Allora, ciò che rende la tua scrittura così potente e unica è il modo in cui sai far vivere i personaggi. Essi vivono, sentono, son veri, non sono eroi stereotipati, senza anima, algidi, chiusi in schemi predestinati. Son meravigliosamente fragili, semplicemente umani. Son reali e per questo son indimenticabili, come i tuoi racconti, ma tu lo sai.
André è un uomo che soffre, che è umano nel suo desiderare che l'altro non torni, spaventato da questo pensiero, o che torni, perché, in ogni caso, per lei sarà un eroe, l'altro. E lui non può competere, non sembra più avere posto nella vita di lei.
La consapevolezza che lei è la vita, nel bene e nel male, che tutto scompare davanti a lei. Che lei è tutto ciò che importa, che perdere lei sarebbe perdere la vita. André è un uomo, con tutte le sue paure, le sue incertezze, il suo amore che è tutto ciò che, in fondo, importa nella vita.
Vedere lei, spiare furtivamente l'incontro con l'altro, con nella mente, negli occhi e nel cuore, l'immagine di lei bellissima in abito da sera, come in quel momento. Bellissima e irragiungile per lui, come sempre.
Li vede affrontarsi Fersen e Oscar, sente il dolore di lei, ne percepisce l'umiliazione che l'altro sta per inffliggerle, e André è impotente.
Oscar non si piega, non si umilia, l'orgoglio di donna che vuole salvare la sua dignità, il rispetto per se stessa, si appoggia a lui, unica presenza costante, unico vero punto fermo, per avere sostegno e supporto.
André racconta a Fersen, in realtà ricorda a lei, ad entrambi ciò che sono stati, ciò che li ha uniti. I momenti che li hanno resi complici e uniti. E la superbia del conte si piega davanti alla nobiltà di un uomo innamorato. Che trema davanti a lei che ride, perché è questo l'amore.
E quella distanza che l'altro sembrava aver reso insuperabile, pian piano inizia ad annullarsi, rivivendo una sera come tante passate insieme, perché ora è lei che lo vuole. |