Sono passata tipo subito a leggere quando hai pubblicato, finalmente riesco a ritagliarmi il tempo giusto da dedicare alla tua flash (anche perché Alastor e Minerva si meritano ben più di due righe scritte di fretta tra una lezione e l’altra). Premessa inutile per dire che ora sono arrivata e ti tocca sorbire la mia recensione poco seria e tanto fangirlante (poi ti arriveranno anche le maledizioni).
Dunque, io non so bene cosa mi piaccia esattamente di questo pairing, so che ho letto di loro tanti anni fa e che per me sono diventati un po’ canon, e so che in questa fic li ho amati tantissimo. E posso solo ringraziarti di averla scritta, perché era da una vita che non leggevo più di loro due (o che mi arrischiavo a leggere fic che non fossero dell’autrice che me li aveva fatti scoprire) e mi hai fatto riprecipitare nel circolo senza fine di angst che sono loro due insieme.
E, ecco, a proposto di angst, quanto gliene hai regalato? E quanto ha fatto maledettamente male e bene allo stesso tempo? Per come li ho sempre immaginati, l’essenza (e la bellezza) di questo rapporto sta tutta nell’angst e del non potersi mai avere o amare fino in fondo, e qui ho rivisto tutto questo, convincendomi una volta di più di quanto, davvero, siano destinati sempre a camminare su strade parallele ma diverse, sbagliate, che li portano sempre più lontani. Ed è perfetto così, davvero, sin dal titolo che ho trovato calzante (e terribilmente profetico dell’assenza di un qualsiasi, possibile, lieto fine – oh, so bene di aver detto di amare l’angst, soprattutto con loro, ma uno ci spera sempre che ti raccontino di un momento in cui erano insieme e felici, no?), fino alle due sentenze finali che mettono un punto a qualsiasi speranza – parvenza? – di una qualche forma di relazione. Invece restano solo il ricordo di qualcosa, e ora nemmeno più questo.
Ma la cosa principale che ho apprezzato tantissimo – ché qui sono tanto presa da loro che non ti sto dicendo niente ma girando in tondo, mentre devo venire al sodo – è stato il confronto dei due sul falso Moody e lei che non l’ha riconosciuto. È una cosa che ho sempre sognato di poter leggere (li ho scoperti in fic ambientate al tempo della prima guerra magica se non prima), e quindi doppiamente grazie, perché hai saputo rendere perfettamente la scena e sono certa che sia andata esattamente così – perché è ovvio che loro due siano stati insieme da qualche parte nel passato e che questo confronto ci debba essere stato, poche storie (perché ho come l’impressione che Doll vorrebbe farmi scrivere “non devo scrivere bugie” con il sangue? Scusatemi entrambe ma ognuno ha i suoi difetti e peccati di gioventù, il mio è shippare loro due).
E, non so, fa malissimo questo Alastor così disincantato, ormai, che non riesce a perdonarle di non averlo riconosciuto, di essersi dimenticata ogni suo piccolo dettaglio che lo rendeva proprio lui. E mi ha fatto ancora più male Minerva che dopo si accorge di quanto quei gesti fossero diversi nel falso Moody, quanto sia ovvio che fossero diversi, ma lei c’è arrivata troppo tardi – e pare quasi di sentire nel corpo la stessa frustrazione (?) di Minerva, nel rendersene conto, il dolore di questa presa di coscienza, che è più di un semplice “se me ne fossi accorta non sarebbe successo niente”, ma più un realizzare di aver iniziato a lasciar andare via i ricordi di lui.
Ultimo ma non ultimo, ho amato questa frase “sono… coriandoli leggeri del potere deformante del tempo”. È bellissima, e racchiude perfettamente il senso della coppia e della flash.
Complimenti, davvero, scrivi sempre piccole meraviglie e adoro come riesci ad approcciarti a qualsiasi coppia e renderla sempre credibile, perfetta, canon.
Un bacio,
Maqry |