Recensioni per
Sangue su Syrdin
di Dark Sider

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
18/08/21, ore 21:55

Ti faccio davvero i complimenti per questa storia, è davvero bellissima, sono felice di averla trovata per puro caso. Mi è piaciuto in particolar modo come hai descritto il passaggio da un tranquillo giorno d'autunno (splendide le descrizioni delle tipicità di questa stagione: le foglie, le castagne, il vento freddo...) ad epicentro dell'inferno. E ho apprezzato come hai trattato la morte dell'uomo calpestato dalla folla (una delle cose che mi fa più impressione al mondo) e la donna massacrata. Lì sei stata/o bravo/a a far voltare Mordhen un attimo prima del finale, ha dato proprio l'idea di una telecamera che stacca all'ultimo minuto.

E meno male che ha ritrovat vivo Thoan, l'ultima parte è stata davvero ansiolitica. Ti rinnovo i miei complimenti.

Recensore Master
23/02/21, ore 12:26

Ciao cara e scusa l’innominabile e purtroppo ormai solito ritardo. Posso solo dire che ti ho pensata e tanto. Vergognandomi perché sono stata imperdonabile ma anche perché mi mancava tanto la tua storia, che spero di poter riprendere più avanti, non so bene quando purtroppo. Di sicuro, temo con la mia solita e proverbiale calma.
In questa shot ci mostri frammenti, cocci scheggiati di una vita passata e una rinascita graffiata coi denti quella di Mordhen, che hai saputo dipingere con la tua consueta maestria.
La vita frenetica e quasi spensierata oserei dire con cui si apre il capitolo, lo scorcio di vita di questa passata Syrdin mostra una città del tutto diversa da quella che conosce chi segue la tua long. E’ ancora bianca, immacolata, profumata di inverno e caldarroste. C’è il sospiro del vento del nord ma è un soffio dolce, quasi un abbraccio. C’è la vita brulicante delle metropoli, la frenesia viva dei mercati. Cosa così lontana, a ben pensarci, a tempo di Covid!
Per ora Syrdin è l’unica… i demoni sono solo un brutto sogno, un incubo fumoso. Qualcosa che fa paura e lascia sgomenti… ma comunque lontano, esterno, che appartiene solo alla vita di qualcun altro. Saranno i tg di questi giorni… il discorso della signora al banco delle verdure mi ha fatto pensare subito ai discorsi dei… come si dice?... negazionisti del covid? Ma lasciamoci la realtà noiosa e brutta alle spalle. Questo è l’universo che ha creato la cara DarkSider. Non bisogna distrarsi con le noie della vita reale (che sono onestamente troppe in questo periodo 😊 E’ più che sufficiente lo spettro del lockdown a tenerci la mente imbrigliata).
Insomma, Mordhen non fa in tempo a ricacciare in un cantuccio della mente le sue preoccupazioni sul futuro, che ecco quegli incubi diventano reali. Sono sospesi nei rintocchi delle campane, nello sgomento della folla. Perché tutti sanno cosa sta per accadere ma nessuno osa rendersi conto che sia vero. E’ tutto cristallizzato e immobile per pochi attimi. Ogni cosa. Se non la paura che si fa strada nella mente di tutti ed i passi dei soldati. Grande. Hai saputo descrivere ogni singolo sparuto attimo come una collezione di istanti, quasi fossero frame a rallentatore. Pochi secondi prima dello scatenarsi dell’inferno, ma magistrali.
Poi, all’improvviso eccola. La paura che diventa terrore. La pazzia della folla. Il panico… quella cosa tremenda che muta gli uomini in bestie. La folla in un insieme caotico, disordinato, nell’accezione più negativa e odiosa del termine. Povero Mordhen. Non bastano gli spintoni e le botte che deve prendere dalla folla… pure il rimorso di aver partecipato alla morte involontaria di un innocente… innocente, ma pure sprovveduto. La tua è una realtà cruda, difficile, che non ammette debolezze e non mi sento di incolpare Mordhen… bene o male è il primissimo episodio, tristissimo e agghiacciante a cui assiste. Gli manca ancora del tutto la corazza che ha sviluppato nella sua maturità.
Non ce l’ha ancora quando il desiderio di voler tornare a casa, primordiale, è forse l’ultimo afflato, l’ultimo barlume di negazione di quella che diventa d’improvviso la realtà. Mordhen deve tornare, deve controllare, si attacca alla speranza di avere ancora una casa. Speranza vana, speranza inutile. Casa non c’è più. La fucina è lontanissima e quando vi entra non ha più nulla a vedere con quanto è stata fino a pochissime ore prima. Ci sono i demoni lungo la strada e l’orrore è sempre più reale. E’ nelle grida di una poveretta che non riesce a scampare da una morte orrenda. E’ nella fisicità dei mostri, nel loro fetore, nel male primordiale e sadico delle loro azioni. Sirdyn non è più bianca e immacolata. E’ spezzata e rossa, come il sangue dei suoi abitanti.
E puzza di morte come la fucina. C’è lo stesso caos immoto li dentro che inizia a gravare nella mente e nel cuore di Mordhen. E’ quasi commovente la riverenza con cui si avvicina per sincerarsi dell’identità del cadavere che trova riverso. E’ dolorosa la consapevolezza che si fa strada mano mano, dei troppi indizi che lo avvicinano a Helrond, nei vestiti strappati, nella lunghezza dei capelli brizzolati. C’è la speranza a cui Mordhen vuole restare attaccato fino alla fine, pure se non è stupido, perché ne ha bisogno per sopravvivere. E’ quasi delicato Mordhen, sfiora quel corpo come sfiorerebbe il ricordo fragile e a pezzi del suo surrogato di famiglia, ora distrutto. Perché la sua realtà di poco prima, perché la distanza temporale sia davvero esigua, ormai è ricordo, polvere, nulla. Commuove e fa male seguire i movimenti di Mordhen che si rende conto delle condizioni di Helrond, del suo cadavere a cui non è stato neppure concesso di morire con dignità. Perché sarebbe stato accettabile se quel corpo non fosse appartenuto a nessuno di amico, conosciuto, amato. Ma è intollerabile che sia di chi si ama, di chi ci appartiene e dato conforto. E il dolore, lo smarrimento, l’abbandono… il non sapere di Tohan. I pochi momenti per rendersi conto che nulla, niente più sarà come prima. Ed è un dolore fisico. Che sa di morte e amara rinascita. Di ciò che si era e non è più. E’ morto il Mordhen di prima e sta prendendo forma quello nuovo. E’ doloroso nascere. Si viene strappati dal ventre materno. E si piange, si urla. Per Mordhen, la rinascita passa per il demone che penetra nella fucina distrutta e violata.
E’ potente la scena dell’attacco a Mordhen. Del resto in questo sei maestra. Ma è ancora più potente il non arrendersi alla morte del protagonista. Il senso di superiorità del demone, quella sua tranquillità nel tormentare la vittima perché certissimo di non dover temere nulla, che saranno per fortuna la causa della sua sconfitta. Vuole vivere Mordhen. Ed ecco: il momento esatto della sua rinascita. Perché è lui che decide che non dovrà soccombere. Il bello e perfetto dell’essere umano. Quella forza animalesca e di adattamento che ogni uomo possiede e qualche volta ci salva, anche per merito della fortuna.
Un’arma improvvisata. Mordhen non capisce neppure cosa. Un colpo a segno, il dolore lancinante, ma un secondo impatto, un altro ancora. Fino a che del demone non resta nulla, se non una poltiglia amorfa. Sopravvive con la forza della disperazione Mordhen. Rinasce ancora.
Perde i sensi per lo sforzo ma la coscienza bussa alla porta della mente. Lo obbliga a essere più forte dell’orrore. A sopravvivere. Allontanarsi e continuare. E Mordhen obbedisce. Nella confusione del sogno era Tohan che lo incitava.
E si rialza da quel sogno lucido, nonostante lo scempio, la distruzione, l’accaduto. Nonostante tutto.
Fino a ritrovare Tohan. Ad avere qualcosa per cui combattere. A Sirdyn da ricostruire. Al nuovo Mordhen che ha preso il posto di quello vecchio e ormai sta per diventare un punto di riferimento per chi resta, per non dimenticare e per cercare di far sopravvivere la nuova Sirdyn. Quel poco che resta della precedente. Qualche pezzo di maceria, qualche strascico di vita. Ma qualcosa c’è ancora e va preservato. Riparte tutto da li. Da lui e da Thoan. Con buona pace dei demoni tutto intorno. Perché in un modo o nell’altro Mordhen è un sopravvissuto ed un testimone. Ed è giusto che la sua eredità sia anche nel ruolo di guida che andrà a rivestire per la comunità che si andrà a formare. Un personaggio insomma vivo, vero, a tutto tondo. Che hai saputo dipingere perfettamente. Ottimo lavoro cara. Alla prossima.

Recensore Veterano
30/01/21, ore 16:17

II POSTO / “Sangue su Syrdin”, Dark Sider – 57/60

Grammatica e stile: 19,5/20 (14,5 + 5)

La storia è essenzialmente priva di errori e anche considerando la lunghezza non indifferente è stato chiaro come sia stata curata in modo approfondito e completo. Le uniche imprecisioni presente riguardano l’uso dei trattini che dovrebbero essere lunghi invece che corti (-0,15 per sei volte -> -0,90 -> punteggio cumulativo sottratto: -0,50) e la presenza di qualche minuscola sbavatura come:
“[…] più piccoli e dalle pelle cadente e putrefatta […]” -> “dalla pelle”
“Mordhen si avvicinò, avvertendo nel petto un tenute conforto lambire il suo luttuoso sbigottimento.” -> “tenue”
 
Anche lo stile è stato sublime, elevato e descrittivo, e in generale adatto a un racconto fantasy. Allo stesso tempo però è stato scorrevole e privo di intoppi, e non è mai risultato eccessivamente aulico o contorto, come sarebbe potuto accadere date le tematiche trattate.
Personalmente l’ho trovato veramente coinvolgente, tanto che la lunghezza considerevole della storia non si è sentita minimamente. Non c’è mai stato un momento morto – cosa anche sorprendente se ci soffermiamo sul fatto che il momento descritto è uno solo – e ogni elemento trattato è stato inserito con cura e precisione.
In generale, credo che questo sia un parametro su cui ho davvero poco da dire, perché ogni elemento mi è sembrato perfetto e trattato con il dovuto riguardo sia verso i toni che i temi dell’opera, seri e intensi. Posso solo aggiungere che il tuo stile meticoloso – unito anche alla presenza di un protagonista forte e accattivante come Mordhen – non ha potuto che rendere la narrazione intrigante e in grado di tenere vivo il mio interesse dall’inizio alla fine.
 
Trama e originalità: 10/10

La primissima cosa su cui mi vorrei soffermare è la precisione con cui sei andata a trattare il luogo in cui la storia è narrata. Trattandosi di un racconto fantasy, infatti, il mondo entro cui ci si sta muovendo è sconosciuto, ma trovo che tu abbia fatto un buonissimo lavoro nel menzionare un paio di luoghi significativi senza però approfondire in maniera esagerata quelli che a tutti gli effetti sono particolari secondari per la narrazione. Un’eccessiva dose di informazioni sarebbe risultata asfissiante e confusionaria, mentre in questo modo hai citato alcune caratteristiche di base proprie di questo universo, utili per orientarsi ma che non hanno tolto il focus da quello che era davvero importante.
Un altro aspetto significato è il fatto che, sebbene la storia narri di un unico episodio – l’attacco di Syrdin da parte dei demoni – hai sia trovato lo spazio per fornire qualche retroscena sul personaggio e sul regno stesso, sia hai saputo dilatare in maniera impressionante il tempo effettivo della storia – il quale non può essere più di qualche ora al massimo.
L’inizio è quindi letteralmente la cosiddetta calma prima della tempesta, che qui ha la forma di un vero e proprio uragano pronto a distruggere qualunque cosa. La cura che hai impresso alle descrizioni della fuga di Mordhen dal mercato alla fucina sono state veramente intense e cariche di pathos, e anche la lunghezza di questa parte di racconto aumenta il senso di inquietudine che sia il personaggio che noi lettori abbiamo. Come viene detto nel testo stesso, passano pochi minuti dal suono delle campane al ritrovamento del corpo di Herlond, eppure hai saputo mantenere anche per il lettore la sensazione che prova Mordhen, ovvero una corsa apparentemente infinita, in una sorta di slow-motion dovuto alla sua incredulità e paura.
Nonostante non accadano moltissimi avvenimenti effettivi, tutti i pensieri – spesso anche ripetitivi – del protagonista aiutano proprio a immedesimarsi al cento per cento, a provare le stesse sensazioni che prova lui e ad avere le stesse reazioni di fronte a ciò che vede. Tra i demoni, le macerie di Syrdin e il corpo di quello che si può considerare il padre c’è veramente un orrore dopo l’altro, eppure troviamo anche una vena più nascosta colma di determinazione a non mollare e cercare in tutti i modi di sopravvivere.
La storia è stata quindi sicuramente carica di emozioni – come credo fosse anche l’intento principale – perciò si arriva alla fine veramente con il fiato in gola ed è impossibile non tirare un sospiro di sollievo alla vista del ricongiungimento tra Mordhen e Thoan. Il finale sicuramente pone tutte le basi per un seguito – che, da quello che ho capito, è la serie principale che hai già scritto – e credo sia la conclusione perfetta sia per invogliare a continuare nella lettura (cosa che è sicuramente successa a me) sia per terminare questa fic presa individualmente, ovvero con la promessa di una rinascita tanto della città devastata dall’attacco quanto dei personaggi distrutti dal dolore.
 
Caratterizzazione dei personaggi: 9,5/10

Mordhen è stato un protagonista veramente molto interessante perché ha diverse sfaccettature in cui è possibile identificarsi – o almeno, così è stato per me.
Da un lato, infatti, possiede una grande ostinazione a fingere che nulla sia fuori posto, invece che affrontare gli argomenti che lo terrorizzano, un tratto comune alla maggior parte dei cittadini di Syrdin, ed è su questo aspetto in particolare che lo vediamo maturare nel corso della storia e prendere un po’ più di coscienza verso quello che sta succedendo intorno a lui. Interessante è stato vedere come Mordhen si reputi responsabile per la propria inerzia – quando non fa nulla per aiutare l’uomo che viene sovrastato dagli altri e la donna squarciata da un demone – ed è costantemente combattuto dal voler fare qualcosa, ma allo steso tempo si vuole aggrappare con tutte le sue forze all’illusione che nulla può andare storto per lui. E non è un po’ la mentalità di tutti, credere che le cose brutte possano accadere solamente agli altri, per poi essere bruscamente riportati con i piedi per terra quando scopriamo che non è così che funziona?
Dall’altro lato, però, viene mostrata anche una grandissima determinazione e resistenza sia fisica che mentale che brilla nei momenti più difficili. E, al centro di tutto, c’è la sua famiglia. È per loro che trova la forza di avanzare oltre i demoni, per loro che si sforza di continuare anche dopo che ha assistito al peggio, per loro che promette una rivendicazione sui maghi che non hanno aiutato i cittadini contro l’attacco.
E, come ogni anti-eroe che si rispetti, neanche a Mordhen manca una certa vena “egoista” quando spera che siano sconosciuti a essere morti e non Herlond e Thoan; questo l’ha reso sicuramente un personaggio realistico proprio perché imperfetto, e credo che in una situazione del genere si possa empatizzare con il suo fervente desiderio di proteggere i suoi cari prima di preoccuparsi per il bene comune.
Molto intriganti sono poi stati i demoni, che fin dalle loro descrizioni non possono che incutere un certo terrore. Mi è piaciuto il fatto che li hai resi distinti da molte altre creature che sarebbero potute apparire simili – soprattutto perché comparsi in veramente moltissimi romanzi a cui è quasi inevitabile fare riferimento –, dandogli invece la tua personale interpretazione con un aspetto per me inedito. Con la pelle rossastra, un paio di ali da pipistrello e una sfilza di denti affilati sembrano proprio usciti dritti dritti dall’inferno. Ma la cosa non si ferma qui, in quanto hai molto intelligentemente deciso di creare diverse specie di mostri, che compaiono successivamente e di cui vediamo qualche assaggio qua e là, anche se chiaramente non sono loro il focus del discorso.
E infine diciamolo, la ship con Thoan a un certo punto è partita nonostante il contesto di morte e distruzione intorno a loro – e infatti il finale mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo enorme perché davvero ero preoccupatissima per la sua ipotetica morte. E il fatto che sia stata proprio la speranza incerta di ritrovare Thoan dopo l’attacco che ha sbloccato Mordhen dalla sua rassegnazione e apatia, spingendolo invece a reagire contro il demone che lo stava lentamente uccidendo, è stato un passaggio della storia particolarmente emotivo, una prova ulteriore del legame indissolubile che lega i due ragazzi. Per non parlare che è di nuovo Thoan colui che riporta Mordhen dalla parte dei vivi, mostrando come sia l’unico capace di spronare il nostro protagonista a lottare e resistere alla disperazione.
Il mezzo punto sottratto da questo parametro è dovuto al fatto che, oltre a Mordhen, gli altri personaggi siano più accennati che sviscerati a dovere – in particolare Thoan stesso, di cui si sa veramente pochissimo e di cui invece qualche caratteristica in più sarebbe potuta essere inclusa tra le considerazioni del protagonista.
A parte questo, comunque, ho riscontrato delle figure complesse e incisive, che non vedo l’ora di rivedere nelle altre storie a loro dedicate.
 
Utilizzo del pacchetto: 7/8 (2 + 5)

Il sentimento che il tuo pacchetto conteneva era “disperazione” e certamente è un elemento costante e sempre più marcato man mano che la storia si evolve e prosegue. Come già accennato anche prima, in moltissime scene ero io stessa ad essere agitatissima e preoccupata per quello che stava succedendo, e non credo sia cosa da poco. Il senso di “trascinamento” – di essere trascinati all’interno della narrazione in maniera così prorompente – che questa fic ha non è da sottovalutare, perché ha amplificato ancora di più tutti quei sentimenti che il protagonista ha certamente sentito in una tale situazione estrema.
Il prompt era invece “artiglio” e questo è trattato con un po’ più sottigliezza. In particolare è un elemento che viene menzionato quando vengono descritte le mani che si protendono per chiedere aiuto oppure proprio al senso di disperazione che si fa strada – che si artiglia – in Mordhen con ogni orripilante rivelazione che fa.
Tuttavia non mi sento di assegnare un punteggio pieno perché, sebbene sia un elemento presente in maniera sostanziale, non è esattamente il punto di partenza della faccenda, e a tratti mi è sembrato anche inserito appositamente per ripetere la parola “artiglio” – sebbene si stessero ripetendo concetti già espressi in precedenza con altri termini.
 
Utilizzo dell’elemento bonus: 2/2

Elementi utilizzati: genere dark, genere introspettivo, avvertimento contenuti forti.
 
Gradimento personale: 9/10

First things first, ti dico che appena ho un attimo di tempo andrò a recuperare la storia “Nel nome del padre” perché se è anche solo lontanamente simile a questa allora sarà la mia nuova ossessione, dato che questo primo assaggio al mondo fantasy da te creato è stato assolutamente delizioso.
Intanto ho inserito questa fic nelle ricordate, in quanto ha davvero suscitato il mio più forte interesse per quello che verrà, e non vedo l’ora di ritrovare Mordhen e Thoan in nuove avventure, sperando che trovino un po’ di felicità in mezzo a tutto questo dolore.
Grazie mille davvero per avermi proposto questa storia, sono stata super felice di leggerla!
 
Totale: 57/60

Recensore Master
14/11/20, ore 22:21

Ciao, eccomi qui siccome sono in pari con i capitoli della long.
Come sai io non ho ancora letto il prequel e in questa one-shot ho trovato alcune risposte interessanti a domande che non sapevo neanche di avere.
Non immaginavo che Syrdin fosse stata l'ultima città ad essere presa, o meglio, che il regno del Nord fosse stato l'ultimo; probabilmente la capitale è stata la prima del regno del Nord a cadere?
Mi sono chiesta spesso come fosse questa città prima che nel primo capitolo della long Nerya tornasse a Syrdin in cerca di un posto sicuro e la trovasse distrutta. Avendo sempre conosciuto questa città come un cumulo di macerie mai davvero risollevatosi dal primo grande attacco, era difficile per me immaginarla come una città vitale e normale. La descrizione di Syrdin prima dell'attacco mi ha quasi commossa.
Mentre invece mi ha fatto abbastanza sollevare gli occhi al cielo la venditrice di verdura "negazionista dei demoni", mi ha ricordato dei temi ben più attuali, però d'altra parte il fatto di credere o non credere agli avvistamenti di demoni non ha il potere di migliorare né di peggiorare la condizione della gente. Non è che credendo ci potessero avere qualche speranza di prepararsi. Capisco quindi la scelta di non crederci, l'attacco è arrivato in questo giorno ma avrebbe potuto arrivare dopo un anno o dopo 5 anni o mai. Le persone hanno bisogno di potersi aggrappare a qualcosa per non impazzire. Secondo me hai reso benissimo l'angoscia dell'attesa e dell'incertezza.

Quando l'attacco inizia, allacciandoci al discorso di prima, hai reso benissimo il modo in cui Mordhen cerca di illudersi almeno per un momento che l'allarme per le emergenze in corso non fosse necessariamente collegato ai Demoni. È una reazione molto umana.
Invece devo dire che c'è qualcosa di più che umano che fa da filo conduttore in questa storia: il modo in cui Mordhen anche in una situazione di crisi sia capace di notare la drammatica fine di altre persone. L'uomo schiacciato dalla folla per essere scivolato sulla zucca è morto proprio perché la folla impanicata cercava di fuggire, in un momento così critico ognuno cerca di salvare se stesso. Questo è umano. Ma rimanere lì fermo, così avvinto nei lacci del senso di colpa e della preoccupazione per qualcun altro, ha qualcosa di eroico. Certo non ha potuto fare niente perché era paralizzato dallo shock, però nel corso di tutto l'attacco, anche dopo quando decide di andare controcorrente rispetto alla folla per cercare le persone che ama, anche quando si lascia distrarre dal destino della donna massacrata, Mordhen non pensa molto a se stesso. Naturalmente un po' ci pensa, ma sembra che la maggior parte della gente in quel momento pensi solo a se stessa, mentre lui dedica diciamo almeno a metà della sua attenzione a preoccuparsi per gli altri oltre che per la propria incolumità. Si vede che sotto sotto ha un cuore generoso, anzi credo che la generosità sia una scelta mentre quello che muove Mordhen è più istintivo di una scelta, è la sua natura. Lui sarebbe stato un buon capo se non avesse dovuto fare il capo sotto il tallone del ricettacolo di Kyr.

Parlando del ricettacolo di Kyr, un'altra delle scoperte di questa storia è stata la sua origine. Non immaginavo che fosse un esperimento dei maghi sfuggito al controllo, come dicevo non ho letto il prequel e credevo che il ricettacolo di Kyr un tempo fosse un bravo uomo che si era esposto alla corruzione compiendo una qualche impresa, della serie "eroi vanno a distruggere il male, ma il male è subdolo e si infiltra dentro uno di loro". Non avevo idea che fosse condannato a questo destino fin da neonato. Perché i maghi volevano un'arma?
Inoltre in questa storia mi pare di capire che i maghi abbiano già tagliato la corda, mi resta il dubbio se l'abbiano fatto quando hanno suonato le campane oppure se non l'avessero fatto già da prima dopo aver ammesso il loro terribile sbaglio. E se ne sono andati davvero per paura, oppure se ne sono andati per cercare in qualche modo una soluzione al problema che hanno creato? Il fatto che siano stati loro a crearlo è legato al motivo per cui nella long il Ricettacolo sta cercando i maghi?

Questa storia è descritta decisamente con dovizia di particolari sia per quanto riguarda le descrizioni degli ambienti e degli eventi, sia per quanto riguarda l'analisi dei sentimenti di Mordhen, la sua angoscia è quasi palpabile.

Una storia davvero molto bella, che si chiude con un momento di timido ottimismo nonostante gli eventi drammatici: Mordhen spera di poter ricostruire. E in effetti alle altre città mi pare sia stato concesso, dopo che hanno giurato fedeltà al nuovo dio oscuro. Perché Syrdin no? Perché il povero Mordhen sarà costretto un giorno a fare un bilancio della sua vita e scoprire che non è riuscito ad essere il leader che voleva essere? È sempre per via della ipotetica presenza dei maghi?

Recensore Master
14/11/20, ore 20:05

Cara Dark Sider,

Giungo a te, finalmente, oserei dire, con una recensione che spero renda la misura in cui questa storia mi ha appassionata. Adoro gli spaccati psicologici dei personaggi e, ovviamente, questo excursus su come Mordhen si sia ritrovato a essere il capo di una Syrdin ormai maledetta dai demoni, ma pur sempre, a suo modo, viva e organizzata (almeno fino all’arrivo di Mano) mi è piaciuto da impazzire. Anzitutto, le descrizioni. Sono crude quanto basta all’argomento e non risultano edulcorate. Syrdin viene attaccata dai demoni. I demoni fanno soffrire, stuprano, sbranano e uccidono lentamente. Sono più simili a bestie che a uomini, nel modo di attaccare e ghermire con gli artigli le loro prede. Hanno anche un odore bestiale e pungente che fa paura quasi quanto il loro aspetto.

Poi c’è l’aspetto della quotidianità violata, e qui noi ne sappiamo decisamente qualcosa. Anche il nostro mondo è stato recentemente sconvolto e la nostra normalità si è infranta. Per Mordhen, una giornata qualunque iniziata al mercato si trasforma in un incubo in cui, per un momento, anche la morte non appare più come spaventosa, ma come una lucida consapevolezza. E trovo questo molto realistico, non foss’altro che per un motivo: quando finii sotto una smart tre giorni prima della mia discussione di laurea pensai lucidamente “non mi laureo”, ne ebbi il tempo, e, paradossalmente, non pensai alle eventuali conseguenze che, spoiler, non ci sono state perché la macchina andava pianissimo e mi ha lasciato giusto qualche livido. Ma torniamo a Syrdin.

Con la città invasa dai demoni, Mordhen pensa alla salvezza propria, di Tohan e del di lui padre. La famiglia che si è scelto, le cui morti non potrebbe tollerare. La scena della corsa verso la fucina e del ritrovamento del cadavere del fabbro sono lo specchio di una disperazione presente anche nella long, ma oltre a reggere tranquillamente anche nella veste di storia singola dimostrano molto del futuro Mordhen. C’è in lui sia la rivalsa, sia alcuni interessi personali che vanno a discapito degli altri (Mordhen non si ferma ad aiutare la gente che incontra sul suo cammino: c’è, in lui, un individualismo mescolato al senso di colpa che sarà perenne, anche quando avrà preso il comando della città sfruttando l’anarchia che si è creata).

L’altro elemento è quello dei maghi. È uno dei temi fondamentali di questa tua meravigliosa saga – una delle più belle che abbia mai letto considerando anche i libri stampati, ecco, mo l’ho detto <3; sono loro a tentare la sorte con un incantesimo deleterio creando il Ricettacolo, sono loro a consentire l’accanimento su Syrdin, dato che il Ricettacolo vuole i maghi. Questa Accademia invalicabile, chiusa, questi maghi che a un tratto spariscono, danno un senso di oppressione alla storia che mi piace moltissimo. È come se fossimo in apnea, se l’Accademia, con la sua ombra, ci rubasse l’aria, oltre che la libertà. E poi sono una persona curiosissima di natura, quindi non sai quante congetture ho fatto. A questo punto, saranno scappati dalle fogne, boh. In attesa di altre tue e chiedendoti perdono per il ritardo, ti auguro di trascorrere un sereno weekend.
Un abbraccio,
Shilyss

Recensore Master
14/11/20, ore 18:28

Eccomi qui, finalmente!
Wow....WOW! Ok, partiamo dall'inizio.
Ormai lo sai. Lo sanno i lettori di EFP, lo sanno i membri del gruppo, lo sanno i miei parenti e lo sanno pure i sassi: io adoro i cattivi e tutto ciò relativo ad essi, comprese tutte quelle situazioni drammatiche e dispotiche che vanno a crearsi ogni qualvolta un Overlord decide di darsi alla pazza gioia e dare libero sfogo al desiderio di conquistare...beh, praticamente qualunque cosa su cui possano posarsi i suoi occhi.
Conclusione? Ovviamente ho AMATO questo piccolo prequel di quella che ormai è diventata una delle mie long preferite di questo sito, e forse la mia originale preferita in generale su EFP (dico davvero, è in un testa a testa molto ferrato con un paio di altre fic).
Grandi elogi vanno come sempre alle tue bellissime descrizioni, con le quali sei riuscita a presentare alla perfezione la tragicità degli eventi mostrati, qui dal punto di vista delle vittime. Proprio questo particolare ha reso l'intera sequenza a dir poco angosciante e piena di quella crudele ironia che ormai ho imparato a riconoscere dalle tue storie, e di cui non potrei fare a meno. Ogni immagine era vivida nella mia mente, sembrava davvero che stessi guardando un film.
è stato molto interessante approfondire la route precedente alla long. In particolare il personaggio di Mordhen, qui molto diverso dall'individuo fiducioso e temprato che diventerà. Ma del resto, noi esseri umani non siamo altro che una proiezione delle esperienze passate, quindi ci stava un sacco.
Spero davvero che realizzerai altre shot di questo tipo, magari esplorando ulteriormente l'infanzia del mio secondo personaggio preferito della saga, Mano Insanguinata, oppure del suo fedele insegnante dalle fattezze demoniache. Sarebbe alquanto affasciante poter assistere alle capacità genitoriali del Ricettacolo, sono sicuro che tra lui e Thanos farebbero a gara per il titolo di peggior padre del creato.
Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo della long principale!
(Recensione modificata il 14/11/2020 - 06:30 pm)

Recensore Master
13/11/20, ore 11:59

Tesoro mio, ma quanto posso essere felice di trovare una storia tutta dedicata al mio amato Mordhen? Sai benissimo quanto io adori i personaggi secondari, quelli che stanno sullo sfondo, a cui nessuno presta mai attenzione. Quindi trovare questa OS è davvero una meravigliosa sorpresa in attesa di continuare Nel nome del padre u.u
Detto ciò, veniamo a noi.
Devo dirti che questa storia è stata per me ciò che l'orrore di Sirdyn è stato per Mordhen. Orribile, cupo, terrificante, ma al tempo stesso non sono riuscita a distogliere gli occhi dalle lettere, dallo schermo, neanche per un momento, non finchè non sono arrivata al punto finale. Meravigliosamente scritto, magistralmente gestito dalla prima all'ultima frase, un crescendo di eventi, emozioni e orrore che davvero mi ha incantata e lasciata senza parole.
Tutto inizia con una sciocca giornata, una giornata qualsiasi, fatta di gesti da ripetere, di persone che si danno per scontate quasi, perchè tanto non succederà niente che ce le strapperà via e ci si illude che tutto resterà come sempre, immutabile, non bello, ma neanche brutto, quella via di mezzo di cui, nel dubbio, ci si accontenta. La negazionista mi fa sorridere, ma questo è anche "colpa" del periodo che stiamo vivendo: i demoni non esistono, è un trucco, è una manipolazione dei potenti. Sì, certo, buon per te che ti illudi. Poi in un lampo tutto cambia. C'è il classico momento di gelo, la quiete quasi prima della tempesta. E poi invece tutto cambia, tutto è caos e frenesia, è corsa, movimento, calpestamenti, uccisioni involontari di poveracci che sono inciampati e caduti. Mordhen resta incantato, non riesce a distogliere lo sguardo dall'orrore, dalla naturalezza con cui la gente calpesta un corpo che alla fine diventa tutt'uno con la zucca che a Mordhen è sfuggita di mano. E così accade poi con la donna, il cui cranio viene spappolato dal demone ghignante (che spero non sia Golgoth perchè mi farebbe un pochino male ahhahah). L'orrore è così, incantatore, ti prende, ti ammalia, ti lascia andare soltanto una volta terminato ciò che deve fare. A Mordhen serve il sangue spalmato sulle superfici dell'officina per "svegliarsi", serve il cadavere freddo e rigido di Herlond, l'assenza di Thoan (ma non è che Mordhen è innamorato di Thoan, sotto sotto? O almeno fortemente attratto?) per essere spinto a reagire, a rispondere al demone entrato nell'officina che lo sta divorando a morsi, graffi e leccotti. Thoan che resta tipo faro di speranza nella mente di Mordhen, perchè un morto non è tale finchè non se ne vede il cadavere, giusto? Thoan che come "spirito" riporta Mordhen alla luce, lo "guida" fino a raggiungere i sopravvissuti e lì si palesa come uomo in carne ed ossa e non hai idea di come abbia io tirato un sospiro di sollievo alla sua apparizione, mia cara, davvero.
Ora inizia la storia, quella "vera", quella dove Mordhen è il capo di Sirdyn, dove è l'uomo inflessibile che conosciamo e io ti ringrazio per averci anche soltanto un pochino spiegato perchè sia in quel modo.
Quindi mia cara, mia carissima DarkSider, io ti ringrazio e ti faccio i miei più sentiti complimenti perchè stai creando qualcosa di fantastico e perfetto e io mi sento onorata a poterlo leggere.
Un bacio e a prestissimo, L.

Recensore Veterano
10/11/20, ore 18:17

Ciao, carissima!
Mentre attendo con pazienza le nuove disavventure di Rowen e company, mi gusto questo racconto ambientato diversi anni prima, in una Syrdin molto diversa da quella che conosciamo. Sono felice di ritrovare come protagonista Mordhen, un personaggio che spiccava già nella long principale e a cui ho imparato ad affezionarmi.
Qui, abbiamo un Mordhen più giovane e, almeno nelle prime righe, privo di preoccupazioni, salvo quella di lavorare sodo per rendere fiero l'uomo che gli ha offerto un'occasione nella sua fucina.
Ho adorato l'immagine che ci offri di Syrdin e del mercato, è davvero molto immersiva: i colori autunnali, gli odori, l'atmosfera uggiosa che preannuncia l'arrivo dell'inverno, tutto è estremamente vivido nella mia mente, tanto che mi è sembrato, leggendo, di essere lì con Mordhen, in mezzo a quell'allegro fiume di gente e a quei profumini invitanti di funghi e castagne. Uno splendido scorcio autunnale, complimenti!
Dai vari sprazzi di conversazione abbiamo modo di capire meglio la situazione in cui si trova l'inpero: il ricettacolo do Kyr ha preso il potere e sta piegando uno ad uno i regni degli uomini, ma per il momento l'eco della guerra giunge lontano a Syrdin. E così i maghi avevano sparso la notizia di essere stati loro i responsabili della creazione del Tiranno! Questa proprio non l'aspettavo! Ero convinta che avessero mantenuto questo scomodo segreto e per questo gli abitanti di Syrdin riponessero piena fiducia in loro, invece almeno hanno ammesso le loro colpe pubblicamente. E chiesto scusa, mi auguro!
Quella bolla di precaria sicurezza in cui Mordhen e i suoi concittadini hanno sempre vissuto crolla improvvisamente, trascinando il nostro futuro capo villaggio in un caos di terrore e sgomento ai primi rintocchi delle campane. E la folla, presa dall'isteria, trascina e miete un povero disgraziato con una brutalità e un'indifferenza che tolgono il fiato. E assieme a Mordhen assistiamo alla tragedia che si consuma lì, a pochi passi da lui. L'immagine che ci regali è straziante nella sua crudezza e nel suo realismo, dove un piccolo incidente -la caduta accidentale di una zucca- genera una morte tanto assurda quanto macabra. Ed è proprio quella prima morte, improvvisa e atroce a scuotere nel profondo Mordhen e a sradicarlo dall'immobilità: la guerra è arrivata a Syrdin e a farne le spese è stato un poveraccio a caso. Questo ci fa capire quanto in un momento di panico collettivo l'essere umano sia preoccupato solo della propria sopravvivenza e non guardi in faccia nessuno: "Non c’era più differenza tra i mostri che alimentavano la sua mente e le persone che si scontravano con lui lungo la strada", ecco, credo che questa frase riassuma benissimo quello che volevi esprimere.
Ciò che segue è il frenetico e disperato tentativo di Mordhen di raggiungere i suoi cari: una lotta furiosa contro il tempo, contro la massa di gente urlante ed è bellissimo come, leggendo queste righe, si provi lo stesso sentimento di ansia e frustrazione di Mordhen, la stessa disperazione. Thoan e la sua famiglia sono tutto ciò che conta per Mordhen, tutto ciò per cui vale la pena lottare, anche in mezzo all'inferno che dilaga per le strade della città, in un'escalation di morte e atti di violenza inaudita. I demoni sono la concretizzazione di tutte le più oscure paure di Mordhen e, proprio come la morte del poveretto scivolato sulla zucca, sono diventati incredibilmente reali. Ed ancor a una volta, la realtà si abbatté con tutta la sua violenza su Mordhen quando si accorge che ormai è tardi, che la sua corsa non ha risparmiato Herlond dalla ferocia degli invasori.
Ma non ci tempo per disperarsi : il pericolo irrompe ancora una volta nella fucina e Mordhen sa che la creatura che sta affrontando è troppo forte, fuori dalle sue possibilità. La scena mi ha riportato alla mente l'attacco a Syrdin che hai descritto nella long, e mi è piaciuto come, anche in questo frangente, fosse il pensiero dell'amico a riscuotere Mordhen e a dargli la forza di reagire. Non è ancora il momento di morire, perché sa che c'è ancora la possibilità che Thoan sia salvo. Un barlume fievole ma che conferisce a Mordhen un coraggio che neanche lui sapeva di avere. E mi tornano in mente anche le parole di Golgoth, su quanto sia difficile spegnere gli uomini finché ad alimentarli c'è la speranza. Ho esultato dalla soddisfazione quando Mordhen è riuscito ad impartire quella martellata al demone, quasi come se il colpo lo avessi inferto io ahahah
E così Syrdin cade, e della grande città che era stata non rimangono che un cumulo di macerie, sangue e morte. L'abbraccio finale di Mordhen e Thoan è straziante e commuovente, perché la loro amicizia è stata più forte e ha permesso ad entrambi di sopravvivere. Una magra consolazione rispetto a tutto ciò che hanno perso, rispetto all'amara consapevolezza di essere soli contro un nemico invincibile. Eppure, se quel barlume di speranza è stato sufficiente a sopraffare un demone, allora forse lo sarà anche per sconfiggere il tiranno.
Ho adorato la conclusione della storia, quella frase finale è perfetta e adesso sono impaziente di tornare alla long e scoprire cosa ne sarà dei nostri eroi \non eroi. Complimenti davvero, ho letto questo racconto tutto d'un fiato nonostante la lunghezza e sono stata letteralmente rapita dalla vicenda!
Sono davvero contenta di aver iniziato questo scambio eheh a prestissimo!❤

Zob

Recensore Master
10/11/20, ore 15:21

Eeeeeed eccoci qua.

Ora inizio a capire che ethors tutti quei torti non ce li ha xD Hai tirato giù un papiro, non oso nemmeno immaginare cosa mi attenderà in Manuale di Sopravvivenza!
Ma alla fine arriverò in fondo anche a quella, non temere. Intanto cominciamo da questo racconto.
Che è figo. E vale punti pesanti solo per questa cosa: Mordhen ha ucciso un Demone --> I Demoni si possono uccidere a pinzate --> Grazie al cielo.
Per carità, mi farebbe dispiacere vedere Golgoth morire, ma scoprire che con una sana martella di Robert Baratheon - perché, per gli dei, era forte ai suoi tempi! - può fargli qualcosa è rassicurante xD Ma ogni possibile arma mai concepita da uomo o uomo fantasy, o fantascientifico, può abbattere lo strumento di massacro per eccellenza: la zucca. "Metti quella belva a intralciare la strada di qualunque cosa e quella qualunque cosa saltera in aria come un sacco di patate circondato di dinamite, boss!": celebre proverbio di una non ben nota regione immaginaria del Texas orientale. (?)

Ok, adesso possiamo passare alla parte serie della recensione. 
Questo racconto è stato brutale, spettacolare nella sua resa e le caratterische principali di Mordhen sono descritte più che bene. Sembra l'effetto che mi fece il capitolo uno dell'Attaccon dei Giganti, quando il senso di irrealtà domina e le creature avanzano. Reazioni molto umane che con Mordhen soprattutto sono enfatizzate e ben descritte. Dal momento in cui processa la morte del passante a quando registra la colpa, passando per la morte cruda della signora per mano del Demone; tra l'altro, uno dei tre dell'Ave Maria poteva essere Golgoth? Gli stupri - poveracce davvero -, il sangue, il modo in cui il padre "adottivo" di Mordhen viene ritrovato senza vita. Il tutto miscelato a un'introspezione che rende grottesco e rosso, e disperato, tutto ciò dove il protagonista sposta lo sguardo. 
Solo un pensiero sembra andare in controtendenza, un'anomalia nel mezzo della cupa disperazione, la forza motrice che permette a Morhen di sopravvivere: Thoen. Ci si aggrappa a quel nome dall'inizio, quasi fosse una tenue speranza in mezzo alla tormenta; o, in questo caso, al massacro che si sta consumando sotto i nostri occhi. Turpe e assolutamente coerente, sanguinoso e incendiario. Il Ricettacolo di Kyr potrà anche consentire ai suoi sudditi conquistati di vivere serenamente, o quasi... ma all'inizio, forse anche per spregio alla città che l'ha generato, non ci è andato affatto leggero.
Tutto metto questo mette sempre più in risalto che, rispetto a ciò che accadde in quel misterioso inverno (e qui mi fermo), quest'invasione dev'essere stato un trauma meno intenso...
Davvero un buon lavoro. Arriverai sicuramente in alto nel contest, a differenza mia xD
Alla prossima
Spettro94