Eccomi nuovamente immersa in uno dei vostri racconti, nel quale ricreate atmosfere fuori dal tempo, come scritto nella recensione postata al tempo della pubblicazione e che spero abbiate piacere di ritrovare emersa dai miei archivi.
“Mio caro Cavaliere, vi trovo particolarmente ispirato in questi ultimi periodi. Sarà l’approssimarsi della stagione autunnale, che porta un vento di intimità con le sue atmosfere soffuse e meditative. Avete voluto spaventarci portandoci nuovamente alla “Disperazione”, luogo che sembra essere diventato il ricettacolo dei mali del mondo, nella sua versione più estesa, e dei malesseri che intossicano Parigi, volendo dare una visione più contemporanea. Ma quello che invece siete riuscito a fare è stato creare, anche per i derelitti che nella locanda venivano a cercare un momento per alleviare le loro pene o i loro problemi, un puro attimo di eternità, raccontandoci a cosa hanno assistito i vostri occhi stupefatti e forse anche un poco increduli. Due giovani che sembravano avere accentrata in loro tutta la luce dell’universo conosciuto, che per puro caso si sono venuti a trovare in un luogo che ospita povera gente. Non sembrava lo avessero fatto per divertirsi o prendersi gioco di chi aveva meno di loro, semplicemente erano capitati in quel luogo che poteva benissimo valerne anche un altro. Si sono immersi nella loro personalissima bolla e si sono estraniati da tutto ciò che li circondava per assaporare la loro compagnia e la loro vicinanza, come se fosse l’unica cosa vera e preziosa a cui ambire. Il bel moro ha parlato con semplicità di concetti potenti come l’amore e il desiderio, ma con una voce suadente, alla bella donna bionda abbigliata da uomo, che è stata al suo gioco e lo ha ascoltato e, a quelle parole e al suo tocco delicato, ha tremato provando un brivido di piacere. Sono riusciti a catalizzare tutta l’attenzione degli astanti su di loro, che nulla facevano di particolare per attrarre l’attenzione altrui, semplicemente loro erano. Gli sguardi della gente tutta e persino di quell’uomo a cui nessuno rivolge mai la parola, il famigerato e famoso boia di Parigi, avevano interrotto il loro pensare e sono tornati a riprendere ciò che avevano lasciato in sospeso per assaporare anche loro un attimo che sapeva di magia. Gli occhi di Michel, narratore d’eccezione, si sono riempiti di ciò a cui hanno assistito trasformando l’uomo in un poeta che, forse per la prima volta, è stato in grado di comporre veri versi d’amore poiché l’amore l’aveva visto passare dall’uno all’altra in quella coppia così stranamente assortita. Un piacevole altro viaggio fra le vostre atmosfere che sempre riportano luce anche dove regna il buio. Un ringraziamento e un doveroso inchino anche questa volta. La vostra dama d’altri tempi vi saluta e spera di risentirvi presto!” |