Ciao!
La serie ha segnato molto anche me, essenzialmente per due motivi: primo, perchè è riuscita a dare pathos ed enfasi agonistica anche ad un gioco molto complesso e compassato come gli scacchi; secondo, perchè ci ha raffigurato in maniera egregia la crescita umana di un talento geniale che ha deciso, per fortuna in tempo, di non autodistruggersi.
La tua storia segue soprattutto questo secondo aspetto focalizzandosi su un rapporto insolito come quello tra Beth e Borgov, la cui bellezza sta nel loro essere così distanti (la giovane appassionata di moda, dipendente dalle pillole e dagli alcolici, affamata di ribalta contro l'uomo di mezza età dal viso imperturbabile, perfetto nel suo pragmatismo) che però riescono ugualmente a trovare dei punti di contatto.
Mi è piaciuta tantissimo la parte in cui hai parlato della sincera delusione di Borgov nel constatare che Beth fosse ubriaca durante la finale del torneo di Parigi: l'avrebbe sicuramente voluta più lucida nel momento decisivo e il fatto che si rammarichi per le sue condizioni trovo che sia, in un certo senso, un segno d'affetto (soprattutto nei confronti di una ragazza cresciuta senza una figura paterna)...solo che Beth non era ancora in grado di accorgersene.
In generale è stata una lettura molto piacevole per la quale ti faccio i complimenti.
Alla prossima! |