Recensioni per
La coscienza di Girodelle
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
31/05/21, ore 09:13

Grazie per aver dato voce, e che voce, a un personaggio sempre trascurato (o quasi sempre trascurato), e per avergli conferito questa umanità così viva.
Sembrerò monotona, ma devo ripetermi: sei il mio autore preferito|

Recensore Master
01/05/21, ore 12:35

Oh, mi sono messa seduta comoda e soprattutto sgombra da pregiudizi - a me Girodelle piace, lo sai.
Grazie alla Ikeda e, soprattutto, a Dezaki, il poveretto è stato lasciato nell'ombra come una bambola poco amata che ogni tanto, nei giorni di pioggia, si tira fuori: appare, dice cose, e scompare. In epoca Marie Kondo finirebbe in qualche sacco nero della spazzatura, perché si dovrebbe tenere in casa ciò che ci fa davvero felici (uno dei miei due gatti, allora, lo vedo a rischio) ma qui siamo alla fine degli anni'70 e ce lo teniamo che non si sa mai.

Brilla pure André se c'è anche Girodelle, che un conto è sentirsi dire di sì da una che un fondo non se l'è pigliata nessuna e ora sta messa come sta messa (e allora non si sa se la notte delle lucciole non sia stata altro che la soddisfazione dell'ultimo desiderio, e, nel caso, desiderio di chi delal serie non è che mi morissi, ma 'sto poveretto non ce la faceva proprio più e allora perché no?) ed un conto è stare con una che poteva prendersi Girodelle e ha detto no.
Ma, per far funzionare 'sto brillìo, bisogna pure riconoscere che Girodelle non è il peggio del peggio, anzi... che a suo modo sia una bella briscola altrimenti, scusa eh, ma che gusto c'è a dire mi voleva Beppe er faciolaro, il mendicante zoppo con l'occhio di vetro che vive sotto il ponte e parla con i fantasmi, ma io gli ho preferito te?

Insomma a me piace e sono contenta che di lui si sappia poco così riempio i buchi come mi pare - vuoi mettere? Ma siccome questa è cosa equa ci sta che ognuna ed ognuno se lo usi un po' come ci ha voglia, come si fa con la Barbie, appunto, da bambine: ha potenzialmente non dico mille facce, che non potrebbe mai fare Barbie Astronauta, ma c'è chi lo vede come Barbie Malibù, chi come Il Povero Fesso, chi ci ha fatto pure in film additandolo come Il Pervertito con fantasie di sesso a 3, e non dimentichiamoci che può giocarsi la carta del rosicone nell'anima e nei fatti, o dell'uomo che non si rialza più dopo il colpo al cuore, o, volendo, l'alleato nel momento di difficoltà, quello che muore nobilmente per salvare la coppia.

Detto ciò: bell'inizio che mi vede più che d'accordo - Victor ha il naso sensibile.
E poi, poveretto... come tutti noi nei nostri momenti peggiori, quando ci parte la brocca dal dolore e dall'indignazione (quando insomma il mondo ci dice che non siamo poi 'sto granché che pensavamo di essere), quando ci resta solo o il cibo o l'acquisto compulsivo, il povero Victor sogna il momento in cui qualcosa lo renderà speciale agli occhi del mondo ed il suo amore si pentirà amaramente di non averlo voluto.

Mi piace che salta fuori pomposetto - e ci sta, altrimenti non avrebbe avuto quella faccia tosta a livello planetario di presentarsi a chiedere la mano di lei, che gli parla poco e gli tira pure i ceffoni (avessero saputo e ci avessero fatto su scommesse le quote sarebbero state contro di lui... perfino secondo sua mamma, che non abbiamo mai conosciuto) - e mi piace che non è rosicone: ha perso perché lei era più brava, punto. Non perché quel giorno aveva mal di stomaco o la luce negli occhi, o non s'era impegnato abbastanza: lei era più brava.

Tra parentesi: bella la descrizione di Nonnina, che ha la personalità di un ministro austriaco o di un colonnello, e bello lui che vede 'sti due che stanno bene assieme, come quegli amici che sanno un sacco di cose uno dell'altro e fanno allusioni e battute che fanno ridere solo loro e per cui spesso non c'è nemmeno bisogno che finiscano la frase per intero.
Sono quella cose che ti fanno sentire come se il giorno di Natale lo dovessi passare in una famiglia che non la tua, e a quel punto lui avrebbe dovuto capire che non ce n'era - né per lui, né per nessuno, a parte Fersen, e anche lì, in effetti, sarebbe stato tutto da vedere.

E bello che c'è pure la Nouvelle Heloise! Che Giro costringe tutti a leggere 'sto libro, non lo dimentichiamo.

Bello anche quello che dici di André, che se fosse figlio mio lo avrei pregato di andare altrove a studiare all'estero, a fare volontariato in Madagascar, a ripulire fondali in Sardegna, insomma a svagarsi un po' perché questo amore è uno di quelli che piace chi ne è l'oggetto, che tutte vorremmo essere amate da un drago che diventa uno zuccherino, si sa, siamo tutte stronzette e ci piace farci servire, ma poi, per quello che vive così e chi lo guarda... 'nsomma... sembra più una brutta malattia.
Quindi André è uomo libero, liberissimo, schiavo solo di Oscar e per libera scelta. Ah ecco... a me onestamente sembrava inzerbinito, ma non sono poetica ;P

Il ballo vedo che lo hai preso dal manga - a me piacque poco, ma capisco che Oscar lo ritenesse giusto e volesse dimostrar qualcosa - Alain presumo, qui da il meglio di sé ;P
E pure Giro fa buona figura - ha le sue idee ma non è cattivo, ha il suo senso dell'onore e di ciò che è giusto ed ingiusto.
Ed ottima, ottimissima la figura che fa nel tuo finale quando lui ed André si stringono la mano.

Arrivano i cavalli - per come la vedo io sono venuti a prenderlo... ci sarà un processo e poi gli sparano perché la rivoluzione è lì lì ma ancora non è scoppiata, o ormai è tutto avvenuto e allora vengono per decapitarlo? Perché da come scrive sembra non sapere che Oscar è morta e che il matrimonio non c'è stato... è prima o dopo? Poco importa - è la fine.

Mi spiace - mi spiace sempre quando nessuno a arriva a salvarti e mi spiace sempre quando non ha il suo momento di felicità e si, è stato per felice per lei e per André, va bene, ha incassato con stile e riconosciuto che lui l'ama meglio e di più, ma.. 'nsomma, è una consolazione?

Che dire? M'è piaciuta tanto, ma proprio tanto tanto! La dedica lasciala, te ne prego!
E' una storia che vorrei aver scritto io solo che io per il DuePiccato ho un debole e solo una volta (fino ad ora) l'ho fatto morire
(e sistema 'sto testo che l'hai copincollato due volte!!!!!! oh dico... una storia così bella! trattala bene!)

Recensore Veterano
04/02/21, ore 18:29

Caro Sacrogral,
da quando ho scoperto le tue fiction su Lady Oscar, ormai ho letto numerose volte questa tua su Girodelle e sempre mi ha fatto ridere a crepapelle. Indubbiamente è una tra le mie preferite.
Devo dire che Girodelle mi è sempre stato antipatico soprattutto perché era l'unico che poteva, in quanto aristocratico che aveva avanzato una proposta di matrimonio, portare via Oscar ad André. Ma l'ho sempre trovato anche molto arrogante (dai dialoghi del manga e da quelli originali dell'anime si capisce come il caro Victor consideri André una persona inferiore. Tra l'altro in questo caso il tanto vituperato Fersen fa una figura molto migliore).
In questo racconto tu rendi bene la sua altezzosita' ma al tempo stesso rendi il personaggio simpatico nella sua autoironica presa di coscienza di non essere, lui nobile, all'altezza dell'umile servo, soprattutto agli occhi dell'amata Oscar.
Sono molto comici inoltre i passaggi del racconto in cui uno Girodelle preda evidente della rabbia si scusa con i lettori per le espressioni colorite con cui si esprime e che non sarebbero adeguate al suo status ("quel vecchio trombone del generale inabile pure a indirizzare la figlia verso il migliore dei matrimoni" mi fa morire).
Tutto il racconto è molto spassoso.
Altra cosa che apprezzo é la descrizione che fai di André, rendendo così piena giustizia a un personaggio troppe volte appellato "zerbino" da chi evidentemente non ne ha capito appieno il ruolo e la caratterizzazione datagli dalla Ikeda prima e da Dezaki poi.
Sei una ventata fresca in questo fandom, spero che non te ne andrai tanto presto.
Sai che mi era venuto un colpo quando ho visto che tutte le tue storie erano sparite?
Adesso sono tornate quasi tutte, ma "La parola al conte Fersen" dov'è finita? Pure il suo avvocato ha abbandonato il povero conte?

Nuovo recensore
30/01/21, ore 23:51

Che dire? Un capolavoro! Sai bene quanto adori questo personaggio e quanto ci abbia fantasticato spesso insieme a te! Questa versione che è una via di mezzo tra Lestat e la Versione di Barney è a dir poco magistrale. Grandissimo!

Recensore Veterano
24/01/21, ore 16:40

Allora, quando per la prima volta lessi questo racconto pensai che la mia ricerca era finita. È dai tuoi occhi che traggo il mio sapere
e, astri costanti, mi dettan questo dire:
virtù e bellezza prospereranno insieme.
Avevo appena finito di farmi passare il nervosismo per quel Non ho più bisogno di te, quando pubblicasti questo nuovo racconto e pensai che era il più bel Girodelle di cui avessi letto. E che chi lo aveva scritto aveva un talento unico, non mi ero sbagliata.
Ora che la mia consapevolezza è diventata granitica, mi ritrovo ad assaporare ogni racconto, a scoprire nuove emozioni e sfaccettature sempre diverse.
Un uomo, Girodelle, che scrive e racconta la sua vita con una sincerità disarmante.
Irriverente Girodelle che affida alla carta (il boia di Parigi, non sapevo che lo avrei incontrato così presto) la sua vita, o parte di essa, quella parte dove lei, il suo grande amore ha un ruolo predominante. È arrogante, ironico, saccente, Girodelle e mi ha affascinato.
L'ha amata Girodelle, non da sempre, non perdutamente e totalmente, vivendo la sua vita, certo che, al momento opportuno, sarebbe riuscito a superare l'ostacolo del carattere di Oscar e avrebbe potuto portarla all'altare. Lei, felice di poter essere la moglie di un nobile con tutte le carte in regola, con il giusto fascino, la giusta ricchezza, la giusta bellezza. Tutto perfetto, se vi fosse stato un minimo di giustizia al mondo.
Dura per Girodelle, rinchiuso in quella lurida cella, impegnato ad uccidere scarafaggi e allontanare ragni dalla splendida chioma, non più tanto rilucente di nobile splendore, ammettere di aver avuto un rivale. Rivale che non meritava di esistere, che non doveva esistere, eppure così potente da aver battuto uno dei migliori partiti di Francia.
André - un semplice attendente, servo, di cui non è necessario neanche ricordarsi il nome di famiglia - aveva poco da offrire; non un nobile casato, non ricchezze e una posizione sociale, né abiti eleganti, che avrebbe potuto metterlo al suo stesso livello.
Eppure André aveva qualcosa che lui, il conte, non aveva. Sapeva amare Oscar al di sopra di tutto, sapeva vivere e morire per lei e per ciò che riteneva giusto.
Più di una volta ho sorriso e ho riso, l'avrei tirata anch'io quella cioccolata, pentendomi subito dopo per sì tanto spreco.
Girodelle deve affrontare la realtà quando lei gli dice che son altre le labbra che ha conosciuto.
Alla fine il conte capisce che loro due, Oscar e André, hanno ciò a cui tutti aspirano, hanno la libertà di scegliere, di vivere come vogliono, di essere felici nonostante il mondo avesse cercato di impedir loro di vivere il loro amore.
E mi auguro che il rumore della carrozza che Girodelle sente sia il segno della sua libertà.
Ho sentito quanto ti sia piaciuto scrivere questo racconto, tutta la tua sagacia, la tua arguzia, la tua abilità con la penna, che hanno creato un racconto che diverte e fa riflettere.
Beatrice ti ringrazia, e con grande cura conserva il racconto come tesoro prezioso.
È facile trovare una citazione, molto più difficile trovare chi può competere con Dante. Solo la bellezza, quella vera, può illuminare il mondo, e tu conosci quella bellezza.

Se avessi il drappo ricamato del cielo,
Intessuto dell’oro e dell’argento e della luce,
I drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
Dai mezzi colori dell’alba e del tramonto,
Stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
Invece, essendo povero, ho soltanto sogni;
E i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
Cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.

William Butler Yeats

Recensore Veterano
24/01/21, ore 16:11

Siamo tutti prigionieri, ma alcuni si trovano in celle con finestre, altri senza.
- Khalil Gibran -

Anche l’uomo più algido e freddo di sensazioni - perché, ammettiamolo, poche volte in vita sua il conte di Girodelle le ha palesate - può prendere in mano, sulle ali di ricordi maledettamente struggenti, carta e penna e rimare con la propria anima e il proprio cuore fino al punto di non ritorno e spogliarsi di tutto, anche dei vecchi rancori e di quella che deve essere stata la logorante gelosia nei confronti dell’Amore vero.
Osserva se stesso e guarda loro dalla stessa finestra aperta sul proprio cuore.
Ne viene fuori una prosa precisa, tremendamente disillusa e - qui concordo con gli altri recensori - ironica e, aggiungo io, allo stesso tempo piena di conscia realtà.
Un racconto, anche quest’ultimo, che buca il muro ed abbatte la quarta parete tanto che a tratti, e magnificamente, mi sono persa l’io narrante della storia - nel senso che mi sono persa con lui - e ho pure creduto di averlo ritrovato nella figura dell’autore, indice di quanto la tua scrittura sia potente e fortemente allusiva.
E Victor diventa un poeta e romanziere, un po’ uno Yeats e un Manzoni ante litteram, e,  sorprendentemente, tra un inciso e un suggerimento, Lè anche voce fuori campo, drammaturgo del suo stesso dramma, latore del suo stesso script e mentore e castigatore del pubblico e del lettore ignorante 
Quanta verità nel suo soliloquio!

Tante le immagini belle di questo missing  moment ma quella che ho probabilmente apprezzato di più è proprio il pensiero di Oscar come unica destinataria della memorie.
Come se solo lei e le sue mani fossero  degne di toccare quei ricordi e custodirli per sempre in una carezza gentile che raccoglie il suo sentimento solo per lei. Tutto solo per lei, ancora una volta tutto solo per lei.
Pezzo davvero rimarchevole e che mi fa riappacificare con questo personaggio.n

Ciao e grazie.

Minaoscarandre 

Recensore Master
21/01/21, ore 14:19

Eccomi ancora con uno dei tuoi scritti che ho ricordato con piacere rileggendolo. E come al solito ti unisco i pensieri sorti al momento della lettura.

“Caro Sacrogral, con ritardo, poiché volevo ritagliarmi un attimo di quiete per assaporare la prosa del tuo scritto, vengo anche io a lasciare un commento a questo tuo mirabile lavoro che ci restituisce la complessità di un personaggio a cui forse non è stata data la possibilità di essere visto nella sua interezza. L’uso della prima persona è riuscito a far entrare in empatia il lettore con il personaggio che in quella cella buia e maleodorante rievoca momenti salienti della sua vita, ripensa a cosa lo ha portato ad essere lì in quelle condizioni e soprattutto ricorda Lei, la sua Oscar, donna dalle mille sfaccettature che mai è riuscito a comprendere pienamente, pur essendole vissuto al fianco lavorativamente parlando per tantissimi anni, ma che ha riempito il suo cuore e la sua mente, disturbato dalla presenza dell’uomo vero che sempre l’ha affiancata e con il quale è entrato in una sorta di competizione, senza mai comprendere quale fosse il collante che univa due persone che non avrebbero mai potuto essere più vicine di loro. Ripensa con ironia a quando si era sentito un essere superiore nei confronti di André derubricandolo a semplice servitore, fino a capire che quell’uomo non era servo di nessuno, era libero di scegliere la sua condizione pur di rimanere accanto a lei solo per il grande amore che le portava e che era la sua forza. Tutto il racconto è disseminato di scene che tornano alla mente di Girodelle tra malinconia, e ironia anche sulla sua condizione del momento. Hai creato il ritratto di un uomo dall’ego importante del quale però, ridotto in quelle condizioni per aver per una volta alzato la testa e deciso di non obbedire ad un ordine per amore di giustizia e per amore di Oscar, rimane soltanto un’eco che si va perdendo e a cui nessuno potrà dare risposta. Un altro lavoro di pregevole fattura, a cui ultimamente ci stai abituando, che induce colui che legge a soffermarsi a riflettere e trarre delle conclusioni, e sono le storie che maggiormente apprezzo poiché ti restano dentro e ti lasciano qualcosa. Complimenti e alla prossima! “