Recensioni per
Beneath the red Sun of Darkover
di mikimac

Questa storia ha ottenuto 25 recensioni.
Positive : 25
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
31/07/20, ore 10:49

Un inizio di capitolo che sembra veramente, per Sh e John, la conferma del raggiungimento della meta tanto desiderata e cioè il poter finalmente esprimere ciò che sono, davvero, l’uno per l’altro. Sh è cambiato o, perlomeno, impronta a maggior equilibrio i suoi rapporti con il prossimo e, per questo, esibisce il sorriso, atteggiamento, questo, che non era certo consueto nell’Holmes prima della sua relazione con Watson. Purtroppo l’effetto del loro poter essere finalmente loro due non è uguale nella coppia. Se, da un lato, l’Alton si mostra felice ed appagato, l’Hastur, sotto una patina di soddisfazione, in realtà soffre per ciò che si sta profilando nell’immediato futuro. Infatti ci sarà il matrimonio di Sh con Irene, per pressanti esigenze dinastiche, e lui si vede già relegato al posto, in ombra, di amante. Con la tua consueta capacità di fissare i pensieri e le emozioni dei personaggi in un contesto psicologico credibile, che ha la connotazione della credibilità, ci fai così partecipi di ciò che sta tormentando John. Lui ama profondamente Sh, ed é consapevole che non potrà mai essere al suo fianco apertamente perché non sono certamente i gesti affettuosi o ammiccanti con cui Holmes lo stuzzica davanti agli altri, che “benediranno” la loro relazione. In effetti lo stare insieme ad Holmes ha degli aspetti che provocano nell’Hastur delusione e la malinconica consapevolezza che ancora molte cose lo tengono lontano dal vivere con pienezza e serenità il suo sentimento. Tra i vari elementi che oscurano la sua serenità c’è anche la sua lealtà nel rispettare il mandato del silenzio impostogli circa la sua vera identità. E questo è un altro aspetto doloroso per lui perché non gli consente la completa confidenza con Sh. È un quadro complesso quello che hai pensato, fondando su solide basi introspettive, circostanziandole credibilmente, la posizione di Watson.
Si aggiunge a tutto il resto un elemento stridente, che getta ancor di più John nella delusione e nel rammarico. È la scoperta che Sh ha progettato, a sua insaputa, il matrimonio con Mary (“...sarai sposato anche tu...”). Descrivi la sua reazione con efficacia e con attenzione ai richiami IC che caratterizzano il suo rifiuto sdegnato di fronte a ciò che umilia la sua volontà. John si sente tradito, usato e rimesso al suo posto di essere inferiore. Qui, comunque, Sh é perfettamente coerente con le caratteristiche che un personaggio del suo rango ha, derivategli, anche suo malgrado, dall’educazione e dal contesto in cui vive.
Fai intervenire, come elemento, che riporta un certo, benefico equilibrio, la calma e preziosa solidarietà di Gregory, figura, questa, che addolcisce con la sua accogliente umanità le spigolosità del carattere di Holmes e le reazioni immediate di John. La sua pazienza e la sua capacità di ascoltare e di tranquillizzare chi gode della sua amicizia riportano la calma in una situazione emotiva estremamente difficile.
Sh e John ritrovano il modo di parlarsi, senza astio ma il futuro non si presenta rassicurante. Molto intensa quell’immagine di loro due, seduti di fronte al camino, che, più che con le parole, comunicano con il loro cuore.

Recensore Master
29/07/20, ore 15:08

Il presente capitolo si apre con il contrasto tra l’atmosfera esterna del castello e quella che si respira nelle stanze di Sh. Infatti fuori, la luce del sole ed i suoni delle consuete attività, richiamano un senso di consuetudine, di operosa attività, tutto sommato, di tranquillità. Fai decisamente cambiare i toni della narrazione facendoci entrare nelle stanze di Sh: qui ci sono solo buio e silenzio. Ci veniamo a trovare un contesto in cui è dilagata il senso di un’attesa cupa, di una forte tensione.
Queste emozioni, così invasive, le esprimi perfettamente con quel gesto così prepotente di Sh che ha afferrato un “un ciuffo dei capelli biondi, quasi volesse strapparglieli”. Un’immagine, questa, davvero efficace nel suo senso di prepotenza e risentimento, il cui significato è ripreso dallo sguardo di Holmes che emana un’incontenibile rabbia. Di fronte a lui poni un John apparentemente vinto e sottomesso all’incomprensibile atteggiamento di Sh, ma che conserva, nel silenzio e nell’accettazione, la ferma determinazione a non svelare i retroscena del suo essere un Hastur. A rendere ancora più intenso il senso di prepotenza e di rabbia di Sh gli fai pronunciare parole cariche di volgarità, quasi più letali di un colpo di spada. Una descrizione della scena, la tua, veramente intensa e suggestiva, una vera e propria tempesta di sguardi, batticuore, sentimenti contrastanti e molto forti. Infatti dove c’è un grande amore ci può essere una grande rabbia se c’è la sensazione, errata nel caso di Sh nei confronti di John, che l’altro non risponda con altrettanta intensità e lealtà al nostro sentire.
La scena che segue è altrettanto valida e coinvolgente. Io, almeno, pur essendo sherlocked fino alla punta dei piedi, durante la lettura stavo dalla parte di John, di chi, cioé, è vittima di un evidente malinteso.
Ed è la forza del sentimento che vince la rabbia cieca perché Watson, usa la comunicazione non legata alle parole o a gesti che potrebbero avere interpretazioni diverse. Cerca di parlare alla mente di Sh, comunicandogli ciò che il suo cuore suggerisce e cioè un muto ed accorato ringraziamento per averlo salvato dalle grinfie di Moriarty. Funziona perché Sh ama John e comprende l’enorme sbaglio che sta commettendo, imponendo, all’uomo di cui è innamorato, un comportamento non scelto liberamente ed umiliante perchè privo del sentimento.
Ció che segue al chiarimento è l’evidente sfogo di tutto il represso che preme, da anni, sui loro pensieri e sulle lori emozioni. Il loro trovarsi, il primo trovarsi senza parole o spiegazioni, è immediato e travolgente come una forza della natura. Poi, a questa prima “esplosione” incontrollata, fai seguire magnificamente la vera e propria espressione del loro grande sentimento. E tu fai comprendere la reciprocità e la profondità di quanto provano l’uno per l’altro, attraverso poche parole. Sh non impone più ciò che vuole, ma lo chiede dolcemente e pone un vincolo di assoluta vicinanza (“... Se me lo permetterai...”).
Bellissimo questo passaggio che hai raccontato, senza mai scadere nel banale o, peggio, nel gratuitamente osceno.
Hai descritto i momenti più intensi con rispetto, mettendo in luce la grandezza di ció che lì lega (“..io non voglio rinunciare all’unica persona...”). Ed è proprio Sh che esprime per primo quello che sente per John. Quest’ultimo è toccato dalla triste prospettiva di ricoprire il ruolo secondario di amante, ma l’amore per Sh gli fa superare qualsiasi pensiero malinconico, quindi si “chiude” nell’abbraccio protettivo con cui Sh gli fa intendere le dolcezze del futuro.
Questo bel capitolo si chiude con la tenera immagine di loro due, finalmente insieme, appagati dall’essersi rivelati l’uno nei confronti dell’altro ma, purtroppo, una grossa nube si addensa all’orizzonte ed ha le fattezze d’Irene. Ed Irene non è sinonimo di pace ed equilibrio...

Recensore Master
28/07/20, ore 09:01

Citando il titolo della mitica canzone di Bob Dylan, hai abbinato al contenuto del capitolo, ma direi di tutta la storia, un testo ed una musica che esprimono davvero, secondo me, ciò che stai raccontando.
Si tratta della ricerca dell’uomo di se stesso che diventa la tensione di tutta l’umanità verso orizzonti migliori. Ho trovato la tua scelta molto appropriata.
Allora, arrivando qui, si percepisce un senso di sollievo per la terribile avventura che stava per travolgere John e, di conseguenza, anche Sh.
Però, al senso di positività con cui si apre il capitolo, si aggiunge, via via, un sapore forte di rimpianto, di nostalgia, di un senso di timore per ciò che avrebbe portato il futuro. Infatti, come metti bene in risalto tu, il periodo trascorso alla Torre di Neskaya per i nostri due è stata una parentesi felice nella loro vita fino ad allora. In effetti i cinque anni passati insieme li hanno tenuti lontano dalle complicazioni del mondo esterno, in una sorta di bolla protettiva. La loro amicizia è sempre più profonda e sempre meno “amicizia. Di ciò che pensa Sh a riguardo non abbiamo, all’inizio, dei riscontri, molto IC questo, invece conosciamo, attraverso la tua lucida analisi introspettiva, gli effetti che Neskaya ha avuto su Watson. Se non altro ha suscitato dei pensieri che, comunque, vengono tenuti in ombra dal suo costante cruccio riguardante la sua identità e, quindi, il suo destino. Dal punto di vista puramente emotivo, il suo cuore gli trasmette delle emozioni precise riguardo a ciò che è Sh per lui ma, razionalmente, l’educazione ricevuta lo porta su una strada di orientamenti diversi da quelli verso cui, evidentemente, è proiettato tutto se stesso (“..Si era trovato a fantasticare e a sognare di fare cose...”). Dunque il traguardo che i suoi ragionamenti gli indicano è quello di un destino come marito di una donna e come padre.
Ma, nel chiudere i ragionamenti che “sistemano” il suo futuro, lo fai, improvvisamente, pervenire ad una certezza: che Sh, molto probabilmente, non avrebbe condiviso con serenità i suoi turbamenti e le successive proiezioni future di un progetto di vita (“...Ma anche no...”).
Quindi insinui, in modo efficace, dei dubbi e delle incertezze che offuscano quello che dovrebbe essere il chiaro cammino “sentimentale” di Watson. Sono gli echi del “I’m not gay” che il John di Baker Street sbandiera ed è, probabilmente, il primo a non esserne convinto. Comunque concordo sull’impossibilità di etichettare un legame così unico.
Un capitolo fondamentale, questo, sia per gli sviluppi narrativi sia
sia per l’espressione di ciò che li unisce in modo indissolubile e che non può più essere chiamato amicizia. Innanzi tutto, dal punto di vista della trama, si delineano difficoltà e complicazioni in quanto la famiglia ha progettato per Sh un matrimonio. Per quanto riguarda ciò che provano, in realtà, l’uno per l’altro, molto intensa è la scena in cui, sulla strada del ritorno verso Armida, sotto un magnifico cielo stellato, Sh parla con John e poi lo osserva in silenzio, quasi a volergli esprimere, senza parole, l’intensità del sentimento che, ormai, priva per lui. Molto IC 1 quell’atteggiamento di Holmes che mi ricorda la scena in cui uno sguardo altrettanto intenso viene rivolto a John da Sh, di nascosto, prima dell’uccisione di Magnussen.
All’orizzonte appare Irene e si presume che le cose si complichino ulteriormente.
Ma, oltre a tutto questo, sicuramente significativo è quanto sta per succede fra i due giovani, prima durante il duello, scena magnifica, poi negli alloggi. Ed il capitolo si ferma qui lasciandoci in attesa. Validissimo il lavoro d’introspezione che ci fa vedere chiaramente lo scorrere dei pensieri di John, di fronte ad una situazione così estrema nel loro legame.

Recensore Master
26/07/20, ore 15:14

L’attenzione su ciò che sono e, soprattutto, quello che stanno scoprendo del loro legame, Sh e John, ci accoglie in questo capitolo, in un’atmosfera di accogliente cura l’uno dell’altro. Per la precisione, ora tocca a Sh occuparsi del suo “scudiero” ed é intrigante pensare che un simile personaggio, di alto lignaggio abbia così tanti riguardi nei confronti di un suo sottoposto. Ma, a parte l’umanissima attrazione che non fa distinzioni di censo o di altre categorie, sappiamo che, in realtà, John ha un “qualcosa” che lo rende diverso agli occhi ed al cuore di Sh. Antica nobiltà, certo, che potenzia il suo già essere qualcuno dalle particolari doti umane che lo rendono unico. Anch’io sono d’accordo con te sulla tua preferenza per Watson in generale ed in tutti gli Universi: oltretutto, e soprattutto, l’attore che hanno scelto i Mofftiss tiene testa magnificamente al fascino magnetico di Sh. E, chi lo ammette qui, è un’ inguaribile sherlocked. Come ho già scritto precedentemente, rendi meraviglioso protagonista John e tutta la sua umanità con cui lega per sempre a sè quel problema umano che è Holmes, bellissimo ma molto, molto impegnativo per le sue problematicità. Sappiamo tutti che, comunque, anche qui, John si mostra in grado di “leggere” oltre le apparenze e di cogliere il cuore accogliente di Sh.
Ma il punto più intenso di questo capitolo , secondo me, è quello in cui tu descrivi l’aggressione ributtante che Moriarty mette in atto nei suoi confronti.
Un atto vile, un’azione ripugnante anche per la viltà dimostrata da chi si fa forte con un assemblarsi in “branco”. Uso il termine “assemblare” perché “trovarsi” o “riunirsi”, secondo me, avrebbe dato un barlume di umanità in ciò che succede nelle scuderie.
Tanto più efficace il modo con cui rappresenti John in questa storia, quanto più intensa la carica emotiva che hai suscitato con la descrizione, quasi rallentata tragicamente dallo stupore attonito di chi legge, di fronte a tanto schifo. Sembri “salvare” un solo personaggio, Moran, che mostra un briciolo di consapevolezza riguardo a quello che sta per succedere. Spiccano, in un contrasto molto efficace dal punto di vista narrativo, gli atteggiamenti, opposti dal punto di vista morale ed umano, di John e di Moriarty. Uno caratterizzato da un atteggiamento dignitoso e dove la naturale paura e la repulsione per la violenza di cui è circondato sono messe a tacere dal coraggio di replicare ai propri aggressori (“...Non pensare di cavartela solo perché sei un Aldaran...”); l’altro vigliacco e diabolico.
Davvero d’effetto l’arrivo di Sh, con quella frase più tagliente di un colpo di spada. Accanto a lui fai intervenire un magnifico Beltram; l’avevo già annotato precedentemente perché la tua caratterizzazione di questo personaggio è uno degli elementi che ritengo come punto di forza nel tuo racconto.
Che dire, poi, del modo in cui ritrai uno Sh furioso e, allo stesso tempo, preoccupato per ciò che John ha subito e rischiava di subire. Dei momenti molto intensi, in cui hai rappresentato, a tutto tondo, ciò che davvero John è per lui.
Intanto, attraverso la premonizione di Beltram, purtroppo, cogliamo l’addensarsi di altre nubi scure sull’orizzonte dei due giovani. Comunque, complimenti.

Recensore Master

Desidero rispondere subito, e lo faccio con sincerità, ai tuoi dubbi se la tua storia piaccia o no. Sinceramente, i primi due capitoli li ho letti perché era necessario essere introdotti alle vicende dei protagonisti. Li ho sicuramente gustati grazie alla tua capacità di farci partecipi di ciò che avviene sulla scena. Inoltre il testo è scritto con ottima tecnica ed attenzione al contenuto. Ma, più avanti vado, più mi appassiono. Questo capitolo è molto intenso, anche dal mio punto di vista di archeologica johnlocker. Ma non ti occupi in modo convincente solo di loro due: è anche tutto il contesto che merita attenzione per la cura nel connotare i personaggi e raccontare ciò che fanno e pensano. Si tratta di un quadro narrativo davvero ben articolato, supportato da un contesto motivato credibilmente. Certo, ti sei ispirata alla saga di Marion Zimmer Bradley, ma la cura, nell’attuare idee lontane tra loro in un perfetto intreccio di vicende e personalità , é tutta tua.
Come ho scritto sopra, la lettura è, via via, sempre più avvincente,
Entrano nell’azione anche l’immancabile signora Hudson, nei panni della cuoca, anzi, capo cuoca e Sally, sua aiutante che si è “portata”, dallo “Sherlock” a noi contemporaneo, un’avversione irrimediabile per lui.
Ma il vero protagonista qui è John, che tu connoti con le sue caratteristiche caratteriali più positive: è generoso, leale, forte. E, soprattutto, è legato a Sh in un modo che si sta rivelando sempre più distante da una semplice amicizia. Inoltre il fatto che il suo sangue sia nobile gli fornisce un dato di fascino in più.
Un personaggio, tra i comprimari, che fai risaltare in una maniera, secondo me, molto efficace è Harry, la sorella di John che si staglia in quel contesto così impegnativo, dal punto di vista umano, come una figura energica e carismatica. Direi che, per ora, tra chi affianca i protagonisti, lei e Beltran riscuotono le mie simpatie.
Un flash che non è certamente fondamentale per lo sviluppo delle vicende ma che mi ha riportato un momento l’atmosfera familiare del 221b è l’immaginarli seduti davanti al caminetto, lasciati finalmente soli a gustare la loro vicinanza. Molto tenero il loro addormentarsi l’uno accanto all’altro con il temibile Sh che chiede il permesso di tenere per mano John. Come bene osservi nella parte conclusiva del capitolo, il loro legame “si stava trasformando in qualcosa di profondo e unico“. Com’è giusto che sia. Infatti la “magia” di quei due è che l’amicizia si colora di tonalità che, sicuramente, la fanno trasfigurare in qualcosa di “unico”.

Recensore Master
24/07/20, ore 07:49

In questo capitolo tratti di quello che io penso si tratti di uno passaggio importante ai fini della narrazione e cioè quello dell’ingresso di Sh e di John alla Torre di Neskaya. Dico questo perché le vicende dei nostri due scorrevano, fino ad ora, sui binari, tutto sommato, tranquilli della routine a Darkover, anche se il sedicenne Holmes ha sempre mostrato particolarità caratteriali piuttosto inquietanti. Però la presenza di John costituisce un elemento che riporta l’equilibrio nel sentire particolare del giovane Sh, perciò li ritroviamo entrambi alla Torre.
E qui entra in scena un personaggio fondamentale che già mostra di essersi portato, da un Universo all’altro, un bagaglio d’ostilità mista ad attrazione nei riguardi di Holmes. Sto parlando, ovviamente, di Moriarty che, sicuramente, “animerà” le vicende.
E, andando avanti nella lettura, in effetti si vede come hai “usato” il carisma criminale di James in maniera efficace e convincente. L’aver richiamato poi dei riferimenti assolutamente IC, nel suo rapportarsi con Sh e con John, mi è piaciuto molto. Mi riferisco a quel suo citare Watson come un “cane da compagnia” : questo mi riporta al primo incontro “ufficiale” tra i due di Baker Street ed il “Napoleone del crimine”, alla piscina, in cui, appunto, Moriarty definisce il medico come un “animaletto”.
Ciò, ripeto, l’ho trovato assolutamente efficace perché non perde quel sottile ma prezioso filo IC con cui colleghi gli Universi in cui agiscono i personaggi relativi a questa Sezione. È assolutamente comprensibile che, in un tale Universo, tu debba rendere variegate le caratteristiche dei protagonisti in modo adeguato al contesto, sconfinando nell’OOC, ci mancherebbe. Però noto che riesci a mantenere una preziosa attenzione agli echi che provengono dallo “Sherlock” dei Mofftiss. È ciò mi rende ancora più interessante la lettura perché non è semplice raccontare con uno sguardo costante a quello che i personaggi sono nel loro contesto canonico ed a quello che, di particolare, devono rappresentare in un AU così lontano, nel tempo e nello spazio, dal punto d’origine.
Si conferma l’impressione positiva che ho avuto dal modo di agire di Beltran, una figura che stai facendo diventare fondamentale.
Inoltre, a pelle, mi piace molto Moran, della fazione di Moriarty, ma onestamente impressionato dalla personalità forte e leale di John. Mi sa che anche lui diventerà un personaggio importante nelle dinamiche tra i protagonisti.
Intensa quell’immagine di Sh che guarda con tristezza la torre in cui è rinchiuso John, consapevole dell’importanza vitale che quel ragazzo così coraggioso ha per lui. Un ottimo capitolo.

Recensore Master
23/07/20, ore 15:21
Cap. 4:

Come tu dici nelle Note finali, sicuramente i problemi che troveranno sulla loro strada Sh e John sono davvero grandi, perché, quando si tratta di potere, indipendentemente dall’epoca in cui siamo, l’individuo, specie se appartiene a famiglie coinvolte nei “giochi di palazzo, non ha più, per esempio, il diritto a scegliere la vita che desidera fare e quindi non è padrone del suo futuro. Questo capita a Sh e, soprattutto, a John: tolto dall’affetto dei suoi genitori per supportare un personaggio d’alto rango ma, al tempo stesso, un predestinato anche lui, visto il suo sangue che non è certo quello degli abitanti di uno sperduto villaggio.
Hai descritto con efficacia ed ottima osservazione psicologica i momenti in cui John si trova in mano ai suoi rapitori, mettendone in luce con credibilità le sue creazioni, il suo carattere forte e generoso. Hai reso predominante non solo il suo affetto per i genitori, costretti a lasciarlo andare via da loro, ma anche la sua coraggiosa lealtà nei confronti dello zio Beltran. Lo scambio di battute tra il ragazzino ed i suoi “rapitori” è da te ben costruito, verosimigliante e vivacizzato da un sottile ma efficace filo ironico (“...Sei stato rapito molto spesso?..”).
Molto intenso il dialogo con Anton, in cui fai emergere il senso del dovere dell’adulto che si armonizza perfettamente con le resistenze di John che, però, dopo si mostra ragionevole e maturo nell’accettare le condizioni che gli vengono comunque spiegate, relative ai pericoli possibili in una probabile tempesta di neve.
Trovo intenso e molto IC quel momento in cui il piccolo Watson dice:- Ha la mia parola- , pur molto provato dalla sofferenza dovuta al distacco forzato dai genitori. Io, in quel momento, ho rivisto il John addolorato ma dignitoso che parla di fronte alla lapide di Sh, in TRF.
Tra le varie figure che agiscono come comprimari, mi piace molto la caratterizzazione che stai dando a Beltran, un personaggio costruito con equilibrio ed efficacia (“...appoggiando una mano sulla spalla di John...”).
L’arrivo ad Armida è connotato dal perfetto comportamento che John ha nel presentarsi ai castellani. Incisiva e premonitrice la prima apparizione di Mycroft. Ma, ovviamente, hai richiamato l’attenzione di chi legge sull’incontro tra John e Sh, giustamente inquadrato dall’attenta valutazione del fratello maggiore di quest’ultimo. Molto IC quella tua osservazione, profetica, sul fatto che i due ragazzi “ saranno la salvezza e la perdizione l’uno dell’altro”.
Un capitolo, anche questo, ricco ed intenso.

Recensore Master
22/07/20, ore 09:25
Cap. 3:

Innanzitutto, in relazione a quanto tu hai scritto nella gentile risposta alla mia recensione, devo dirti sinceramente che non trovo alcun elemento che annoi, anzi. Si tratta, ed é sempre più evidente, non di una semplice storia, ma di una saga vera e propria. Quindi è più che logico, e direi anche necessario, che la fase, che precede l’ingresso nelle vicende dei personaggi relativi alla Sezione in cui ci troviamo, sia esaustiva per permetterci di comprendere meglio ciò che avviene in seguito. Un unico mio cruccio è quello che non conosco il ciclo di romanzi di Darkover, pertanto non posso sbilanciarmi in confronti o parallelismi. Ma, sai che ti dico, che, per me, è meglio così, in quanto mi ritengo assolutamente libera di leggerti senza la tentazione di scoprire somiglianze o differenze con un modello preesistente.
Un altro elemento, cui non ho accennato precedentemente, è il ricorso che tu fai all’accostamento del contenuto dei capitoli a canzoni sinceramente bellissime. Qui citi “Save me” dei miei amatissimi Queen ed ogni commento è superfluo.
All’inizio del capitolo delinei il carattere dei personaggi che sono destinati a diventare i protagonisti e, pur trattandosi di un AU e di bambini, già si nota la caratterizzazione di John e di Sh nella loro connotazione più IC: il carattere solare del piccolo Watson e la serietà inquietante del bellissimo bambino di Castello Armida.
Mediante l’elemento del Supramondo, costruisci un’occasione veramente coinvolgente per far incontrare i due, altrimenti lontanissimi nel mondo reale. Fai verificare così il loro fatidico trovarsi, caratterizzato dall”esibizione dell’intelligenza formidabile di Sh e dalla manifestazione sincera di un’ammirazione spontanea da parte del piccolo Watson. Molto IC, questo, perché, tutto sommato, sono i tratti salienti della scintilla che ha dato origine alla Johnlock.
I fatti che seguono hanno una forte carica emotiva: la crisi di Sh, in cui John si rivela fondamentale per aiutarlo, la sua identità segreta, il piano che si va delineando per i due bambini ma, soprattutto, la profezia che li vede insieme “ destinati a salvare Darkover da un grave pericolo che lo minaccia e a governare il pianeta”. Beh, direi un futuro di non lieve importanza.
Compaiono sulla scena i Lestrade, ovviamente l’attenzione di chi legge va su Greg, anche in questo mondo pensato come personaggio molto positivo per supportare i due nostri, vicino e accogliente.
Interessante anche il fatto che John non sia un semplice bambino, figlio illegittimo di un potente, ma l’erede, con Sh, del regno, se non ho capito male. Brava, un lavoro, questo, veramente impegnativo.

Recensore Master
20/07/20, ore 16:48
Cap. 2:

merge anche qui, nettamente, come ho già scritto, la tua capacità di
descrivere ambienti e personaggi in un modo credibile, preciso, molto dettagliato. In quanto allo stile, mi piace molto quell’eleganza nel proporre gesti e contesti.
Come leggo nelle tue Note finali, anche questo capitolo è introduttivo alla storia vera e propria, ma ha lo stesso valore e dignità della narrazione principale perché è scritto con stile, attenzione, credibilità.
Quindi, praticamente, per me non c’è alcuna distinzione tra una parte e l’altra. Qui c’è un matrimonio importante, da quello che di capisce, riguarda i potenti Comyn. Indizi interessanti? Lo sposo ha “i capelli neri come la pece” e gli occhi azzurri. Mi ricorda qualcuno, tanto più che ha di cognome, oltre ad altri, anche Holmes.
E la traccia verso i personaggi a me più familiari si fa più consistente quando viene annunciata la nascita di “Mycroft Damon Holmes Alton”.
Andando avanti nella lettura viene annunciata, dopo varie peripezie, la nascita di un certo John Regis Watson Di Asturien, biondo e dagli occhi blu. Direi che ci si sta avvicinando al terreno a me più noto, tanto più che, poi, viene al mondo anche Sherlock Lewis Holmes Alton.
Un legame tra i due che vogliamo anche nei sogni di Beltram.

Recensore Master
19/07/20, ore 18:25
Cap. 1:

Eccomi dunque arrivata da te per questa tua proposta così “spaziale”. Non conosco la saga cui ti riferisci ma questo, secondo me, non è un elemento che possa inficiare il gradimento o meno del tuo lavoro.
Certo che in questo AU, ci troviamo distanti davvero dal 221b e da quel mondo, ma la tua proposta è, per me, allettante ugualmente , perché sono curiosa di scoprire come hai “ambientato”Sh e John in quel contesto.
Certo che il ritrovarseli tutti, o quasi, lì fisicamente o in contatto radio con il capitano Lestrade è proprio un bel “colpo d’occhio”: il piloto il pilota Holmes, Watson, Adler, Morstan....Si nota subito la tua consueta capacità di connotare con precisione ed efficacia il contesto in cui i personaggi si trovano ad agire: ci fai trovare, come fossimo lì, nella concitata atmosfera di una nave spaziale in un difficile viaggio verso una nuova possibilità di vita.
Da fedele sherlocked ho molto apprezzato la veloce ma inequivocabile caratterizzazione del pilota, con la sua “voce baritonale” e le “lunghe dita affusolate”, “veloci, lievi, eleganti”.
Andando avanti nella lettura, notiamo l’ingresso nella storia anche di Moriarty che, probabilmente, avrà il suo consueto ruolo di “cattivo”, quindi la storia, poco ma sicuro, racconterà anche di problemi e di cattiverie.
Arricchisci la “scuderia” di personaggi con il particolarissimo Hastur, che mi sta subito simpatico. Spero di non aver giudicato troppo frettolosamente il suo aspetto particolare e la sua disponibilità.
Un sorriso, però, mi è sfuggito quando ho individuato in che modo i profughi spaziali potevano ricambiare la sua ospitalità, cioè mescolando le razze.
Purtroppo l’atmosfera, inizialmente leggera, si è incupita con l’uccisione di Lestrade. Sicuramente non hai lesinato colpi di scena ed intrecci sorprendenti.
Il capitolo prosegue con accurate precisazioni e racconti sulla stabilizzazione dei “profughi” sul nuovo pianeta.
Passano gli anni e le vicende continuano a svolgersi in modo coinvolgente. Penso che gli Holmes ed i Watson che compaiono siano discendenti del pilota e del giovane ufficiale dell’astronave allontanatasi dalla Terra. Ma non è che il primo capitolo e la strada si presenta lunga e difficile.
Ad una prima impressione, la tua costruzione narrativa è veramente impegnativa ed assolutamente attraente dal punto di vista di quello che succederà e che hai previsto per i tuoi personaggi.
Noto già una vicinanza inequivocabile tra gli “ultimi”, in senso cronologico, Holmes e Watson. Questo è già per me, cultrice della Johnlock, un magnifico filo conduttore. Brava.

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