E... Indovina un po'?
Sempre io, ad orari sempre più decenti, devo dire. Ma leggerti di notte è bellissimo, credimi. Lo scelgo di proposito e non solo perché ho del tempo: ho bisogno di leggere qualcosa che mi prenda, che mi tenga compagnia, che mi lasci un sorriso e una bella sensazione addosso.
Ecco perché ti leggo di notte.
Ma adesso veniamo a noi.
Questa storia... Credo sia la più bella che abbia letto, finora, scritta di tuo pugno. Non solo per l'impatto emotivo, per il modo in cui riesci a vedere e rendere i personaggi (dannatamente IC, tra l'altro), ma anche per una questione di stile: la storia riesco proprio a... Vederla. Respirarla.
Inserisci dei particolari che altri definirebbero "futili", ma che per me fanno davvero la differenza: i fiocchi di neve sciolta che cadono sulla pelle di Sherlock, l'odore di bruciato che John sente quando il taxi riparte, il modo in cui il trench di Lestrade ondeggi con i movimenti nervosi di quest'ultimo.
Riesci a inserire queste piccole cose, questi piccoli dettagli, ricreando le sensazioni che suscitano anche gli altri sensi.
Non è cosa da poco. Li inserisci in modo da non appesantire il testo. In maniera naturale, anche quando si parla di punteggiatura. E forse questa è una delle ragioni per cui il tutto scivola liscio come l'olio, il motivo per cui è facile essere assorbiti dalla storia.
I miei complimenti, soprattutto per questo.
Devo dirti un milione di cose, ma non so nemmeno da dove partire e come farlo, in realtà.
Diciamo che mi butto sui personaggi, sul modo in cui il hai mossi e sul lavoro di introspezione che ne hai fatto.
Innanzitutto, vediamo sia un John che uno Sherlock "evoluti" rispetto alla quarta stagione. Sono IC, ma allo stesso tempo sono un passo più avanti da come li abbiamo lasciati nella serie tv. Ed è giusto così. Non potrebbe essere altrimenti.
Qui John ha finalmente abbandonato tutta la sua rabbia nei confronti di Sherlock. Ha finalmente abbandonato l'odio per piccoli particolari come l'alienazione del detective nel suo Palazzo Mentale.
Non c'è più quella voglia di mandarlo al diavolo che ricorre fin troppe volte nella quarta stagione. Quella voglia di ferirlo. Di sputargli addosso tutta la delusione che si porta ancora dentro.
Qui John ha superato tutto questo.
Lo guarda scrivere un messaggio e diventa nostalgico.
Si sofferma a guardarlo di nascosto e ha paura che Sherlock possa sgamarlo.
Ma anche Sherlock si è evoluto.
Intanto, tratta Anderson con meno sufficienza: tra loro c'è quasi uno scambio di nomignoli con fare affettuoso... Quel "Microcefalo" non è un'offesa, infatti. È solo... Sfottò confidenziale, in un modo tipicamente Holmes.
Poi c'è il contatto fisico. Siamo nella testa di John, quasi fino alla fine di tutto questo capitolo, e quindi vediamo attraverso i suoi pensieri e i suoi occhi quanto Sherlock sia diventato più espansivo: gli tocca una spalla per confortarlo, gli legge nel pensiero, si preoccupa di rassicurarlo.
Ormai sono giunti ad un punto, della loro relazione, dopo errori su errori, in cui niente può davvero frapporsi. In cui sono davvero fin troppo in sintonia e si capiscono al volo. Più di prima, più di sempre. E poi... John è davvero diventato la priorità di Sherlock. Più di prima. Viene addirittura anteposto ad un cadavere. Gli occhi di Sherlock e la sua attenzione sono concentrati su di lui, non sul caso.
Ah.
Non conoscevo il Wallace Collection, dunque ho fatto una rapida ricerca su Google immagini prima di continuare con la lettura. Ecco, devo dire che hai ricreato benissimo l'atmosfera.
Non sono un'esperta d'arte, per quanto possa affascinarmi, dunque mi sono ritrovata a mio agio nella visione "ignorante" di John.
(Piccola cosa che mi ero dimenticata di dire prima: John ha accettato anche l'idea di non sentirsi un vedovo disperato. Prova solo fastidio nell'essere visto e trattato in quel modo, perché sente di non meritarlo).
In più, c'è un dettaglio che hai inserito e che ho trovato molto originale: John che piange Sherlock nella poltrona di quest'ultimo. Anche nella serie, lo vediamo sempre seduto nella propria, di poltrona.
Per molto tempo mi son chiesta se John avesse mai osato usare quella di Sherlock. Quella poltrona rappresenta "il posto" di Sherlock. Ho sempre immaginato che lasciarla libera fosse un segno di rispetto e anche di mancata accettazione. Ma, allo stesso tempo, sedersi lì vuol dire... Provare a sentirlo di nuovo vicino.
Ed eccoci arrivare al caso. Il famoso caso.
ALLORA.
Pensavo davvero che non ti saresti soffermata così tanto, che non lo avresti descritto in questo modo. Che sarebbe stata solo una parentesi narrativa.
E invece no. Mi sbagliavo.
Mi hai fregato un'altra volta, ma brava. Mai stata così felice di sbagliare.
Partiamo anche solo da come ci mostri il caso. Dallo scambio di battute tra Greg (abbastanza nervoso e spazientito, visto che deve tornare a casa da qualcuno - eheh) e i due. Dalla descrizione delle ferite. E, soprattutto, dal modo in cui Sherlock "stuzzica" John, rendendolo parte delle indagini.
(Piccola curiosità: mi fa abbastanza impazzire quando Sherlock chiama John "dottore". Ho proprio un debole, per questa cosa).
POI È ARRIVATA L'ARMA DEL DELITTO.
E io qui... Vorrei davvero, davvero, davvero tanto stringerti la mano. Non so come ti sia venuto in mente. Mi ha ricordato un po' un episodio di Detective Conan che vidi secoli fa.
Ci sta tutto. Ma la cosa più bella, in tutto questo, non è solo che fila alla perfezione e che ho adorato la costruzione dell'omicidio, ma è proprio il modo in cui Sherlock arriva a dedurre l'arma del delitto: John, che dice semplicemente di aver freddo.
John che nota una cosa "banale" - apparentemente - a cui Sherlock non stava dando peso. Perché così come John non riesce a notare alcuni particolari, Sherlock non sa soffermarsi su altri. Si compensano.
E John è davvero il suo conduttore di luce, per quanto si credi inutile.
Lo è.
(Comunque mi ha fatto davvero sorridere il modo in cui hai gestito il caso. Poi ti spiegherò il perché. È il secondo dettaglio che mi ha sorpreso in senso positivo. Poi capirai).
MA QUI ASSISTIAMO A UN'ALTRA RIVELAZIONE.
Lestrade - il nostro caro George, ehmm, GREG! - si scopa il Governo Inglese. Ecco, la reazione disgustata di Sherlock mi ha ricordato tanto lo Sherlock di Elementary.
Ma anche il "nostro" Sherlock farebbe così. Lui è così, tremendamente melodrammatico.
Ad ogni modo, il caso viene concluso. Sherlock e John prendono un taxi, ma Sherlock decide di scendere prima. E questo credo si ricolleghi perfettamente alla primissima parte del primo capitolo: Sherlock voleva esattamente quello che aveva visto prima di rientrare in casa.
Voleva vivere in prima persona, tutto quello, con John.
E infatti succede. Bevono Vin Brulé e le loro mani si sfiorano per tutto il tempo: ci fa capire anche quanto stiano bene nello spazio vitale dell'altro.
Tornano a casa.
E qui devo soffermarmi ancora, ma stavolta su Harry.
Harry si è addormentata tenendo Rosie tra le sue braccia. E anche se non abbiamo veramente modo di vederla, durante la serie, anche questo particolare denota uno sviluppo del personaggio: ha badato a Rosie per tutto il tempo.
MA QUI ARRIVA IL BELLO.
Sherlock propone il dialogo. Dice di sapere. E John ha bisogno di bere, perché già immagina, inconsciamente, a cosa si ferisca il consulente investigativo.
E qui c'è il pezzo forte: la deduzione di Sherlock.
Ora. Io non sono una fan di Achille Lauro e se non l'avessi specificato non avrei mai compreso il collegamento. PERÒ, PERÒ, ho apprezzato tantissimo la menzione di Doctor Who. Il fatto che John legga a Sherlock una rivista a cui, quest'ultimo, non è manco interessato.
Ed è triste come John fraintenda tutto. Come abbia bisogno di sfogare la sua rabbia, ma preferisce smanettare con qualcosa.
E poi Sherlock lo bacia. Nel momento in cui John confessa tutta la verità: lo amava da molto prima.
E qui sono iniziati anche i miei screen: Sherlock si meraviglia di come John potesse non vedere. Si è finto morto per salvarlo, ma forse non avrebbe mai rischiato tanto per qualcun altro. E si sente - si vede - come un egoista. John lo smentisce e... C'è la frase più bella di tutte "deve essere bello vedermi con i tuoi occhi". E ho detto davvero tutto.
La parte erotica mi è piaciuta. Perché non è stato solo "fisico", ma molto altro. E sei sempre stata pulitissima. Anzi, mi aspettavo più descrizioni, ma non hai descritto tutto l'atto. E io ho preferito così: non si trattava proprio di quello, ma di ciò che 'sti due provavano.
E... Altra particolarità che mi ha fatto sorridere, è stata la delicatezza di John. Il suo non voler tutto e subito. (Mi ha fatto sorridere per due ragioni, e forse tra qualche giorno capirai il perché).
Sherlock si dona e si mostra a John e solo a John.
John usa con Sherlock una delicatezza che non ha mai riservato ad anima viva, prima.
E poi c'è il risveglio... Il messaggio di Mycroft (IC, anche lui, anche se solo per messaggio).
E niente, è stato un finale bellissimo. E mi ha fatto sorridere che tu abbia riascoltato in loop "Somewhere only we know". È una canzone che adoro, davvero tanto, e mi fa pensare proprio al lieto fine in cui tutti sperano.
Il lieto fine che qui, finalmente, Sherlock e John ottengono.
Una storia bellissima. Davvero.
Una storia che rileggerò e che rimarrà per sempre nelle mie preferite.
Anche in memoria di quei poveri biscotti bruciati. |