Recensioni per
E dei remi facemmo ali al folle volo
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Nuovo recensore
10/06/21, ore 23:45

Una bellissima prova di scrittura, un esercizio magistrale, soprattutto per chi legge questo autore per la prima volta. I personaggi, non presentati, prendono forma parola dopo parola, così come il mistero o rompicapo, che si intravede solo alla fine. È un rompicapo anche la scrittura talvolta, ed è lì il suo fascino. Questi strambi personaggi meritano un romanzo tutto per sé, mio caro Graal. Pensateci.
Ah sì, a voi piace tanto la rubrica alla Umberto Eco, lasciatela pure, ma è ininfluente. Il bello è nella sapiente orchestrazione delle voci. Chapeau

Recensore Veterano
13/03/21, ore 23:25

Caro Gral, il tempo è tiranno per me in questo periodo e confesso di aver letto il tuo antefatto "a rate". Pure a quest'ora sono di fretta ma una cosa te la devo dire. Adesso che hai lanciato il sasso non puoi mica ritirare la mano! Aspetto di vedere come intreccerai le vite dei "tuoi" personaggi con quelli della Ikeda...e ne varrà sicuramente la pena!
Buona serata e a presto!

Recensore Junior
07/03/21, ore 12:07

Mio Gral, questo antefatto è bellissimo anche se, come accennato, fa attendere ancora la presenza di Oscar.
Lo scritto nella sua interezza è un enorme build up, un climax, l’anticipazione di un incontro che è preludio di un altro e che, sono certa, non mancherà di intrattenerci in un prossimo futuro.
La gradatio è resa in maniera chiara e netta da un testo che si apre con una serie di sequenze narrative di tipo “statico”, descrittive e riflessive, e che bene inquadrano e delineano personaggi tutti tuoi, nuovi, e che, incontrati già in altri racconti, adesso vengono delineati con puntiglio e dettaglio mirato.
Anche all’unico personaggio ikediano della storia è dato un twist, una rispettosa originalità, a cominciare proprio da quel bellissimo bisticcio di parole che è la paronomasia di Lasonne e che va a riacciuffare il nome storico del medico di corte.
Le sequenze narrative assolvono egregiamente al loro compito facendo avanzare la storia mentre quelle dialogiche accorciano I tempi dell’azione, espediente narrativo tipico di un componimento letterario come il racconto, e conducono dritti allo spannung fino ad arrivare allo scioglimento finale che apre al sequel promesso.
Sarà interessante adesso calare questi personaggi nati liberi nella realtà dei dettami della storia originale, sarà bello vederli interagire con quelli a noi noti e chissà, anzi, che non aiutino lo scrittore a tirare fuori qualcosa di nuovo e originale anche da loro.
Così mi auguro che accada. 

Carissimo, la chiosa non può che spettare alle mie pubbliche scuse per il ritardo con cui ormai lascio i miei commenti, chiedo perdono ma al momento è così.

Sempre tua di fuoco e fiamma,

Fiammetta

Recensore Veterano
04/03/21, ore 15:51

Felix, qui potest rerum cognoscere causas ma

se accettiamo il gioco
ai margini troviamo 
un segno intellegibile
che può dar senso al tutto.

È presenza ctonia il tuo Gobemouche, una che nel Carnevale dei colori che lo contraddistinguono è incrocio di zanni, primi e secondi. È maschera nera e al contempo bianca e che conserva, a d’uopo, l’originaria funzione di distacco dalla realtà per poi calarla, finendo, mani e piedi, dentro quella medesima realtà.
Ed è questo il motivo per cui, forse, le tue maschere, anche per superfluo invito, si ritrovano nella stessa, e pur diversa, disperazione.
Hanno tutte i contorni ben definiti e dolcemente tagliati dalla lama di un rasoio, personaggi re, intrappolati tra Epifania e Quaresima e che, mentre suscitano l’ironico sorriso, demonizzano paure e passioni, la Morte per prima, che di loro ride e ad essi sorride e alla quale, a loro volta in un gioco di rimandi, arridono. 
La Disperazione, è qui che delle divertite passioni per miracolo tace la guerra, qui tocca anche a noi poveri la parte di ricchezza, o almeno così direbbe Montale, è grande ricettacolo di bene ma insidiato dal male il cui mistero si può risolvere forse solo assaggiandolo, e Gobemouche ne dà un piccolo assaggio sciogliendo la lingua.
Il poeta è un personaggio et et non un aut aut, e non è scettico né credulone; leggerò volentieri dell’incontro con chi quel bene incarna, in fondo anche Voltaire, il più grande degli scettici, tra una denuncia della perniciosità dell’ateismo e una della superstizione,  affermava della necessità per l’uomo morale di ammettere l’esistenza di un essere giusto.

Un componimento bello e che definirei di “carattere”, alla maniera goldoniana.

A presto, 
Minaoscarandre

Recensore Master
03/03/21, ore 23:38

Mio caro Cavaliere, sono momenti complicati quelli che stiamo vivendo e perciò ho voluto ritagliarmi del tempo per potermi immergere nel mondo che le vostre parole sempre sanno creare, e così ci avete riportato alla Disperazione che tanto amate e che ci avete fatto conoscere. Si possono percepire gli odori e i suoni della vita quotidiana della gente, tramite le vostre ambientazioni, all’interno di quella locanda, in un modo che altrove non si prova. Mi sono sporta sull’uscio ma non ho trovato la solita atmosfera, con quel popolo di varia umanità che contraddistingue il luogo stesso. Un silenzio quasi assordante si è concentrato in quel posto, con le poche persone che si osservavano, attendendo il momento propizio per svelare al poeta Gobemouche l’arcano. Lo si è chiamato alla Disperazione per dirimere una questione, e che gli altri avventori da soli non sapevano spiegarsi, e chissà che un uomo del suo ingegno potesse arrivare alla soluzione del dilemma. Qualcosa che si mesce alla Disperazione muta il comportamento di colui che ingolla il vino, dal corpo denso e piacevole, e mette a nudo i pensieri più disparati. Il poeta si è trovato a provare sulla sua pelle che la pozione ha effetti strani e chi ne è andato di mezzo è stato il piccolo Foret, anima pura e candida, che dovrebbe dal poeta essere accarezzato solamente con la sua penna. Lì alla Disperazione si considerano tutti insieme una variegata forma di famiglia che si supporta l’un l’altro come può. Tutti gli astanti, in questo frangente, il boia Sanson vicino all’affresco che raffigura la Nera Signora, il prete Etienne, l’oste Joss, persino il dottor Lassone medico della famiglia Jarjayes, tutti sono rimasti ammutoliti, perché l’episodio si è verificato nuovamente, pur con un altro avventore e allora occorre certamente indagare, ma con qualcuno che potrà ascoltare il loro argomentare, con mente aperta e tralasciando da dove provengano le persone che a lei si rivolgeranno, una persona dall’animo specchiato e che ha a cuore coloro a cui la disperazione alla loro vita viene comminata a piccole dosi, un tanto al giorno, quasi fosse una pena da scontare. Nel racconto si mischiamo sempre abilmente il sacro e il profano, scoprendo l’animo di ogni singolo personaggio nelle varie sfaccettature che la vita propone. Inutile sottolineare quanto sia sempre piacevole incontrarvi negli scritti che ci proponete e che immancabilmente ci conducono alla riflessione. Spero vorrete svelare l’arcano anche a noi lettori con una nuova tappa alla Disperazione magari in compagnia di Mademoiselle. La dama d’altri tempi, mentre vi attende, si inchina alla vostra fantasia e vi saluta caramente.

Recensore Veterano
02/03/21, ore 21:51

Allora, La Disperazione… ogni volta che vi entro ne resto stregata.
Quando si riescono a "sentire" i suoni, gli odori, a "vedere" i colori, i volti dei personaggi, le loro più piccole espressioni, vuol dire che il racconto ha quel tocco di magia, di veridicità che resta nel lettore. A me è accaduto e accade.
Davvero singolare l'invito che ha ricevuto Gobemouche, lui che con le parole gioca e scherza, lui che alle donne ruba solo baci.
Son lì ad attenderlo gli altri, Joss l'oste; fra Etienne, Foret e Sanson, tutti con il loro carico di disperazione sotto l'occhio vigile della morte che li osserva dall'affresco.
Qualcosa sta seminando morte e dolore tra i più deboli di Parigi, lì ne La Disperazione. La razionalità contro l'inspiegabile, è ciò che il dottor Lassone e fra Etienne cercano di spiegare a Gobemouche. Lo scetticismo di Michel si scontra contro il potere oscuro e devastante di un vino che ha il sapore del nettare.
Che sia un vino avvelenato o qualcosa di più oscuro, solo una persona è in grado di scoprirlo, solo ad una persona può importare ciò accade a La Disperazione. Lo sa il dottor Lassone e lo sa Foret che ha potuto conoscere lei. Entrambi ne conoscono l'integrità.
Anche il più umile, il più disperato, il più debole ha mille sfaccettature, ha le sue debolezze, la sua forza, la sua integrità e la sua lealtà. Un mondo così vivido e palpitante si muove in questa Disperazione.
Vi è così tanto in questo racconto, dietro ogni personaggio, dietro ogni parola.
Omnia praeclara rara.

Recensore Master
01/03/21, ore 17:34

Una combriccola improvvisata e variegata, ma forse Oscar darà loro ascolto.

Recensore Master
01/03/21, ore 11:22

Carissimo
Quanta filosofia in questo tuo scritto!!!!
Però sono un po' perplessa... non riesco a mettere a fuoco il segno più profondo del messaggio che le tue parole hanno voluto regalarci. Sarà esso, a suo modo, positivo alla "maniera Litfiba", oppure disgregante "stile Rimbaud"? Mah! Quindi a Parigi si è infiltrato un vino maledetto... (mentre la grappa, notoria distruttrice di fegati e di cervelli, rimane sincera). Lo sai già, ma te lo scrivo di nuovo: adoro questo tuo poetastro!!!!! Con questo racconto, poi, non posso che innamorami anche del dottor Lasonne! Quanto mi ha fatto ridere su queste tue righe!!! Perfino i grafici settecenteschi! (E sto ridendo anche adesso!) Ma sono tutti, del resto, strepitosi questi tuoi personaggi. Racconto bellissimo, di cui però ho dovuto ingrandire i caratteri, essendo io considerevolmente orba. Secondo me il proseguimento di questa storia ti è d' obbligo!!! Non vorrai mica privare i tuoi fan della narrazione di un simile spettacolare incontro?!
Infine... spero che quanto ci hai raccontato sia solo frutto della tua fantasia e non della tua esperienza personale.
Con fraterno affetto