Ciao!
Sono quasi certa che questa sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo, complice anche il fatto che frequentiamo fandom diversi. Come ti ho anticipato, ho qualche reminescenza di quest'opera, la cui visione temo di aver interrotto troppo presto per capire in quale direzione sarebbe poi andata. Nonostante questo, incredibilmente ricordo il personaggio protagonista di questo racconto, o meglio ricordo la sensazione di mistero mista a irritazione che mi suscitava: da un lato i suoi modi di fare, che ricordo essere spicci (quasi cinici, a prima vista), suscitavano in me un po' di antipatia, dall'altro ricordo che il mistero legato alla sua condizione, alla sua vita e a quella che sembrava essere una personalità complessa mi incuriosiva.
Devo dire che nella tua introspezione, nel tuo castello di carte nere che devono diventare bianche, ho rivisto la Shiho che all'epoca intuivo esistere, spaccata a metà da un passato che l'ha indurita e resa resistente alla speranza e da un presente in cui potrebbe trovare nuova linfa vitale – proseguendo la tua metafora, direi che potrebbe trovare mattoni anziché carte per costruire non una fortezza in cui trincerarsi ma una splendente villa in cui abitare serena e soprattutto libera. È probabile (lo metto in conto!) che io stia dicendo una sciocchezza dopo l'altra circa la caratterizzazione di questo personaggio, nel caso mi scuso, i ricordi sono vaghi!
Mi soffermo ancora un po' sulla metafora del castello di carte – carte nere e bianche, poi, a simboleggiare alienazione e rinascita – perché mi è piaciuta veramente tanto, l'ho trovata funzionale a entrare in punta di piedi nella sfera emotiva della tua protagonista, a riuscire a renderla tangibile. Durante la lettura, un po' le ho sentite anche io, queste mura spesse intenzionate a fagocitare ogni singola carta bianca acciuffata.
Molto bello, poi, la presa di consapevolezza che lenta di insinua in Shiho, che deve capire di avere quel mazzo di carte splendente già tra le mani, deve solo trovare il coraggio di guardarlo, usarlo, accettarlo.
Lo stile mi è piaciuto veramente tantissimo, sarà anche che adoro la seconda persona narrante! Nel caso di questo racconto, ho apprezzato la scelta di gestire la seconda persona in maniera ibrida, con questo io che sa di coscienza e che sembra quasi sfociare in una seconda persona apparente, maschera di una prima persona narrante – in fondo, chi è questo io che si rivolge a Shiho se non la sua stessa coscienza, quella più remota e per troppo tempo inascoltata? Almeno, questa è la sensazione che mi ha comunicato il tuo testo! Anche la struttura, fatta di questi paragrafi descrittivi, di pensieri e di sentenze mi ha cattatura, inoltre scrivi benissimo, motivo per cui è stato proprio un piacere leggerti.
Insomma, mi spiace non poterti scrivere una recensione più centrata e approfondita a causa delle mie lacune legate al fandom, ma spero di essere riuscita a mettere in fila qualcosa di sensato e di averti comunicato quanto abbia apprezzato questa lettura.
Grazie infinite di aver sviluppato il prompt proposto, ne hai fatto un uso meraviglioso!
Tanti complimenti, dunque, sei stata una bellissima scoperta!
Rosmary |