Vedo che hai aggiornato anche “Your…”, ma per quello devo ritagliarmi un po’ più di tempo perché lì si deve entrare, piano piano, nell’atmosfera magica che viene emanata da ventisei capitoli, più ovviamente l’ultimo, uno più intenso dell’altro.
Qui c’è un testo più breve, non inserito in una long. Dunque, eccomi.
Ma. ahimè, mi accorgo che “brevità” non è il sinonimo di “semplicità” e di “immediatezza” di comprensione per me.
Comunque tento di interpretare le tue parole. Tanto, tu sei abituata a qualche mia divagazione nella terra del “nonhaicapitonientediquellochevolevoscrivereiomanontiodio,tranquilla” , in cui voi Autori cercate di rintracciare dei recensori che, come a volte capita anche a me, vi si perdono, vagando senza meta.
Dopo una prima lettura, cerco nelle Note introduttive qualche informazione che possa aiutarmi nella comprensione.
Già il fatto che tu accenni all’Au mi mette nella prospettiva di dover seguire un altro percorso che esca dalle orme del rassicurante “canovaccio” dell’IC, in cui, più o meno, si sa a cui ci si sta riferendo.
Rileggo e, primo inciampo, non trovo alcunchè di Au: ho ben presente chi sia Higgins, il suo essere su una scena mi richiama sfondi tristi di tossici, disperazione, uno Sh allo sbando.
Mi sono tornate alla mente non tanto le scene di HLW, ma quelle, più grottesche e tristissime nella loro livida realtà, di TLD, in cui Bill ha sostituito con la sua, la presenza di John al 221b, ma non per aiutare Sh bensì per lasciarlo andare verso l’autodistruzione, assolutamente incapace di “domarne” la disperata ribellione ad una solitudine, ad un “senza John”, sempre più terribili.
Quindi AU, perché, mi chiedo.
Ma individuo un altro elemento che mi ha dato illuminato, o almeno spero: è stato “Ghost”, che, comunque, mi ha, se non altro, riportato nell’ambito di un altro Universo, probabilmente, allora, quello dei fantasmi, del sovrannaturale.
C’è una frase che mi ha attirato, a questo proposito, (“…mentre quel poveraccio guardava nella sua direzione senza poterlo vedere…”).
Quindi…
Provo a dare una lettura. Qualche indicazione su chi è dentro all’appartamento di Baker Street l’avrei trovata, spero sia giusta, dopo una terza o quarta lettura. E questo mi ha praticamente ribaltato le conclusioni che già ne avevo tratto. In un primo momento avevo dedottto che il “Ghost” fosse riferito a dei fatti successivi alla morte di John.
Per la mia frettolosità iniziale, non ho dato subito il giusto peso alle parole.
Infatti è John che sente “il borbottio” che avviene fuori della porta, ed a parlargli è Bill, che gli riporta ciò che Sh gli dice.
John è disperato, ha il viso su cui ci sono impressi i segni lasciati dal dolore e dalle lacrime, quindi, ripensando a “Ghost” ed al fatto che Higgins comunica con uno Sh che non può vedere, potrei pensare che ad essere morto sia il consulting e che lui voglia rivedere John.
Si serve di Bill come tramite per contattare il suo “conduttore di luce” che è molto riluttante ad aprire la porta del 221b, in cui evidentemente è rimasto dopo il lutto.
Perciò mi viene da pensare che qui tu ti riferisca ad un post Reichenbach diverso, nel senso che il tragico “volo” dal tetto del Barts si sia davvero concluso con la morte di Sh.
Comunque, potrebbe anche essere non fondamentale inquadrare esattamente gli eventi in una cornice temporale precisa perché i due elementi portanti della storia, secondo me, sono, appunto, che Sh non c’è drammaticamente più e che Watson è devastato dal dolore.
Higgins diventa una specie d’inconsapevole raccordo tra i due. Mi chiedo ancora, se devo essere sincera, se, una volta aperta la porta, John, a differenza di Bill, potrà vedere Sh, grazie alla forza del legame che c’era fra loro, oppure dovrà rimanere amareggiato e deluso, trovandosi davanti solo quel disgraziato.
Interessante il significato che penso sia insito nella prima frase con cui Sh tenta di far aprire la porta a John, quella sua dichiarazione così asciutta ed atipica, per lui. Infatti a John suscita molti dubbi su chi possa davvero averla pronunciata. Però, potrebbe essere che la morte abbia cancellato tutti i silenzi sulla vera faccia del sentimento che sicuramente Sh provava per John e che quindi lui, nella dimensione in cui si trova, non abbia più remore a riconoscere ed a esprimere ((“…che ti ama…”).
Invece la “chiave che aprirà la porta saranno quelle parole così buffe che Sh ha detto, salutandolo all’aeroporto, nella scena finale di HLW, che, in realtà, secondo molti avevano un significato molto diverso, proprio quello della frase che Sh fa pronunciare, per suo conto, a Bill.
Ritrovo degli echi del film “Ghost”, straziante e tenero allo stesso tempo, soprattutto nell’impossibilità per chi è morto di comunicare alla persona amata solo attraverso qualcuno che è sensitivo.
Una storia, questa, che ha un’indubbia originalità e che suscita emozioni particolari. Mi è piaciuta, molto. |