che gli resta e l'eco nel restituire una risposta è una pallida rappresentazione del mondo esterno che continua a esistere, a dimostrazione che c'è altro oltre il buio.
Bravissima
Sev |
