Ciao!
Avevo aperto il sito in un momento di pura noia e non mi aspettavo proprio di trovare una tua storia. E devo dirti: sono corsa a leggerla, perché ormai ho masticato un po' della tua scrittura e mi ha piacevolmente intrattenuto per due volte.
Ordunque, eccomi qui.
Devo dire che mi aspettavo una Johnlock, ma una Mycroft&Sherlock non guasta mai. Ho letto davvero poco su di loro, nel corso degli anni. Almeno, mi è capitato di rado di leggere qualcosa incentrato principalmente su di loro, sul loro rapporto tra fratelli.
Il pov di Mycroft è uno dei più difficili da riprodurre, a mio dire... Ma non quando si tratta di Sherlock. Ecco.
Si parla tanto della connessione mentale tra Moriarty e Sherlock, di come John completi Holmes... Ma quasi nessuno si sofferma mai a pensare a quanto bene Mycroft riesca a leggere e comprendere suo fratello.
O, almeno, quanto si preoccupi per lui.
Parliamo sempre di Sherlock come persona distaccata, fredda, piena di muri... Ma, lui, intanto, ha saputo abbatterli: con John, un tantino con Mrs Hudson, un po' con Lestrade, un pizzichino con Molly... Mycroft no. L'unica persona con cui si lascia un po' andare è sempre stato Sherlock.
E tu ci mostri una contrapposizione bellissima tra l'inizio... E il loro allontanamento. Mycroft che inizialmente era quasi contrario all'idea di avere un fratello, all'idea di dover conoscere e convivere con qualcun altro. Poi c'è il primo vero contatto. Sherlock smette di essere qualcosa di astratto. Smette di essere qualcosa che "doveva accadere", smette di essere un argomento studiato sui libri... E diventa reale. Diventa suo fratello. Qualcuno di cui prendersi cura. Qualcuno da difendere.
Ed è davvero triste, pensandoci, vedere quanto Mycroft si preoccupi per lui, quanto gli faccia quasi da mamma apprensiva, e riceva solo muri. Silenzi. Dispetti. Grugniti.
È triste vedere come Mycroft veda suo fratello darsi alla droga per scappare dalla monotonia di un mondo a cui sente di non appartenere.
Questa è la differenza tra i due Holmes, almeno all'inizio: Mycroft ha accettato il suo posto nel mondo. Sherlock no. Sherlock tenta ancora di trovarlo, ma gli sta stretto. Sopravvive alla noia, alla routine, ma l'eccitazione e l'adrenalina durano troppo poco.
Anche Mycroft si sente a disagio, nel mondo, ma è diplomatico. Sherlock non ha peli sulla lingua e non ama seguire i copioni. Forse è così che vede Mycroft: come qualcuno che indossa perennemente una maschera. Qualcuno che non ha mai avuto veramente il coraggio di essere se stesso.
Qualcuno che si è adattato ad un mondo che Sherlock non riesce ad accettare, non pienamente.
È triste, a pensarci bene, il loro rapporto. E tu hai usato un momento perfetto per mostrarci tutto questo: Mycroft in pieni, dinanzi a un letto di ospedale, a guardare suo fratello in pessime condizioni. Condizioni che Sherlock stesso ha voluto.
Ma come si salva qualcuno che non vuole essere salvato? Come si protegge qualcuno che innalza continuamente muri e ti tiene lontano?
E Mycroft ha questo senso... Di colpa, che non lo abbandona. Un senso di colpa che maschera. Un senso di colpa e di sconfitta che si manifesta tutte le volte che non riesce a tenere al sicuro il suo fratellino.
Per me, hai descritto bene questo aspetto. Dalla prima volta che Mycroft tiene tra le braccia suo fratello al vederlo in ospedale, da adulto. Non più paffuto come un bambino, ma cresciuto e spigoloso.
Insomma, ho gradito tanto anche questa piccola immersione nel rapporto dei fratelli Holmes. L'hai rappresentato davvero bene, a mio dire.
Unico appunto che mi sento di farti: so quanto Word possa essere rompiscatole, ma ti consiglio di utilizzare "È".
So che il tuo non è un errore, ad ogni modo.
Un'altra cosa per cui volevo complimentarmi: sei riuscita ad entrare nella mente di un Mycroft bambino, poi di un Mycroft adulto. Non ho storto il naso nemmeno mezza volta. Hai saputo estrapolare, mostrare il lato più umano di un personaggio complesso. Senza mai risultare OOC. Brava, brava, brava.
In più, devi sapere che nutro un debole per la narrazione in seconda persona, e in questo caso non solo hai saputo usarla bene, ma ci stava anche da Dio. Ottima scelta e bel lavoro!
Bandierina verde, of course.
Spero tornerai ancora a scrivere, pubblicare. Qualsiasi sia il rapporto, la situazione che intendi raccontare. |