Recensioni per
Ogni cosa è nuova
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 14 recensioni.
Positive : 14
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
15/06/21, ore 23:43

Con questa ti sei superato, mio caro Sacrogral.
Premetto che non sono una grande amante delle storie romantiche, né di quelle in cui tutto è positivo, ma questa one-shot è pura poesia e un piacere per le orecchie... Come hai detto? Ah, giusto, per usare un eufemismo "si fa leggere".
Oltre che a riferimenti biblici (oltre alla Genesi, naturalmente, ho pensato al salmo 8 e al salmo 22), ho scorto anche dei riferimenti al Cantico delle Creature. Del resto, cos'altro potrebbe essere la contemplazione estasiata di un amplesso d'amore se non un inno alla creazione stesa?
So che mi lincerai, ma ho intravisto anche "Serenata rap" di Jovanotti ("nei tuoi fianchi son le Alpi, nei tuoi seni Dolomiti")... Ok, dopo questa mi puoi linciare. Per perdonarmi, però, ti posso dire che a mio modesto parere Jovanotti ha scritto delle straordinarie canzoni d'amore e questa storia non è altro che un inno all'amore, quello puro in cui si scambiano la pelle, l'anima, le ossa (il testo non è mio, ma di Ligabue, oggi mi piacciono le citazioni, chiedo venia).
Hai scritto del fare l'amore (mi scuso per il francesismo, ma ormai siamo fuori dall'orario di "fascia protetta") senza parlare di fare l'amore, senza cadere nemmeno per un attimo (ed è terribilmente facile farlo) nella tentazione di parlare di sesso (mi scuso ancora per il francesismo). Nemmeno la più breve frase accenna al sesso, qui si parla di amore con la A maiuscola, quello puro, immenso e infinito che solo i personaggi della nostra immaginazione, forse, possono provare.
Quindi i miei più sentiti complimenti, caro Sacrogral, a te e alla tua penna o meglio tastiera del computer ispirata.
Con l'augurio di una buona notte o una buona giornata (a seconda del momento in cui leggerai questa recensione),
Con affetto,
fennec
(Recensione modificata il 16/06/2021 - 10:52 am)

Nuovo recensore
15/03/21, ore 19:22

Mio caro Gral,
che piacere ritrovarti in tutti i tuoi cenci, al cospetto dei quali impallidisce anche la seta più pregiata.
Grazie per le emozioni potenti che questa storia è capace di trasmettere; mi sembra addirittura che qui tu ti sia superato.
Come sai, ne abbiamo parlato più volte, continuerò a perdermi nelle tue parole, per infine ritrovarti.
A presto
P

Recensore Junior
07/03/21, ore 22:01

Carissimo Gral, solo ora finalmente riesco a rileggere questo tuo scritto e a lasciarti il mio pensiero, oggi non lascio ma raddoppio il commento.

Questo è decisamente uno testo di stampo intimistico e che ha riportato alle labbra il sapore delle tue “Istantanee”.
In apertura l’io narrante reitera i propri pensieri per mezzo dell’anadiplosi, i segmenti sintattici, e assolutamente non metrici - non ancora almeno! - vengono ripetuti nella parte iniziale dei segmenti successivi, enunciati che allora si allungano e allargano il significato dei primi diventando eloquenti. Espediente, questo, volto a sospendere l’incredulità di chi vive quell’esperienza - il miracolo d’amore che accade e si rinnova - in prima persona e la verbalizza in un soliloquio che profuma di poesia.
Sono pensieri che da astratti si concretizzano in sentimenti tramite la ripetuta similitudine che li trasla in immagini di grande forza espressiva. Il componimento diventa quindi sensoriale anche per scelta di lessico e conseguente sinestesia, dimensione sapientemente intensificata dal quel frequente chiasmo complicato che è l’antimetabole.
È uno scritto, questo, che parla di completezza e compiutezza in senso assoluto, calato nel particolare di personaggi a noi noti e senza mai scadere nell’ovvietà melensa.  
Facile immaginarlo idealmente esteso a chiunque di noi è tanto fortunato da raggiungere quello stato.
Sei stato bravo davvero, un testo che dal particolare si eleva a universale.

Ti abbraccio, sempre solo tua 

Fiammetta

Recensore Master
25/02/21, ore 15:08

Carissimo
Eccomi qua...
Certo non per indifferenza, dato l' alto numero di riletture "autoconcessomi" di questo tuo pregevole scritto. Uno scritto, sicuramente, declinato del tutto da una voce narrante virile.
Stavolta la tua ispirazione ha cercato asilo molto in alto... Eppure non sta "lassù" il nocciolo della tua narrazione! (Qui ti metterei una bella "faccina" ridente, tanto ci starebbe (proprio) bene, ma io non scrivo dal cellulare.) Nonostante questo, le parole e i concetti messi da te in campo sono stupendi e corrispondono a ciò che ogni donna vorrebbe sentirsi dire dal suo amato. Ne ho apprezzati due in modo particolare: "dove lo stanco peregrino (però io avrei messo 'pellegrino') può riposare finalmente e per caso e non per merito" (e lo stesso farei affermare alla donna) e "Ne fui certo allora guardando nei tuoi sogni, mia donna, abbracciata a me."
Ho altresì molto apprezzato tutto il tuo discorso finale... quella nuova vita che nasce e di cui non importa la possibile durata, in quanto piena e totale, quindi infinita, come è poi l' amore.
E qui sta l' importanza che del vero amore si tratti... anzi è fondamentale che di esso si tratti e non di un' infinità di parole bellissime, ma purtroppo vuote o magari, ancora peggio, false.
Mille grazie per questo ennesimo bel "viaggio narrativo" e, ancora, tutti i miei più sinceri complimenti.
Un affettuoso saluto

Recensore Veterano
24/02/21, ore 13:57

Se fosse una poesia sarebbe il vino di vita di Neruda, quella dove l’amore è chiarità che cade sui sensi e splendore terrestre della vita, quella dove cadono muri e rocce, si chiudono gli abissi e nasce il canto.
Ma questo è invece il racconto di un momento che coglie l’immensità o l’immensità di un momento che è attimo fuggevole, dove la coscienza e all’altra ala del silenzio si perdono, ma che qui si ritrovano in un narrato ciarliero di poesia.
Comprendo adesso le tue parole di ieri, è un componimento la cui trama è intessuta dal filato serico di pelle, carne e sangue ed è tenuta insieme da un gesto che trasporta in un altro tempo, perfetto e armonioso. Tempo della vita che trova compimento e senso di sé solo vivendo. 
André è Isshin che scolpisce una statua viva, è in simbiosi con lei, la natura, è amore e parla - mosso dai propri gesti, uno ad uno - con il cuore del ginepro, del ciliegio e del susino, nello scorrere del fiume, nel volo di quelle lucciole occhi dell’aria e sotto un cielo che contempla solo lui.
Coglie e descrive quell’attimo dove la morte non esiste più perché si è deciso di vivere e dove il sogno è diventato realtà perché lo si è sempre abbracciato, è sempre stato là e si rinnova col nuovo giorno che si vive.
Non so se lo scritto ha parlato d’amore come avresti voluto ma l’amore ha parlato, io l’ho ascoltato, bello e articolato come mai prima.

Grazie e a presto, 
Minaoscarandre 

Recensore Veterano
23/02/21, ore 09:57

Allora, ogni parola è sogno, è amore, è desiderio… è vita.
Mai l'amore di un uomo per la sua donna, per la sua anima, fu raccontato con tanto trasporto, mai l'unione di due corpi fu raccontato con tanto ardore.
Le tue parole son così potenti, così sensuali, il desiderio vibra, palpita, vive.
Vi son i profumi, i colori, vi è lei, donna innamorata che a lui si offre, che a lui cede il suo corpo e il suo amore.
Vi è lui, esitante, tenero, felice come solo un uomo innamorato sa essere mentre ama, esplora, venera la sua donna. Mentre tutto è promessa e amore.
Mentre il mondo, il cielo, il tempo inizia e finisce tra le braccia morbide e profumate di lei.
E fu amore e fu vita.
Sii per me sempre nuova emozione, non devi convincermi che tu sei sempre una nuova scoperta, ne fui certa allora guardando nel cuore di Gral.

Recensore Veterano
22/02/21, ore 15:04

Caro Gral, questo è uno di quei pezzi che ti entrano sottopelle e sgomitano per restarci. Non era necessario il bollino rosso per descrivere l'unione di due anime predestinate che, raminghe, hanno attraversato il tempo e lo spazio per ritrovarsi in una notte perfetta in cui tutto si compie. E allora ecco l'alba di una nuova vita, da scoprire con gesti e sguardi sconosciuti ma follemente desiderati, per questo tanto preziosi, lasciando spazio anche al sogno. Quello che si tratti di un altro luglio, di un'alta estate, una in cui ci sia ancora una vita da vivere...
Un caro saluto

Recensore Junior
22/02/21, ore 10:23

Mio caro Sacrogral, come stai? Ci tengo tanto a chiederlo e mi auguro meglio con tutto il mio cuore.

Per la prima volta scrivi un testo dove i due, essendosi confessati reciprocamente il loro amore, possono effettivamente viversi in modo totale.
Sai, è dalla prima volta che ho letto una tua opera che ci speravo: era sempre un crogiolarsi di André con un'Oscar che o nemmeno lo vedeva in quel senso o lo faceva appositamente penare!
Questa tua fanfict è vera e propria poesia. Hai usato (e messo nella bocca di André) parole di una dolcezza disarmante, che ti toccano le corde del cuore.
Il tutto aveva una profondità tale da essermi commossa: tutti noi conosciamo il loro destino, ma da un lato, ormai, poco importa perché finalmente saranno eterni.

Grazie per aver condiviso con noi una parte del tuo cuore.

Ti mando un grandissimo abbraccio,
Francesca

Recensore Master
21/02/21, ore 19:27

Caro messere è sempre una lieta novella trovare un vostro scritto.
Tale letizia si trasforma in gioia nel leggere una così alta poesia .
La vita che si fa amore, un istante che diventa eterna felicità.
Un giovane uomo che sa scrivere così è un uomo di Dio, sei sulla via giusta caro ragazzo.
Un grande abbraccio
Dama Barbara

Nuovo recensore
21/02/21, ore 18:50

In quel tempo e non solo.. molti hanno passato la vita senza conoscere quell'istante di infinito che a loro, che una vita non avevano più, madame Ikeda ha concesso. E che tu caro Gral hai rappresentato in uno scritto superbo, portando insieme in processione l'amor sacro e l'amor profano.
Un'ebrezza migliore del vino, di quello che sto imparando si vende alla Disperazione.. qualcuno dovrebbe raccontargliela questa storia a quei poveri figli del mondo.. si può beffar la Morte.
LaCittaVecchia


 

Recensore Master
21/02/21, ore 16:12

Pura poesia, com'è nel tuo stile; ti suggerisco solo di alzare il rating, dato l'argomento.

Recensore Master
21/02/21, ore 15:57

Caro Cavaliere, siete tornato da noi con un cantico che è un inno all’amore eterno di due giovani che hanno scoperto che la bellezza del mondo esiste solo se osservata attraverso lo sguardo di una nell’altro. Versi così pieni di passione, con parole che scandiscono gli attimi che li separano dal raggiungere l’apice del loro stare insieme. Un uomo in perduta contemplazione del bene amato, che per lui ha sempre fatto di tutto, annullandosi talvolta, per ottenere alla fine la pienezza di un sentimento senza eguali con il completo affidarsi a lui e solo a lui. L’alba e il tramonto, che si avvicendano in una corsa eterna, e che continueranno a trovarli abbracciati e persi e ritrovati l’uno nell’altra. Così doveva essere e così sarà per sempre, in un continuo completamento di pensieri, di attimi da vivere e da assaporare, in notti che non hanno tempo e che sono incastonate nel tempo, fra lucciole e manti di cieli stellati solo per rendere il loro sogno una splendida realtà. Le parole, come al solito, non bastano a commentare la meraviglia e le emozioni che siete sempre in grado di far scaturire, appunto, dalle parole che danzano e vivono di vita propria. Complimenti anche questa volta. Un saluto e un doveroso inchino alla vostra sensibilità coadiuvata dalla vostra bravura.

Recensore Master
21/02/21, ore 12:18

ma che bella! ma bella bella bella! E così il Cantico...
"Non potessi vedere mai più nient’altro, ho visto tutto e tutto ho avuto." m piace molto - è quello con cui ci consoliamo del finale tragico... hanno effettivamente avuto tutto. Poteva durare di più, ma non mancava nulla.

Sei davvero molto bravo, sai?

Recensore Master
21/02/21, ore 12:13

"E fu sera e fu mattina": basta già questa citazione (dal sapore biblico anch'essa, ma che a me più prosaicamente ricorda il titolo del romanzo di Ken Folleth sul mio comodino, in attesa di essere gustato) per invitarmi alla lettura.
Amo molto il vecchio Gral graffiante e arguto, ma non disdegno neanche questa tua versione lirica e raffinata di uno dei topoi più classici del fandom: la notte delle lucciole. Una notte dellle lucciole fatta di incanto e di scoperta, sospesa a tratti tra anime e manga e piena di metafore che rimandano al Cantico dei Cantici... una chiave di lettura che sublima la carnalità di un atto troppo spesso descritto minuziosamente, quando basta raffigurarlo così, come un'unione di anime e sangue in un momento che si fa infinito.
Sono contenta di tornare a leggerti.
Alla prossima
Silvia
(Recensione modificata il 21/02/2021 - 12:15 pm)