Ciao nattini1,
hai avuto coraggio. Molto coraggio. Affrontare una tematica così delicata in un contesto di fanfiction è un rischio. Adattarla alla storia dei due bros ancora più ardito. Eppure sei riuscita a mantenere…per dirla alla supernatural… la Baby sulla strada…
I disturbi alimentari, in particolare negli adolescenti maschi, sono un fenomeno recente, a volte spesso trascurato. Ma è in aumento e i segnali non andrebbero sottovalutati. Qui vediamo un Dean che mi fa davvero pensare perché ben rappresenta i familiari dei ragazzi con questo tipo di problematiche. All’inizio c’è incredulità poi si mettono insieme i pezzi che tu riesci a descrivere abilmente: l’attenzione esasperata per la forma fisica, quella scatola di cereali “troppo pesante”, i vestiti che diventano gradualmente “troppo larghi” e il tutto si riassume in quella triste affermazione di Dean che, mentre parla, forse prende tragica consapevolezza di ciò che gli è sfuggito del fratello:
«È un ragazzo in crescita e ha un’ossessione per la roba da conigli! Ha fatto un sacco di ricerche sulle proprietà nutritive degli alimenti e non fa altro che tagliare il cibo a pezzetti piccoli e ci mette una vita a mangiare. Appena usciamo di qui lo porterò a mangiare un hamburger!».
Ma Sam non ha bisogno di un hamburgher. Ha bisogno di non sentirsi solo, di essere aiutato per tempo, per evitare che continui a definire il cibo “un numero”. Dean darebbe la vita per il fratello e mi fa tenerezza immaginarlo come lo descrivi tu, alla ricerca del certificato che attesta che lui “è autorizzato” ad occuparsi di Sam…come se un pezzo di carta facesse davvero la “differenza”! Dean non ha bisogno di un documento! Dean si occupa di Sammy da sempre! Certo lo fa a modo suo: “Sam giaceva sul lettino. Gli occhi di Dean scansionarono il suo corpo alla ricerca di ferite o fratture. Non rilevò niente di importante. Tirò un sospiro di sollievo.”, lui è fatto così, esperto nel curare la carne dilaniata da mostri di ogni tipo ma le ferite più profonde, quelle che impediscono a Sam di nutrirsi, sono tutt’altra cosa. E forse in cuor suo avrebbe preferito scoprire, sul corpo di Sam, una costola rotta o dei lembi di pelle strappata. Ma alla fine capisce che deve aiutarlo anche ad affrontare quelle lacerazioni invisibili che, in modo subdolo, giorno dopo giorno, potrebbero portarglielo via.
Poco dopo erano seduti sul divano con i piatti in grembo, Dean che faceva del suo meglio per non mostrare che stava spiando ogni singola mossa del fratello e Sam che attaccava il piatto come se fosse una sfida personale. Quando l’ultimo boccone fu sceso dalla gola di Sam, Dean tornò a respirare.
E’ una frase semplice, chiara che descrive senza orpelli ciò che si può provare ad essere in una situazione simile…nei panni di Sam…e nei panni di Dean. E’ difficile, per entrambi. Non calchi troppo ma, al tempo stesso non ti trovo superficiale e questo è un bene quando si tratta un argomento così difficile.
E’ intenso il momento di confronto con Sam, quando il minore cerca di “spiegare” le ragioni che lo hanno portato a quel complicato rapporto con il cibo. Lo riconduce, come focus iniziale, al giudizio su una sua caratteristica fisica, elargito da una ragazza che per Dean è “non è importante” ma che invece, per Sam lo diventa, nel momento in cui gli toglie l’attenzione del fratello. La sua vita è già così complicata, sballottato da una parte all’altra, con quel senso di abbandono costante con il quale deve convivere…il commento innocente di una ragazza poco più grande di lui, detto senza malizia, quel “guanciotte cicciottelle” è solo la punta di un iceberg. Quella frase dà il “via” al contorto piano per non “desiderare più”. L’anoressia ti porta a credere di esercitare il controllo, su te stesso, ti fa illudere di essere tu a scegliere. Ma in realtà non è così. Non scegli più e finisci con l’annientarti.
Personalmente non penso che Sam possa aver avuto un vissuto di questo tipo. Credo semplicemente che sia un po’ più “salutista” rispetto a Dean che, per contro, è un amante della buona tavola! E’ uno spasso vederlo affondare i denti in un panino o avventarsi su una fetta di dolce come se stesse vivendo il “suo paradiso” personale! In ogni caso apprezzo il pretesto per “raccontare”, con sensibilità, un argomento tanto complesso.
Alla prossima! |