Recensioni per
Few words, many worlds
di MissAdler

Questa storia ha ottenuto 12 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
14/05/20, ore 13:38
Cap. 1:

Ciao, sono in leggero ritardo, ma ci sono. Avevo notato che ti avevano suggerito diversi AU su cui scrivere, alla Challenge su Facebook, ma in quei giorni come ben sai il mio computer non era nelle condizioni più ottimali, e quindi leggo ora per la prima volta. Saranno recensioni tutto sommato brevi, perché le storie sono di fatto molto corte. Dei veri e propri accenni a un universo che potrebbe essere in realtà molto complesso, con storie molto più corpose.

Avendolo fatto anch'io so bene quanto sia difficile raccontare una storia in tre sole frasi. Sono davvero pochissime per riassumere, oltretutto, un AU e so anche quanto per te sia stato complicato dato che non scrivi storie così brevi e che in generale non ti trovi granché bene neppure con le Drabble (che a ben pensare sono ben più semplici da scrivere di queste storie). Sono anche contenta che tu le abbia pubblicate, altrimenti mi sarei proprio dimenticata di andarmele a cercare sul tuo profilo Facebook.

Ma comunque, questa qui è la fiera della tristezza. Dico davvero. Di versioni di Ghost so che ce ne sono moltissime soprattutto nel fandom in inglese (in italiano credo sia la prima, ma non vorrei sbagliare), non è comunque un qualcosa su cui si è scritto spesso da queste parti. Il film io lo vidi senza neppure sapere che era Ghost, lo scoprii dopo. C'era questo film con Woopy Goldberg e a me piaceva molto lei e così lo vidi... pensa poi alla fine come stavo! Tu sei riuscita a riassumere l'intera trama, descrivendo una delle scene chiave del film ovvero lo spirito che appare al protagonista. Il numero di dettagli che hai inserito è davvero cospicuo e ci permettono di capire in quale momento della serie è ambientata questa storia e diventano fondamentali quando il testo è così breve. Non siamo di sicuro nel Post Reichenbach come si potrebbe immaginare, essendo morto Sherlock, ma decisamente più avanti nel tempo. La presenza dello stesso Wiggins lo suggerisce, lui lo scopriamo dopo la terza stagione e infatti è dopo l'addio di Sherlock all'aeroporto che è ambientata questa storia. Non sappiamo cosa sia accaduto, ma possiamo immaginare che sia davvero partito per quella missione e che Mycroft abbia indovinato con la sua previsione. Morto in sei mesi, così aveva detto. Beh, qua è successo davvero la sola idea è dilaniante. Il fatto che John abbia sofferto di nuovo la morte di Sherlock, lo è ancora di più. Questo "Ti amo" oltretutto che arriva per vie traverse spezza davvero il cuore, ma mi piace che sia stato ripreso da "Sherlock is a girl name" ovvero quel mancato "Ti amo" per il quale ho gridato per dieci minuti buoni, quando vidi l'episodio in diretta. Triste, anzi immensamente drammatico il sapere che non hanno un futuro. Li ho trovati anche molto IC, con questa presenza di Bill Wiggins a fare da mediatore, tra l'uno e l'altro, che dice cose di cui non comprende appieno il significato e John che spalanca la porta quando sente quella frase, che capisce che è tutto vero, che Sherlock sta veramente lì con loro, anche se in forma di spirito. Strazia il cuore, come dicevo. Ma tu hai fatto un lavoro eccellente, complimenti.

Vado a leggermi la successiva.
Koa

Recensore Master
11/05/20, ore 00:14
Cap. 1:

Vedo che hai aggiornato anche “Your…”, ma per quello devo ritagliarmi un po’ più di tempo perché lì si deve entrare, piano piano, nell’atmosfera magica che viene emanata da ventisei capitoli, più ovviamente l’ultimo, uno più intenso dell’altro.
Qui c’è un testo più breve, non inserito in una long. Dunque, eccomi.
Ma. ahimè, mi accorgo che “brevità” non è il sinonimo di “semplicità” e di “immediatezza” di comprensione per me.
Comunque tento di interpretare le tue parole. Tanto, tu sei abituata a qualche mia divagazione nella terra del “nonhaicapitonientediquellochevolevoscrivereiomanontiodio,tranquilla” , in cui voi Autori cercate di rintracciare dei recensori che, come a volte capita anche a me, vi si perdono, vagando senza meta.
Dopo una prima lettura, cerco nelle Note introduttive qualche informazione che possa aiutarmi nella comprensione.
Già il fatto che tu accenni all’Au mi mette nella prospettiva di dover seguire un altro percorso che esca dalle orme del rassicurante “canovaccio” dell’IC, in cui, più o meno, si sa a cui ci si sta riferendo.
Rileggo e, primo inciampo, non trovo alcunchè di Au: ho ben presente chi sia Higgins, il suo essere su una scena mi richiama sfondi tristi di tossici, disperazione, uno Sh allo sbando.
Mi sono tornate alla mente non tanto le scene di HLW, ma quelle, più grottesche e tristissime nella loro livida realtà, di TLD, in cui Bill ha sostituito con la sua, la presenza di John al 221b, ma non per aiutare Sh bensì per lasciarlo andare verso l’autodistruzione, assolutamente incapace di “domarne” la disperata ribellione ad una solitudine, ad un “senza John”, sempre più terribili.
Quindi AU, perché, mi chiedo.
Ma individuo un altro elemento che mi ha dato illuminato, o almeno spero: è stato “Ghost”, che, comunque, mi ha, se non altro, riportato nell’ambito di un altro Universo, probabilmente, allora, quello dei fantasmi, del sovrannaturale.
C’è una frase che mi ha attirato, a questo proposito, (“…mentre quel poveraccio guardava nella sua direzione senza poterlo vedere…”).
Quindi…
Provo a dare una lettura. Qualche indicazione su chi è dentro all’appartamento di Baker Street l’avrei trovata, spero sia giusta, dopo una terza o quarta lettura. E questo mi ha praticamente ribaltato le conclusioni che già ne avevo tratto. In un primo momento avevo dedottto che il “Ghost” fosse riferito a dei fatti successivi alla morte di John.
Per la mia frettolosità iniziale, non ho dato subito il giusto peso alle parole.
Infatti è John che sente “il borbottio” che avviene fuori della porta, ed a parlargli è Bill, che gli riporta ciò che Sh gli dice.
 John è disperato, ha il viso su cui ci sono impressi i segni lasciati dal dolore e dalle lacrime, quindi, ripensando a “Ghost” ed al fatto che Higgins comunica con uno Sh che non può vedere, potrei pensare che ad essere morto sia il consulting e che lui voglia rivedere John.
Si serve di Bill come tramite per contattare il suo “conduttore di luce” che è molto riluttante ad aprire la porta del 221b, in cui evidentemente è rimasto dopo il lutto.
Perciò mi viene da pensare che qui tu ti riferisca ad un post Reichenbach diverso, nel senso che il tragico “volo” dal tetto del Barts si sia davvero concluso con la morte di Sh.
Comunque, potrebbe anche essere non fondamentale inquadrare esattamente gli eventi in una cornice temporale precisa perché i due elementi portanti della storia, secondo me, sono, appunto, che Sh non c’è drammaticamente più e che Watson è devastato dal dolore.
Higgins diventa una specie d’inconsapevole raccordo tra i due. Mi chiedo ancora, se devo essere sincera, se, una volta aperta la porta, John, a differenza di Bill, potrà vedere Sh, grazie alla forza del legame che c’era fra loro, oppure dovrà rimanere amareggiato e deluso, trovandosi davanti solo quel disgraziato.
Interessante il significato che penso sia insito nella prima frase con cui Sh tenta di far aprire la porta a John, quella sua dichiarazione così asciutta ed atipica, per lui. Infatti a John suscita molti dubbi su chi possa davvero averla pronunciata. Però, potrebbe essere che la morte abbia cancellato tutti i silenzi sulla vera faccia del sentimento che sicuramente Sh provava per John e che quindi lui, nella dimensione in cui si trova, non abbia più remore a riconoscere ed a esprimere ((“…che ti ama…”).
Invece la “chiave che aprirà la porta saranno quelle parole così buffe che Sh ha detto, salutandolo all’aeroporto, nella scena finale di HLW, che, in realtà, secondo molti avevano un significato molto diverso, proprio quello della frase che Sh fa pronunciare, per suo conto, a Bill.
Ritrovo degli echi del film “Ghost”, straziante e tenero allo stesso tempo, soprattutto nell’impossibilità per chi è morto di comunicare alla persona amata solo attraverso qualcuno che è sensitivo.
Una storia, questa, che ha un’indubbia originalità e che suscita emozioni particolari. Mi è piaciuta, molto.