Recensioni per
Tutto il calore del mondo
di CatherineC94

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
08/11/20, ore 14:12

Questa storia era nella lista di quelle da recensire da qualche giorno, così mi sono detta che era arrivato il momento di fare una toccata e fuga. Andromeda è uno dei personaggi che più amo della saga, trovo che sia una donna molto forte e il dolore che questa storia mi procura è impossibile da descrivere.
C'è tanta tristezza in queste poche righe, in un flebile ricordo: scende gli scalini e tutto si fa di ghiaccio perché ogni scalino le ricordo qualcosa, ogni scalino le racconta di cosa è stato e non è più. Così le dice di un uomo che ha sempre amato con tutta sé stessa, le dice di una bambina, le dice di un gioco di gobbiglie, di più sfide, le dice di colori, gioie. Le racconta persino dei pochi sorrisi che ha lasciato le dipingessero le labbra negli anni. Le dice e lei ascolta, sempre più addolorata, senza sapere cosa fare e con la certezza che c'è qualcosa di nuovo che le mancherà. La certezza spudorata che l'arcobaleno di sua figlia non passerà più dalla sua porta, la certezza che qualcosa muta e non è più come prima.
E forse, in un certo modo, muta non del tutto terribilmente: se rimane sola in quel secondo, c'è sempre la presenza di un piccolo bambino nella culla, di cui Harry si prenderà cura per qualche giorno magari, qualche anno, ma che avrà sempre una nonna da amare. Andromeda, nonostante il suo dolore, il suo pianto disperato, la sua certezza di solitudine, è sempre la donna forte che mi immagino e non ho dubbi nel credere che attutito il colpo, sarà in grado di essere una luce per Teddy: alla fine, porta il nome dell'uomo che ha sempre amato.
Scusa per la recensione un po' senza senso, sono felice di essere venuta qui a recuperare la storia!
Sia ❤

Recensore Veterano
08/11/20, ore 12:04

Ciao tesoro!
Avevo già puntato questa tua storia, l'avevo leggiucchiata e ora l'ho riletta meglio e posso commentarla a dovere.
Prima di tutto il fatto di aver inserito la citazione di Montale all'inizio della storia da subito l'idea di quanto sarà doloroso ciò che potremo leggere subito dopo. Potevi inserire quella citaizone dove volevi, ma secondo me inserirla all'inizio è già un mezzo colpo al cuore per il lettore.
Inoltre il pacchetto che dovevi sviluppare, a parer mio, non era per nulla semplice, ma tu hai avuto l'idea brillante di prendere in considerazione un momento che la saga non ci mostra, ovvero quello in cui Andromeda viene informata della sorte toccata alla figlia e al marito di lei. Una sorte che lei ha già intuito, vuoi per quell'intuito tipico delle madri, che sentono sempre quando succede qualcosa ai loro figli, vuoi perché non li ha visti tornare subito da lei e ha compreso che doveva essere accaduto qualcosa.
Ci mostri una Andromeda un pò diversa dal solito, o meglio, diversa da come la trovo di solito io, molto più simile agli altri suoi familiari, molto austera, ammantata di quella nobiltà, freddezza e perfezione tipica dei Black; un'immagine che però non stona con la situazione, col fatto che lei non voglia e forse non possa mostrare il dolore che la erode, che la attanaglia nel momento in cui sente qualcuno bussare alla sua porta, nel momento in cui si sistema per essere perfetta agli occhi degli altri, mentre dentro di sé sta cadendo in mille pezzi. Perché il dolore non va mostrato, va celato, e si deve sempre essere perfetti e superiori a tutto e tutti.
Andromeda esce da quella stanza perfetta, scende lentamente quelle scale, da sola, eppure la mente, grazie ad alcuni oggetti presenti nella stanza, ripensa al passato, ripensa a ciò che ha avuto, alle sue scelte, a quel calore umano tanto desiderato da giovane, per il quale ha tanto lottato da adulta, e che ora ha di nuovo perduto.
Si lascia andare, solo per un attimo, davanti alla culla del piccolo Teddy, l'unico che ancora le è rimasto, come se a lui, vittima incolpevole e innocente di questa guerra, non sia giusto donare la sua freddezza, ma solo calore, ché ne avrà bisogno d'ora in poi, dato che i suoi genitori non potranno più stargli accanto.
Il confronto con Harry ancora una volta ci riporta per un attimo a intravvedere lo spettro di un altro Black, a noi molto caro, perchè per certi versi in loro scorre la somiglianza di sangue, e quella non la si può eliminare, nemmeno fuggendo da casa. Eppure ancora una volta Andromeda riesce a rimanere se stessa, riesce a mantenere quella freddeza, quel distacco di cui ha bisogno per non crollare davanti al mondo esterno, foss'anche rappresentato solo da colui che li ha salvati tutti, o quasi.
Ce la riproponi mentre sale le scale, e devo dirti che questa ripetizione del salire e scendere le scale, insieme a Montale all'inizio dello scritto, a me ha dato un senso di dolore e male da far paura. Non so se è voluto o se è qualcosa non fatta di proposito, ma complimenti, perché queste ripetizioni ci danno la sensazione di salire e scendere insieme a lei, e di provare con lei tutte quelle sensazioni che la stanno mangiando dall'interno.
Detto questo, rivederla nella stanza mentre prova a sentire l'odore del marito che non c'è più, mentre fa cadere le Gobbliglie a terra, lasciando poi che lo strascico del vestito le disperda, perché ormai non hanno più importanza, perchè ormai lei ha perso tutto, è stato il colpo di grazia finale, ma anche l'ennesimo modo per renderla di nuovo umana, nonostante il suo aspetto esteriore così distaccato.

Davvero bravissima, davvero complimenti! La spedisco dritta dritta nelle ricordate, che se lo merita senza ombra di dubbio! <3
Alla prossima!
Lina Lee

Recensore Master
05/11/20, ore 11:31

Ciao!
Intanto ti ringrazio di aver sviluppato il mio spunto, questa è una coppia di cui leggo sempre con interesse, anche perché reputo Andromeda uno dei personaggi più tragici della saga, peccato che non abbondino le storie a riguardo.
Insomma, bando agli indugi e veniamo a noi!
Nel tuo interpretare il prompt in maniera quasi letterale mi hai stupita, ma è un'idea che ho apprezzato tanto, perché lo hai letteralmente messo in scena con la protagonista che scende queste scale e a ogni gradino, a ogni respiro, si smuove in lei la sofferenza carica di vuoti e ricordi. L'assenza che nutre la mancanza è la sensazione più ingombrante del testo, al punto tale da fagocitare tutto, persino l'ambientazione, che sbiadisce in presenza di questo dolore così forte e in un certo senso muto (a riguardo, mi è piaciuto tanto che lei non dica nulla a eccezione di una frase, che tutto il dialogato sia collocato nel passato, quando c'era Ted accanto a lei).
Abbiamo una visione simile di Andromeda, anch'io la immagino fiera persino nel dolore, incapace di lasciarsi andare in presenza di altri, di mostrarsi rotta. Dopotutto, ho sempre pensato, ha un'educazione da Black alle spalle, deve essere cresciuta con l'idea che le debolezze vadano ingoiate, non mostrate. Da questo punto di vista, quindi, puoi immaginare quanto mi sia ritrovata nella tua caratterizzazione e in questo personaggio altero che in presenza di Harry incassa in silenzio, chiedendo solo di poter sfogare rabbia e dolore lontana da occhi estranei, lontana persino da quelli innocenti di Teddy.
Credo di non aver letto altro di tuo in precedenza e devo dire che ho apprezzato anche la forma pulita del testo e l'idea alla base della struttura, che alterna un presente statico, cristallizzato nel dolore, a un passato vivace fatto di risate, leggerezza, che tuttavia diviene via via più cupo col passare degli anni. L'unico piccolo dettaglio che a mio parere indebolisce un pochino l'impatto complessivo del racconto è l'assenza di una contestualizzazione (sia pure soltanto temporale) a inizio storia, o comunque nei primi paragrafi, che suggerisca il contesto entro cui collocare l'evento narrato. A una prima lettura ammetto di essere stata un po' disorientata e di essere riuscita a godermi di più la lettura quando ho avuto elementi per identificare il contesto del presente del racconto. È comunque solo il mio parere!
Tornando ai personaggi, faccio un piccolo accenno anche a Ted perché ho apprezzato molto l'immagine di lui restituita dai flashback, mi è davvero parso una luce che ha aiutato un'altra luce a mettere via il buio e a trovare il coraggio di splendere. Bellissimo!
Ultimo ma non ultimo, bellissimo il titolo che dà immediatamente l'idea di una storia d'amore avvolgente, che è stata culla e appunto calore.
Mi ha fatto davvero piacere leggere questo spaccato di vita su Andromeda e conoscerti come autrice (e ancora complimenti per averlo scritto in pochissimo tempo!).
Alla prossima!

Recensore Veterano
31/10/20, ore 10:42

Partiamo subito col botto: ovvero la citazione iniziale di Montale che fa piangere un po' tutti.
Poi tu ovviamente infierisci e continui a farmi piangere anche di sabato mattina davanti ad un computer.
Scherzi a parte, è molto molto bella. Solitamente leggo poco di questa coppia, un po' perchè si scrive poco in generale su di loro, un po' perchè purtroppo sono una persona che si fossilizza sulle cose quindi vado raramente alla ricerca di qualcosa di "nuovo".
Anche io ho sempre immaginato Andromeda piuttosto austera col mondo esterno, non deve essere facile essere rinnegati dalla famiglia di origine eppure avere un aspetto così simile a loro. Non avevo mai pensato a quanto Andromeda, nella sua vita, abbia potuto odiare il suo riflesso nello specchio che tanto ricorda Bellatrix, che ha scelto di stare dal lato opposto rispetto al suo.
Il riferimento alla camicia "vuota" e senza proprietario mi sono intristita tantissimo. Non so perchè. Questa storia è pregna di dolore, si legge la sofferenza in ogni singola parola, eppure la camicia appesa, come una cosa morta, mi ha suscitato una sensazione inspiegabile, che faccio anche fatica a mettere in parole.
Adoro il modo in cui ti muovi nell'angst, riesci ad entrare nella profondità dei sentimenti (almeno i miei ahahah) e smuovere quel qualcosa che era rimasto assopito per molto tempo.
Ti ringrazio davvero per questa storia, sono contenta di averne parlato ieri sera e di avermi fatto incuriosire, una storia così - secondo me - è una rarità.
Complimenti davvero.
A presto,
Chiara.