Recensioni per
Un Buco Nell'Anima
di Relie Diadamat

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
25/12/20, ore 09:00
Cap. 1:

MA BUON NATALE, MIA CARA NICOLE.
Io ho così tante cose da recuperare sul tuo profilo che appena lo apro per dare una sbirciata urlo un “AAAHHH” interiore perché ho proprio l'imbarazzo della scelta.
Ma andiamo con ordine, motivo per il quale ho deciso di passare proprio da qui – anche perché questa OS mi è rimasta particolarmente impressa, QUINDI.
L'ho adorata. Davvero. Hai delineato benissimo quelle che sono le sensazioni provate da John e Sherlock, sensazioni che portano a un'unica costante, un punto in comune: l'uno sente la mancanza dell'altro e viceversa. E pur provando una mancanza diversa da entrambi i punti di vista… si mancano. E si mancano proprio in maniera viscerale.
Da una parte abbiamo John, a Londra, che pensa a Sherlock al passato. Ma non a un passato che può essere abbellito con la presenza di Sherlock nel futuro, bensì a un passato che tale è e tale rimane. Perché John crede che Sherlock sia morto, ed è stato proprio Sherlock a farglielo credere.
Sherlock che frattanto si trova a Parigi, è vivo, ma al contempo anche lui sente un vuoto dentro di sé, una mancanza… e il desiderio di tornare a Londra e di rivedere John si fa impellente, al punto tale che nonostante la tentazione sia tanta, decide categoricamente di restare lucido – e questo è un tassello importante, perché implica quanto John sia importante per lui.
John che frattanto ha preso le stesse sigarette che gli nascondeva. E le ha fumate e le sta fumando e pensa a lui. Sempre. John che un tempo è stato in bilico tra la vita e la morte, perché quel proiettile alla spalla poteva ucciderlo e in quel momento ha desiderato ardentemente vivere, mentre l'assenza (che lui crede essere eterna) di Sherlock lo fa sentire già morto a metà – e ti giuro, questo concetto mi ha fatto un male cane, eppure al contempo è così poetico, così struggente che mi sono pure addolcita, e non so se sia un bene (e insomma Nicole, lei deve smetterla di giocare col mio povero cuore, OKAY).
È stata una (ri)lettura bellissima, davvero.
Ti auguro ancora una volta Buon Natale!

»Amethyst«

Recensore Veterano
02/12/20, ore 19:00
Cap. 1:

Ciao. ^^
Come già anticipato sul fake, dato che mi ha ispirata la terza oneshot che leggerò poi seguita dalla seconda, eccomi qui.

Seppur già il tuo nome mi fosse già noto, non ricordo di aver letto su EFP qualcosa scritto dalla tua penna, e non sono nemmeno una fan sfegatata di Sherlock a dirla tutta, nonostante abbia visto la serie anni fa. Alcuni stralci di essa, li ricordo ancora seppur siano sbiaditi, e la scena in cui Sherlock fa credere al mondo intero, compreso John, che sia morto me l'ha riportata alla mente: leggendo il suo punto di vista, mi hai ricordato che Sherlock Holmes è vivo, vegeto e sta bene, ma gli manca il John.

Ciò che però mi ha più colpita di questa storia, è stato proprio l'incipit, come hai parlato in poche parole di come John abbia pensato più e più volte al suicidio, e di come questa malsana idea gli abbia fatto capolino nella testa fin da giovane; mentre ora che Sherlock è morto, unica persona al mondo che gli aveva scacciato dai pensieri tutto ciò, vorrebbe farlo per quanto si senta praticamente morto nella vita. E' cerca, pian piano, di avvicinarsi alla morte restando in vita, ma al contempo fumando, come se volesse fare a Sherlock stesso un dispetto.

In conclusione, il tuo stile mi piace moltissimo e mi ha colpita molto: è semplice, senza fronzoli, ma ben impostato, e la scrittura per i miei gusti scorre con fluidità.
E di sicuro, appena potrò, recupererò le altre due.

Un abbraccio.

Recensore Master
26/11/20, ore 20:53
Cap. 1:

Ciao, era già da qualche giorno che volevo leggere questa tua storia. Ricordo che hai già scritto in questa sezione e ricordo anche alcune long e OS tue, quindi ero davvero curiosa. Sono felice che tu sia tornata da queste parti e questa prima storia è un intro davvero perfetta per una raccolta.

Il fatto che tu abbia deciso di iniziare dal periodo che segue la morte di Sherlock l'ho trovato molto interessante, dopo tanti anni è ancora un periodo molto fertile per le autrici di fanfiction. Là dentro c'è spazio davvero per tantissimi sentimenti differenti, dal dolore alla rabbia, sino alla consapevolezza di provare un sentimento più forte dell'amicizia. Più di tutto però è, per John, un periodo di grande sofferenza. E in pochissime righe mi hai riportato a quelle immagini della seconda stagione, alla desolazione che lo sguardo di John ha anche dopo due anni dalla scomparsa del suo migliore amico. La solitudine che lo colpisce e che tu sottolinei molto bene in questa storia è davvero potente, e fa tanto male. Fa male non solo perché John veste il lutto per qualcuno, ma perché questo qualcuno è la persona che l'ha tirato fuori dalla solitudine che la vita dopo l'esercito gli aveva lasciato. Sherlock gli ha dato tutto, una casa, un lavoro, degli amici... e quella vita avventurosa di cui aveva un disperato bisogno. E tutto ad un tratto non soltanto queste cose gli vengono a mancare, ma viene a mancare la persona più importante della sua vita. Mi è piaciuto qui come le sigarette facciano da collante, come riescano a tirar fuori il dolore da dentro John. Erano le stesse che lui gli aveva nascosto e mi è piaciuto moltissimo che si mettesse a fumarne una. Non si vede spesso John che fuma nelle fanfiction, forse perché lui è un medico e passa praticamente due intere stagioni a tenere lontano Sherlock dal fumo, qui però invece sceglie di fumare. Come se cercasse un contatto con chi crede di aver perduto. L'ho trovata una scena immensamente drammatica, perfettamente adatta al contesto del post Reichenbach.

Il finale cambia radicalmente la scena. C'è Sherlock ora al centro di tutto, lui è ancora vivo e lotta per tornare da a Londra, a casa da John. Per riavere quella vita che Moriarty gli ha levato e per la quale ora combatte. Uno a uno la rete di Moriarty sta cadendo, ma a quale prezzo? Immenso se si nota la sofferenza e la solitudine dietro le poche immagini che hai descritto. Mi piace l'assonanza tra la figura di John che fuma, solo e quella di Sherlock, che si libera di un altro tassello. Mi piace perché si sottovaluta spesso la sofferenza di Sherlock durante quel periodo, John per primo, accecato dalla rabbia, non lo fa mai. Non si sofferma a pensare a quanto Sherlock deve aver patito, fisicamente e non. Tu ce lo fai vedere invece e sono davvero contenta di aver letto questa storia struggente.
Metto la raccolta tra le seguite, perché sono curiosa di vedere cosa hai in serbo per noi. Intanto grazie per averla scritta, alla prossima.
Koa

Recensore Master
23/11/20, ore 10:24
Cap. 1:

L’argomento di cui ti sei occupata in questa OS è uno di quelli che ha riempito il mare grande del fandom, ovviamente, in questa Sezione. È uno dei miei preferiti, che s’inserisce a pieno titolo nella Johnlock, anzi, ne costituisce, secondo me, un fattore importante anche per gli sviluppi che ne seguiranno. Siamo in pieno post Reichenbach, immersi nel lutto che dilaga per il 221b, in seguito alla morte di Sh, chiaramente quella a cui John è stato indotto a credere. Questo particolare periodo corrisponde ad un vuoto nelle Stagioni BBC in quanto i Mofftiss non hanno ritenuto necessario occuparsi di quello che, sia per John sia per Sh, dev’essere stato un periodo terribile di solitudine e rimpianti. Quindi leggo sempre con interesse le vostre proposte di Autori per scoprire quali scenari abbiate immaginato relativamente a questo. Non che io voglia minimizzare quella che io ritengo l’angoscia del consulting di trovarsi in un paese straniero senza la vicinanza preziosa del suo ‘conduttore di luce”, ma ritengo che, il pensare a John vivo, che avrebbe prima o poi raggiunto, sia stato un buon motivo per sopportare la lontananza da lui e da Londra. Invece il vuoto del 221b che circonda chi ha visto l’uomo di cui era innamorato, forse senza rendersene conto, gettarsi giù dal tetto del Barts e piombare esanime sul marciapiede sottostante, dopo un accorato addio, dev’essere stato veramente soffocante e drammatico. Ecco, tutto questo io ritrovo da te, originale ed inedito, con un gusto di mai letto, di nuovo, nonostante gli anni trascorsi dalla Serie dei Mofftiss e i fiumi di parole spesi nel fandom. Ciò significa che, a mio avviso, hai saputo riempire quel vuoto di sceneggiatura dello “Sherlock” BBC con un’energia ed un reale coinvolgimento emotivo che mi hanno decisamente interessato, come se mi trovassi di fronte a qualcosa di nuovo ed avvincente. Hai ideato un ponte invisibile ma concreto tra i due di Baker Street, attirando l’attenzione di chi legge su degli oggetti ben visibili, significativi e, cioè, le sigarette. Questo è sicuramente IC perché, nel canone dei Mofftiss sono un fattore caratterizzante, come la pipa per Doyle, che, a volte, assume contorni comici, come in quell’immagine di Sh che ne porta un bel po’ in bocca o in quella discussione, sfiancante per John, vista all’inizio di THOB.
Questa volta le sigarette assumono quasi un significato di testimonianza di un passato che fa male, come nel caso di Watson, solo, perso nel lutto per Sh che si abbandona all’uso smodato del tabacco (“... possibilità di accendere la quarta sigaretta...”), quasi quasi per tentare di recuperare i momenti con Sh. Per quest’ultimo, solo e lontano, diventano un silenzioso ma forte monito a tentare di cambiare per poter tornare al più presto da John. Così il capitolo si chiude con quel pacchetto, appartenuto ad un componente della rete di Moriarty, che viene lasciato nella tasca. Uno dei passaggi che mi hanno colpito di più per ciò che hai saputo comunicare è dove la ripetizione di “Era” che esprime perfettamente ciò che diventa, per John, quasi un modo per cercare di rievocare ciò che non torna, ciò che si ritiene perso per sempre. Brava.