Mi sorprendo che non sia mai stata recensita da altri prima di me, questa storia, perchè trovo che ci sia qualcosa di bellissimo dentro.
Quando l'ho letta per la prima volta, devo dire, ero abbastanza sconvolta. Non ero sicura di averla capita pienamente, e infatti era così.
C'è bisogno di più riletture per comprenderne il vero significato.
Ogni volta mi dice qualcosa di diverso, anche se simile a sensazioni già trasmesse in precedenza.
Per esempio che per prestare attenzione a una questione devi per forza trascurarne un'altra. Ogni scelta comporta in automatico una rinuncia e fa tremendamente male.
Si tratta della paura di perdere tempo in cose futili e non essere capaci di non dedicarsi ad esse, alla fine dei conti.
Parla della dimenticanza, dell'abbandono, di oggetti e pensieri - pensieri frastornanti, che producono lo stesso rumore di un insistente orologio - accatastati gli uni sopra gli altri solo per procrastinare e non doverli affrontare tutti insieme.
Un gesto istintivo, più forte anche dei nostri desideri e delle nostre intenzioni.
Non vogliamo essere sommersi e allora lasciamo perdere i problemi, la pesantezza del dolore.
Non riusciamo ad ignorarli troppo a lungo e magari ogni tanto torniamo a considerarli, ma poi il ciclo si ripete.
È umano.
Questo testo insegna questo.
Perció grazie.
(Recensione modificata il 25/07/2020 - 09:22 pm)