Recensioni per
鯉/恋 (Koi/Koi)
di SherryVernet

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
17/03/21, ore 01:08

Ciao!
Ho letto questa storia per la prima volta qualche settimana fa, dopo averla trovata nella lista di qualcuno che deve averla messa tra i preferiti o tra i seguiti (ad oggi non saprei spiegare in modo migliore il labirinto di click che mi ci hanno portata).
Stasera l'ho riletta, perché dalla prima volta mi era rimasta una bella sensazione e ho voluto approfondire con una lettura un po' più attenta.
Per farla breve, mi piace.
Mi piace come descrivi l'addestramento, come riesci a rendere le fatiche di Marin concrete. Mi piacciono le immagini che dai e i dettagli su cui ti soffermi perché sono riusciti a farmi immedesimare nel personaggio pur non avendo assolutamente capito (alla prima lettura) che era di Marin che parlavi. E non è cosa da niente riuscire a suscitare l'empatia di un lettore distratto per un personaggio che, in apparenza, non ha nulla a che fare con i vecchi eroi che continua a cercare.
Sugli aspetti della trama non mi voglio esprimere per il semplice fatto che questo è stato più un prologo, un preludio a quello che ci sarà dopo e che (suppongo) corrisponderà al vero svolgimento. Un capitolo delle "origini" insomma!
Vista la data di pubblicazione, spero di vedere un aggiornamento prima o poi e che non faccia la fine delle fanfiction belle ma dimenticate.
Spero a presto,
Meg

Recensore Master
14/01/21, ore 15:53

In clamoroso ritardo, ma giungo anche io a lasciarti un commentino su questo primo capitolo, che definire bellissimo è davvero riduttivo e svogliato. E sapere che questo racconto è (anche) colpa mia, mi rende felicissima (mi hanno accusato di tutto, pure del buco dell'Ozono. Che si è richiuso da sé, tiè) e mi ripaga di una serie di sfighe e sfighette con cui l'anno scorso ha deciso di congedarsi (che fai, nun te ne vai cor botto, signò?!) e con cui quello appena entrato ha dato prova di come saranno i mesi a seguire (e che vogliamo essere da meno di chi ci ha preceduti? Poi facciamo la figura dei peracottari...).

Ai matti, ai rimbambiti e agli squinternati si dà sempre ragione, ma alle volte basta solo una spintarella piccina picciò per fare quello che ci siamo ripromessi di cominciare da un po'. E sono felicissima che l'hanafuda sia stata la quadratura di un cerchio (ricordami che dovremo giocare una partita, prima o poi!). E la Boccia dei Pesci Rossi non è un cerchio, se osservata tramite proiezione ortogonale?

Come sai, e come ho avuto modo di anticiparti in separata sede, la sottoscritta ha una fissa: l'etimologia, specie quella onomastica. L'idea che i nomi siano a modo loro parlanti mi intriga da matti e posso ingarellarmi (termine tecnico, da utilizzarsi solo ed esclusivamente in forma riflessiva) ad libitum sul significato che il nome X ha perché le sue radici sono nella parola Y che significa Z.
Quindi, come potrai intuire, al di là della bellezza della tua prosa e delle scene tanto incisive quanto delicate che tu ci hai mostrato in questo primo capitolo (mi è sembrato di pattinare sul ghiaccio come avrebbe potuto fare Evgenij Pljuščenko, ed io sono negata. Senza appello.), sono impazzita appresso all'onomastica da te scelta.


I nomi che dici, che chiami ad alta voce, sono tre e tutti di donna.

Sara (senza h?) per Shaina merita un roboante "sì", con pletora di punti esclamativi al seguito, perché, per riprendere le tue stesse parole, Shaina ha da essere più ebrea di Giuda. E perché Sarah significa sì principessa, ma prima che l'Onnipotente le cambiasse nome, la moglie di Abramo si chiamava Saray, che significa litigiosa. Nome che calza a pennello alla nostra serpentina che guarda tutti dall'alto in basso e che non fa mistero di voler attaccare briga con Marin, anche solo ricordandole che lei è la xenia, la straniera. Con buona pace del concetto stesso di xenia che qui al santuario sembrerebbe esssere stato messo in soffitta a prendere polvere.

Irini, che addita Aiolia a Kyoko e che le confessa come le colpe dei fratelli siano alle volte più pesanti ed annichilenti di quelle dei padri - tanto per mettere le cose in chiaro: non c'è pace tra gli ulivi -, significa "pace", appunto, ed è triste ed al contempo bellissimo vedere come la pace muoia. Sì, ci sarà scappato il morto, prima o poi, e per le ragioni più stupide: se ci pensiamo, morire per un graffio con un chiodo arrugginito è roba da Ottocento, prime decadi del Novecento. Ma i nostri Santi non campano in un contesto atemporale, dove anche le malattie continuano a farla da padrone e dove non credo ci si preoccupi di fare il richiamo per l'antitetanica?
Sì, ci sarà scappato il morto, strada facendo,, ché altrimenti l'addestramento disumano a cui si sottopongono i Santi non sarebbe tale. E sì, loro saranno pure guerrieri della Speranza, ma non puoi sperare di combattere per la pace, è come fottere per la verginità, diceva John Lennon (sempre se il mio cervello non si è rimbambito del tutto). Se combatti, uccidi la pace.

E poi c'è lei, la nostra protagonista dalla maschera bianca. Kyoko.
Ora, poiché il giapponese è una lingua piena di omofoni, una data emissione di fiato (una combriccola di due sillabe, in questo caso) la puoi scrivere in mille modi diversi ed avere altrettanti esiti differenti. Matsu significa tanto pino se lo scrivi così (松), quanto aspettare se usi quest'altro ideogramma (待つ), e sorvoliamo sul fatto che i nomi, specie quelli femminilli, li si può scrivere anche con il sillabario hiragana (recentemente pure con il katakana), tanto per semplificarsi la vita...
Così, dicevo, il nome Kyoko, per me, si scrive generalmente con il kanji 響子, la cui prima parte significa "rispettosa" e la seconda "ragazza". (Come Kyoko Otonashi, hai presente?) Al massimo, arrivo a 杏子, albicocca, ma siccome nessuno dei due significati pareva calzare a pennello alla nostra Marinella, mi sono messa a scartabellare l'elenco dei modi con cui si può scrivere il "Kyo", e non ti dico la folgorazione di quando ho visto che si può utilizzare il kanji di specchio, kagami (鏡)! Perché sì, non poteva essere altro che uno specchio il nomen omen della nostra Aquilotta, (e tu ci hai dato un indizio nella stesura del capitolo, ché tutto ciò che vediamo succedere è mostrato attraverso Marin, più che attraverso i suoi occhi, come se lei fosse una sorta di finestra sul mondo che la circonda, ma come se fosse anche uno specchio su cui si riflette l'indole altrui. Aphrodite compreso.
Chapeau per aver pensato a questo escamotage e per averlo reso funzionale, dando un senso a quella maschera bianca.

Insomma, io sono qui che ne chiedo ancora, un bis, un tris e anche un quater. Senza ritegno e senza decenza, ché difficilmente capita di imbattersi in qualcosa di tanto delicato che racconta, però, di sangue e merda, letteralmente. La descrizione del menarca della piccola Kyoko è tanto delicato quanto incisivo; non credo di ricordare descrizioni tanti eleganti quanto incisive, ed è un grandissimo pregio che ti invidio sinceramente. In un'epoca in cui si rincorre il crudo e l'esplicito a tutti i costi, questo capitolo dimostra come si possono dire tante - tantissime -cose senza scadere nella mera elencazione anatomica o nello spalmare il sangue e la merda in faccia al lettore.
Ci sono. Esistono. Sono fatti della vita, così come le rose e la rugiada; ma la vera penna, quella capace, non ha bisogno di nominare - di gridare a gran voce - sangue e merda e un'altra mezza chilata di aspetti poco piacevoli. Li dice, li nomina, se e quando sarà il caso, ma lasciandoti sentire il loro afrore. Che s'instrada nel tuo cervello più di quanto possano fare delle chiazze d'umore buttate alla rinfusa, ché alla fine nemmeno ci fai più caso.

Aspetto con ansia il prossimo capitolo.
No, non è una minaccia, ma una promessa.

Recensore Master
09/01/21, ore 21:16

E finalmente sono arrivata!
Visto che mi hai dedicato questa storia e che sono in parte - e quasi involontariamente XD - responsabile della sua creazione non potevo assolutamente mancare. Sono in ritardo? Decisamente sì, ma meglio tardi che mai.
Che dire, dunque, di questo primo capitolo? Marin non è un personaggio di cui leggo spesso. Non mi dispiace, forse è il miglior personaggio femminile di una serie che da sotto questo punto di vista pecca parecchio, però al tempo stesso non mi ha mai comunicato chissà cosa. Buoni spunti, ma troppo abbandonata a sé stessa dal caro Cialtronissimo fino a risultare anonima nel suo essere così impassibile. Ebbene, tu hai saputo donarle lo spessore che merita, e l'hai saputo fare benissimo! E il fatto che la coppia principale sia un crack pairing purissimo è solo un altro punto a tuo favore, per quanto io non disdegni affatto nemmeno la ben più shippata Aiolia/Marin. Interessante e anche originale e coerente poi l'idea di rendere nomi d'arte i nomi di tutti i Saint, non solo alcuni. Che in effetti Marin non è che sia molto giapponese, ma in un universo in cui uno spagnolo si chiama Shura e un greco Saga (negli anni 60 poi!) è inutile farsi troppe domande. Conviene più tentare di mettere qualche pezza che possa coprire almeno in parte le voragini di trama lasciate dal Cialtronissimo. 
In ogni caso, in questo capitolo assistiamo al percorso d'addestramento della nostra Marin - o meglio, Kyoko -, il tutto arricchito da una prosa assolutamente perfetta e in un certo senso anche poetica. Kyoko è una figlia di nessuno, strappata alla sua terra e buttata in un mondo ostile dove dovrà faticare il doppio per dimostrare quanto vale, perché straniera e perché donna, che si sa, negli ambienti militareschi come il Santuario razzismo e misoginia si sprecano. Per ottenere quella benedetta armatura deve faticare, sudare, ridursi a fare i lavori più umili e disgustosi, sopportare il malcelato disprezzo dei suoi commilitoni, com'è anche giusto che sia quando si vuole dare un giusto percorso a un personaggio, specie nel contesto dei cosiddetti "anni di piombo" del Santuario, che qui non siamo certo nel paese dei balocchi, dove invece proliferano stomachevoli Mary Sue che ottengono privilegi e ranghi altissimi a suon di capricci e piagnistei e senza fare la minima fatica. 
Aphrodite, dal canto suo, è fantastico, sublime, e non biasimo Kyoko per il fatto di esserne così attratta! Il suo è un personaggio che viene fin troppo spesso bistrattato nel fandom, ma nelle tue mani diventa assolutamente perfetto. Enigmatico, militaresco e spietato al punto giusto, pur nel suo aspetto così delicato e all'apparenza innocuo. Sono davvero curiosa di scoprire come farai interagire lui e Kyoko/Marin dopo questi primissimi brevi incontri, seppur molto significativi. E, soprattutto, visto il rating, come li farai finire in certe situazioni, eheh.
C'è anche Aiolia, ovviamente, ma lui per il momento rimane distante. E mi incuriosisce parecchio anche lui, sìsì. 
Insomma, tutto questo per dirti che il capitolo mi è piaciuto, e tanto. Non vedo l'ora di leggere i prossimi, perché questa storia - la prima tua fic che recensisco! - mi darà tante soddisfazioni, lo so!
Un abbraccio forte e ancora grazie di cuore per avermela dedicata! E non sai quanto mi fa piacere aver contribuito alla sua nascita! ♥
A presto! ~

Recensore Junior
02/01/21, ore 18:33

Non amo i personaggi femminili né oc né canonici, proprio per le stesse ragioni da te menzionate in un post, e quando nei tags leggo di protagoniste femminili me la svigno, salvo rare eccezioni del tipo autori di cui mi fido. Sono una bruttissima persona, lo riconosco.
Quando si parla di canone, Marin è proprio quella che mi va giù meno. Non so perché, deve essere un'antipatia viscerale verso alcuni protagonisti e co-protagonisti. Hanno sempre la strada spianata e il favore di Athena, e questa potrebbe essere già una spiegazione sufficiente, forse. Marin è più subdola di Shaina, si serve dell'inganno per aiutare il discepolo; inganna i parigrado e i superiori, è sleale quanto potrebbe esserlo un villain. Non mi è simpatica, no. Ma io sono una fan atipica, mi conosci.
Però il tuo ritratto di Marin mi ha colpita, lo trovo toccante, l'hai resa umana, con fragilità e debolezze del tutto legittime nella sua condizione di recluta, di ragazzina. Hai dato un nome a lei e alla sua rivale, e di conseguenza uno spessore, un background. Mi stai aiutando a rivalutare il personaggio senza paraocchi perché la tua è una narrazione lucida, obiettiva, imparziale. Hai mostrato tra le righe, ma anche in bellissimi dettagli visivi e sensoriali, il microcosmo del Santuario, l'interazione con coloro che saranno i parigrado, la diffidenza altrui nei confronti del diverso, dello straniero. Ho provato tenerezza ed empatia per un personaggio di cui non leggo volentieri, e mi ha incuriosito questo crack pairing che - se vogliamo - del tutto improbabile non è, perché mi piace pensare che, in fondo, i Saint si conoscano un po' tutti - più o meno da vicino. Non prediligo l'het, sono sincera, ma l'accostamento con Aphrodite mi intriga moltissimo (sono di parte) e lo trovo azzeccato, non meno plausibile dell'usuale MarinxAiolia. Il tuo Aphrodite è magnifico, uno dei più calzanti nell'ambito del fandom: arguto, sottile, infido, pericoloso; abbiamo già discusso di quanto sia, spesso e volentieri, frainteso da molti autori e fan, e la sua caratterizzazione mi invoglia a saperne di più, a scoprire come andrà a finire con la sacerdotessa dell'Aquila.
Mi piace la narrazione, e il contesto in cui si muovono i personaggi lo trovo crudo, realistico, e al contempo evocativo, immersivo. Questo primo capitolo è una perla di rara bellezza nel fandom di StS.
Non sono abituata a commentare, a volte ho come l'impressione che il commento non sia all'altezza delle storie che leggo ma ci provo.
Sono curiosa di scoprire come evolverà la trama, e ti ringrazio per la considerazione riservata a Dite che rifulge in virtù della tua penna. Un personaggio che merita molti, molti più racconti di questo calibro. Grazie infinite, tu sai che lo adoro.
A presto e buon anno! 🌹

Recensore Master
02/01/21, ore 15:35

Mia cara Sherry!

È una vita che non passo da te, sebbene abbia la lista di “storie da recensire” ingolfata con i tuoi lavori, ma finalmente eccomi qui. L’adoro. È poetica, incisiva e così ricca di riferimenti e spunti che questa recensione non renderà giustizia a un primo capitolo che meriterebbe un’esegesi puntualissima, da commento dantesco, dato che siamo nell’anno giusto per citare e omaggiare il Sommo. Parto dall’amore. Dalle splendide descrizioni dei futuri cavalieri che Kyoko vede di sfuggita, da quella danza che si crea tra ciò che la ragazzina pensa (che non verrà notata) alle percezioni di cui è certa (che anche lui sente sicuramente le stesse cose). Questo primo capitolo offre al lettore la possibilità di apprendere della genesi di Kyoko/Marin: della sua trasformazione da bruco che si sente perennemente fuori posto, estranea in questa Grecia descritta nella sua magnificenza di culla della civiltà caratterizzata da una geografia aspra che tanto ha dato alla cultura occidentale e mondiale, a farfalla per mano di un cavaliere d’oro che ha creduto in lei tanto da suggerirle dove trovare la forza. Il senso di estraneità di Kyoko a questo mondo rispetto a Sara che, pur non essendo greca, appartiene all’Occidente e si sente un po’ a casa sua, è reso benissimo, così come il lento riconoscere le caratteristiche del luogo da parte di Kyoko. Prima di abituarsi alle persone, prima di cambiare e diventare Marin, lei impara a conoscere la Grecia dai suoi fiori e fare della tenacia di determinate piante la propria, in momenti di alto lirismo.

Questo alto lirismo segue la via tracciata già da Dante: un mio prof, spiegando la ricchezza lessicale che caratterizzava la Comedia, disse che il linguaggio andava “dalla rosa alla merda.” E qui troviamo sia la rosa in mano ad Aphrodite che gli escrementi che Kyoko pulisce nel suo lungo e doloroso percorso per essere un’altra. Ma torniamo alla rosa: è un elemento che quasi spicca e parla al lettore. È un fiore stupendo, che caratterizza Aphrodite (neanche ti sto a dire delle metafore sul mantello che sembra spuma del mare e richiama la nascita della dea dell’amore). Non è solo bello, però. Ha anche delle spine e il cavaliere – questo dettaglio l’ho amato un casino – la stringe nonostante le sue spine gli entrino nella carne. Ecco come rendere ieratico e potente un personaggio con un solo gesto, con un’accurata descrizione. Mi sono persa per strada molte altre riflessioni e devo ancora chiudere un sacco di lavori, quindi purtroppo devo chiudere qui, ma sappi che amo già questa storia e non vedo l’ora di poter leggere il prossimo capitolo. Con tantissima stima e affetto, augurandoti un felice 2021,
Shilyss – piena di buoni e gloriosi propositi :*

Recensore Master
02/01/21, ore 14:47

E' la mano del destino quella che mi porta a leggere la tua storia (è la prima delle tue che leggo) in questa ennesima giornata piovosa di quasi reclusione. Il titolo e l'abstract mi hanno incuriosito e devo dire che la lettura del primo capitolo non mi ha fatto pentire della scelta, anzi. Mi piace il tono e l'atmosfera che hai saputo creare nel raccontare il difficile inserimento di Marin al Santuario. C'è lo squallore e il fallimento, il senso di caducità e quella spietatezza che forgia l'animo o ti schiaccia come un insetto. Quando una recluta arriva al Santuario è solo un numero. O si trasforma in vera nullità, morendo male, o in rarissimi casi emerge dalla massa e diventa un Santo. Così acquisisce un'identità nuova, che merita un nome nuovo. Concordo con la tua scelta. Anche io nelle mie storie ho sempre optato per una sorta di battesimo iniziatico, altrimenti certi nomi non si spiegano. Di tutti i personaggi che hai tratteggiato, quello che mi affascina maggiormente è Aiolia. Schivo, selvatico, ma comunque nobile. Nel suo distacco altero c'è tutto il suo essere un reietto. Se viene tollerato, è solo per la sua potenza, che mette tutti a tacere. Uno straniero in patria, come lo hai definito tu. Non stupisce che Marin si trovi riflessa in tanta alienazione. 
A presto,  
S.

Recensore Veterano
02/01/21, ore 10:36

Riserverò le mie impressioni più ponderate per quando ci sentiremo, ma intanto interrompo il mio lungo silenzio qui perché questa storia merita un commento a caldo. Non mi avevi detto di avere un nuovo progetto in cantiere. Leggerti stamattina è stata una stupenda sorpresa di inizio anno.
D'ora in avanti considererò Marin uno dei personaggi che tra le tue mani sono una certezza. Tu sei sempre una certezza su tutto. Lo stile della prosa. Le atmosfere. Tutti i personaggi che metti in scena. Però ce ne sono alcuni che splendono di luce propria. Marin è una di quelli. Avevo già incontrato la tua Marin e la avevo amata. Kyoko è e non è la stessa Marin. La riconosco e riscontro le differenze. Le opposizioni lampanti. Come l'inversione di priorità sulla faccenda di Touma.
Kyoko cade, fallisce, è mediocre. Non ha tutto facile. Non è eccellente per natura. È straniera. A proposito: grazie di aver portato l'attenzione su quella storia assurda degli stranieri al Santuario. Sul perché alcuni siano più stranieri di altri.
Pensa ai fiori Kyoko. E al mare e a casa ed anche al vuoto. È una bambina che sta crescendo in fretta con troppa cocciutaggine. Ha una solitudine ed un egoismo sottile e inconsapevole. È vera.
Non dire mai più di non saper scrivere i personaggi femminili. Dovrai trovare un'altra scusa per continuare a rifiutarmi Pandora con Rhada! Oh, non credere che non sarai sotto assedio!

In queste pagine c'è un lirismo che commuove. La profondità di pensiero e le allusioni sono qualcosa su cui ritornerò in seguito. Ma la profondità di pensiero e le allusioni agiscono sui sentimenti. Commuovono e persuadono.
Hai instaurato un legame tra due personaggi canonicamente distanti. Lo hai fatto facendoli interagire di riflesso però creando un senso di intimità. Mi lasci già con l'impressione che qualunque evoluzione del loro rapporto sia verosimile. O necessaria.

Buon anno nuovo anche a te, mia cara! E buon lavoro!

Nuovo recensore
31/12/20, ore 23:05

Mi piace e mi intriga tantissimo non vedo l'ora di sapere come evolve la storia scritta peraltro benissimo! Grazie e a presto Layla

Recensore Master
30/12/20, ore 14:46

Una coppia improbabile! * saltella felice sul sebtiero della lettura spargendo petali di rose (a caso eh) da un cestino*

La scelta di dare a questi ragazzi i nomi del manga come nomi d'arte è la perfezione (zio trattorino tra nomi e età ha fatto dei casini mica da niente... Ma dopotutto stiamo parlando di uno che negli anni 80 infilava la t-shirt con le maniche arrotolate nei jeans...)
Adoro quesya Marin ancora un po' bimba, abbastanza da prendersi una sbandata senza precedenti (e chi può biasimarla? Chi?!)... E niente, commento inutile, come mio solito, ma shhhh (deliro, chiedo venia)