Recensioni per
Il più grande onore
di Kanako91

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
06/01/21, ore 21:58

Ho adorato questo viaggio nella mente di Suor Virginia, la Signora del convento di Monza.
Mi hai trasportato indietro nel tempo quando, per la prima volta, su di un libro scolastico ho incontrato una figura così controversa. Mi piacque subito. La dualità della sua persona. Una donna sanguigna intrappolata in un ruolo che proprio non poteva essere il suo...se solo non avesse procrastinato tanto, se si fosse decisa a pronunciare quel "NO" che le avrebbe portato a vivere una vita diversa...forse. Ed invece; quel desiderio di compiacere il padre, le lusinghe per indirizzarla a quel futuro già scritto per lei e tac, si è trovata monaca, senza alcuna via d'uscita.
L'arrivo di Giampaolo Osio è finalmente una boccata d'aria in quella galera che sta vivendo.
Chissà cosa avrà provato quando il suo cuore ha vibrato per la prima volta all'amore.
Ooook non mi dilungo oltre: ti faccio i miei complimenti! Ti leggo spessissimo, ma non ho mai avuto modo recensirti ( arrivo sempre dopo una vita dalla fine di un tuo racconto). Ma questa volta non ho potuto resistere ed eccomi qui; così colgo l'occasione anche per dirti che adoro follemente "il Portale" * occhi a cuoricino*.
Spero di poterti leggere quanto prima. Alla prossima
Freya

Recensore Veterano
03/01/21, ore 11:12

Buongiorno.
Il genio di Manzoni fu di rendere la figura della Monaca di Monza con grandissima umanità e rispetto, un personaggio tragico, corrotto, poetico e un tramite per un’acutissima e velata accusa al costume e alla classe sociale. Il personaggio di Gertrude / Marianna suscita nel lettore certamente pietà, però al contempo non può esser considerato totalmente positivo.
Che Gertrude/Marianna fosse una delle tante vittime incastrate nel sistema sociale del suo tempo è innegabile: abilissimo, Manzoni già lo descrive quando il padre della giovane decide del suo destino prima ancora ch’ella nascesse, la sua unica colpa quella di nascere figlia femmina e cadetta, forse neanche tanto bella se non fu destinata al matrimonio. Questo per salvaguardare ovviamente il patrimonio di famiglia, che non venisse spartito troppo. La sottile manipolazione nel romanzo – le bambole, l’appellativo “Madre Badessa” – s’accompagnano alla figura reale della Monaca, che a 14 anni era novizia dopo 3 anni vissuti in convento.
In questo breve tuo racconto hai ben delineato la frustrazione, il rancore e il disperato bisogno d’amore di una donna sensibile ed intelligente, la sua voglia d’indipendenza, il suo orgoglio che non può e non vuole accettare il destino impostole. Per questo motivo divenne “scomoda”: quando gli scandali nel convento divennero troppo insostenibili per venir messi a tacere – suvvia, che le monache avessero amanti era comune prassi e la nobiltà della Monaca favorì l’omertà sulla corruzione dilagante in quel monastero – la legge secolare ed ecclesiastica perseguirono pesantemente sia l’Osio che la Monaca, molto probabilmente per ristabilire l’ordine e far tacere quello scandalo inaudito.
Perché in effetti la loro autorità era stata messa altamente in discussione, la Monaca si è ribellata, ha messo in discussione i loro equilibri, i loro sotterfugi, ha voluto vivere da laica pur sapendo che infrangeva le regole. Un gioco pericoloso che però l’ha fatta sentire viva, amata dall’Osio che, malgrado la sua figura fosse tutt’altro che limpida, fu un amante fedele che tentò in ogni modo di difenderla dallo scandalo, poi dalle accuse e costì scagionarla (anche riversando le colpe sulle consorelle) e un padre amorevole nei confronti della loro figlia Alma Francesca.
La Monaca diventa quindi l’emblema di una donna costretta ad una vita a lei non confacente, costretta ad inganni e crimini per vivere secondo il suo volere. Questo è reso perfettamente nel tuo racconto.
Ma e qui il ma.
La Monaca rimane però “la sventurata”. Perché indipendentemente dalle sue circostanze, non ha trovato conforto in Dio nelle sue disgrazie, non ha sublimato il suo dolore per magari aiutare gli altri, arroccandosi egoisticamente nella sua pena. Non ha tratto forza dalle avverse circostanze e Manzoni descrive alla perfezione questa sua debolezza morale. Questa è la differenza tra chi è cristiano e chi non lo è, chi cede alla disperazione e chi invece confida in Dio malgrado tutto. Vittima innocente la Monaca s’è trasformata in un angelo ribelle, precipitando nel baratro: passi per gli amanti – Molteno e l’Osio – ma l’omicidio? La conversa, il fabbro del convento, lo speziale, la consorella amica suor Ottavia: una lunga fila di cadaveri per proteggere il suo sogno, la sua illusione d’amore. La conversa l’aveva minacciata di denuncia, ma gli altri? Dovevano esser messi a tacere perché direttamente o indirettamente sapevano, l’omicidio chiama sempre altro omicidio in un’infinita spirale di sangue per mantenere le apparenze. Gertrude/Marianna sarà stata un animale ferito, che però ha dimostrato a sua volta denti ben aguzzi.
La differenza sostanziale tra la Monaca e Lucia sta appunto qui: la loro forza d’animo, sostenuta nella fiducia in Dio e nella Provvidenza. La Monaca è sostanzialmente una debole: non sappiamo nella vita vera, però nel romanzo ebbe la sua occasione di ribellarsi ma disse sì “e fu monaca per sempre.” Invece di riversare in Dio la sua pena, l’ha percepito come tiranno, complice di suo padre e s’è ribellata, volgendosi al peccato prima carnale poi dell’anima con l’assassinio. E citando Shakespeare: “una volta che abbiamo dimenticato la nostra virtù, tutto va di traverso.” Pur d’animo sensibile, in fondo un poco prende a cuore Lucia, la Monaca non s’oppone e si rende complice del rapimento, pur sapendo perfettamente a quale destino la fanciulla andasse incontro. Anche Lucia è vittima delle prepotenze della sua società, insidiata in sostanza da un nobile che la vuole violentare, che ha impedito tramite intimidazioni e la complicità dei pavidi le sue nozze con Renzo. Eppure, Lucia ha il coraggio di dire “No” a tutto questo - Don Rodrigo si sarebbe sicuramente accontentato di una sveltina (che le costava? si saranno chiesti alcuni lettori) e poi l’avrebbe lasciata a Renzo e morta là la questione. Lucia ha il coraggio di affrontare le conseguenze della sua ribellione, di confidare in Dio che non l’abbandonerà nella prova e provvederà a proteggerla. L’apice è la preghiera alla Madonna quando prigioniera dell’Innominato, seguito infatti dalla miracolosa conversione.
Chissà se nei 13 anni del convento di Santa Valeria, la Monaca ebbe modo di riflettere su questo o se, come nel tuo racconto, seguitò nella sua ribellione e a sentirsi giustificata del suo agire. Certamente, stando alle cronache, dovette aver trovato redenzione o comunque un equilibrio, ché non volle più abbandonare il convento-prigione, chiedendo nuove punizioni per espiare le sue colpe fino alla sua morte nel 1650.
Recensione lunghissima, abbi pazienza, però questo personaggio così contraddittorio non può venir liquidato con un semplice “bel raccontino, mi piace”! La tua prospettiva è molto interessante e anche molto passionale nel rendere i pensieri della Monaca, donna frustrata nelle sue ambizioni, affamata d’amore, desiderosa di quel vero rispetto negatole. Tuttavia, personalmente non la giustifico al 100%, non tanto per la questione degli amanti, più che altro per la freddezza dimostrata nell’ordire la morte a degli innocenti o comunque meno colpevoli di lei.
Concludendo, la Monaca è un personaggio sia bianco sia nero, come l’abito che indossa. Grazie per la scelta del soggetto e per le riflessioni offerteci.
H.
(Recensione modificata il 03/01/2021 - 11:28 am)

Recensore Master
03/01/21, ore 09:42

"E una donna che ha potere sul suo cuore è una donna che ha potere sul mondo".
Voglio una maglietta con sopra questa frase, perché l'effetto che mi fa è troppa roba.
Ok, provo a dire cose sensate e a non lasciarti solo scleri, perché questa storia lo merita, e io sono onoratissima di averla ricevuta come regalo di compleanno *si accoccola stile Gollum col suo tessssoro* :P ok, avevo detto basta scleri, quindi partiamo con le cose serie. Che la chiamiamo Marianna o Gertrude davvero ha poca importanza, la potenza di questa donna emerge tutta.
A parte che me la vedo perfettamente, ritta in piedi a guardare la prigione che le viene costruita attorno da carcerieri silenziosi (non si ha più il coraggio di pronunciare certe sentenze ora, neh?) e non ha importanza nemeno che la sua invettiva, se così vogliamo chiamarla, lei la gridi o la pensi, perché immagino semplicemente la potenza del suo sguardo e della sua postura fiera come delle accuse sufficienti per chi la vorrebbe terrorizzata a piangere e a implorare pietà.
E quale pietà, quella del marito assente? Del Dio tiranno? Di chi l'ha coccolata fin da bambina promettendole un potere che non le è mai stato concesso se non pro forma?
Di quel padre così simile a lei (il desiderio di quella briciola di affetto che sola avrebbe potuto piegarla al suo volere quanto mi fa stringere il cuore)...
E pensare che sia proprio all'affetto, all'amore che alla fine ha aperto le braccia... Cioè, ma come si fa a non vedere l'immensa fragilità dietro a questa donna? Il suo bisogno d'affetto è così potente...Mi viene una voglia, e già mi veniva al tempo che fu leggendo il Manzoni, di prendere la piccola Gertrude/Marianna ancora bambina e portarla via dalle brutture di un mondo spietato... Ok, mi calmo Xd dicevo, solo l'amore, quello rivolto a lei e non a quel che lei rappresenta o può rappresentare, poteva travolgerla e trasformarla così profondamente. E anche qui poco importa se si chiami Egidio o... com'era, Paolo forse? Vabbè, insomma, non importa perché la cosa importante è il sentimento, la devozione che finalmente la monaca (argh, sento di farle un torto a chiamarla così) sente rivolta a lei e lei soltanto. E in quest'ottica pure l'assassinio della monachella che con tutto che monaca di Monza sempre nel mio cuore non sono mai riuscita a vedere in una luce anche solo vagamente positiva, qui ha acquistato per me una sorta di giustizia.
E poi vabbè, tu col tuo erotismo a rating giallo non ti smentisci mai :P
E poi il finale, per cui non sento di avere parole... "sono rinata in una forma che vi fa paura"... Yes! Proprio perché ora ha consapevolezza di sé, coscienza dei propri desideri e delle proprie potenzialità. E qui torniamo a quella frase che prima o poi mi farò stampare su una maglietta :P e quella punizione come l'onore più grande... Devo ancora metabolizzare l'effetto che mi fa, posso solo dire che ho i brividi.
E niente, questa non è una recensione minimamente all'altezza della storia, ma io te la mando lo stesso, sperando che almeno arrivi l'entusiasmo XD
Un abbraccio gigante, e ancora grazie, per tutto

Mel

Recensore Master
03/01/21, ore 07:18

Buongiorno,
molto bello questo racconto!
Hai puntato molto sull'aspetto introspettivo, è un viaggio dentro la mente della monaca.
Osiamo immaginare purtroppo che però cose del genere accadessero abbastanza spesso, e molto spesso impunite o nascoste.
Un personaggio e una vicenda importanti da ricordare, sia come esempio che a riguardo della letteratura.