Recensioni per
Sangue Puro
di dirkfelpy89

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
18/04/21, ore 18:01
Cap. 1:

Eccomi a lasciarti il giudizio al contest come recensione! Al di là del voto che hai preso, che sono sicura è solo una tappa in un percorso di crescita come autore, ci tengo a ribadire anche nella storia - off contest - che sei uno degli autori che ho scoperto nell'ultimo anno e che seguo con più interesse perché hai delle idee originali, scrivi dei Black, del Ministero della Magia con uno sguardo fresco e alternativo. Credo che continuando a esercitarti tu possa crescere come stile e tecnica narrativa per valorizzare al meglio le storie. 


Sesto classificato
dirkfelpy89/dirk89 – Sangue Puro
23/30


Specchietto
Autore EFP: dirkfelpy89
Nickname sul Forum EFP: dirk89
Link alla storia: efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3969656
Titolo: Sangue Puro
Tema controverso scelto: Suicidio e razzismo (del sangue)
Voto: 23/30
 
Grammatica: 4,10/5
Vedrai che alcune cose, tipo le scelte lessicali, le ho inserite nello stile, qui mi sono soffermata per lo più sulla grammatica. La costruzione delle frasi è generalmente corretta, ma ci sono degli errori che non posso non segnare.
In particolare, ho notato che ogni tanto cadi nelle ripetizioni che però non sembrano intenzionali e caratterizzanti il personaggio, il suo modo di parlare, le sue ossessioni. È un tranello in cui cado spesso anch’io e ti invito a lavorarci su perché aiuta a sviluppare la capacità di scrittura e a sperimentare nuovi modi di strutturare le frasi per dire gli stessi concetti. Nel complesso ti sono costate 0,30 punti (0,10x3)
“Rimango a osservarlo per circa dieci minuti, minuti nei quali l'uomo continua a sanguinare copiosamente, macchiando il pavimento già lurido.” In questa frase, la ripetizione di “minuti” non aggiunge nulla. (0,10)
“Il simbolo della mia vendetta e della vendetta di tutti quelli come me.” Analogamente, questa frase sarebbe risultata più scorrevole (e più corretta) scrivendo “Il simbolo della vendetta mia e di tutti quelli come me.” Che poi questa frase mi ha suscitato una serie di curiosità e interrogativi che però ti esplicito nella parte sul personaggio. (0,10)
“E man mano che si avvicinava il mio undicesimo compleanno, man mano in me cresceva la delusione, la sensazione di essere sbagliato ma allo stesso tempo la speranza che qualcosa sarebbe prima o poi cambiato.” L’uso di man mano indica un crescendo e non c’è bisogno di ripeterlo. Servirebbe anche un inciso “ma, allo stesso tempo, la speranza…” (0,20)
Ci sono alcuni errori di punteggiatura che ti sono costati nel complesso (oltre gli 0,10 che ti ho tolto nella frase precedente per l’inciso) 0,20 punti.
In questa frase manca una virgola tra riposo e perciò. “Sviene per il dolore, ma non posso concedergli questo riposo perciò riempio una tanica d'acqua ghiacciata e gliela getto addosso, risvegliandolo.”
In quest’altra frase, il lui in corsivo dovrebbe stare in un inciso. “Deve capire che cosa mi ha fatto, perché tutto è partito da Cygnus, perché mia madre mi avrebbe aiutato, avrebbe dato la vita per me, ma è stato lui, lui a mettermi i bastoni tra le ruote.”
Questo è proprio un errore, si scrive “fatto sta” e non “fattostà” (-0,10). Ho provato a controllare online se si potesse scrivere anche fattostà ma la Treccani mi dice che si scrive “fatto sta” e io tenderei a fidarmi. “Non so che cosa abbia notato per primo: se la mia espressione oppure la mazza che ho tra le mani, fattostà  che impallidisce e indietreggia.”
In questa frase manca un verbo: “É pallido come un cencio, il pavimento scivoloso da tutto il sangue che ha perso.” Il pavimento è scivoloso. (-0,10)
Nel complesso la grammatica è corretta, questi sono errori in cui è facile cadere quando si è presi dalla scrittura e le correzioni dei contest, nel mio modesto parere, servono proprio per far scattare un campanello d’allarme quando si rilegge e/o corregge una storia.
Stile: 4/5
Il tuo stile è sempre essenziale e scorrevole, noto che pur essendo molto asciutto stai migliorando con il tempo (forse anche grazie ai contest) e mi è piaciuto il modo in cui hai guidato il lettore tra i pensieri di Marius, gli ambienti di quella Nottingham degradata, il modo in cui hai dato indizi al lettore che gli permettessero di capire come avesse fatto Marius ad attrarre suo padre in quel posto.
Ci sono però alcuni aspetti su cui ti invito a lavorare e che riguardano per lo più alcune scelte lessicali che non sono errori di grammatica, ma che incidono sulla fruizione del testo.
“Acquattato dietro un paio di sporchi bidoni della spazzatura, osservo il mio vecchio e scheggiato orologio: mancano solo cinque minuti alla verità.” Se scrivessimo in inglese sarebbe perfetto il vecchio e scheggiato orologio, dubito che tu o Marius parliate così (e infatti il resto dei pensieri di Marius ha un altro genere di tono e di registro). Sebbene sia cresciuto negli anni 20 e la storia è probabilmente ambientata negli anni 30, visto che dall’albero dei Black risulta che Pollux è nato nel 1912, Cassiopeia nel 1915 e Dorea nel 1920 (Marius è ragionevolmente nato tra il 16 e il 19), un simile linguaggio non trova riscontro.
E infatti, poco dopo, “Normalmente prenderei un coltellino e mi taglierei il polso , uno dei pochi metodi che riescano a calmarmi in questi momenti dove la mia razionalità se ne va a puttane, ma non posso.” Prendere un coltellino e tagliarsi il polso è forse eccessivo, tagli lungo i polsi, sul polso, incidi il polso… (pensavi che ti criticassi la razionalità che va a puttane, eh? Hahaha)
“mi era rimasto un unico anello dei Black e con quello sono riuscito ad arrivare a Hogsmeade.” Mi era rimasto solo un anello dei Black, o dei Black mi era rimasto unicamente un anello, ma unico anello dei Black fa pensare che i Black non avessero altri anelli di famiglia, e sappiamo che non è così, visto che sono una famiglia facoltosa.
“Uccidendolo ho solo aggravato la sensazione perché mi rendo conto che adesso non ho più una ragione di vita.” La sensazione di cosa? Manca forse una parola.
 
Gestione del tema: 7/10
Come tema hai scelto il suicidio e il razzismo, inteso nell’accezione di discriminazione verso chi non ha i poteri magici. Nel caso di Marius, infatti, non si tratta di razzismo del sangue, alla fine lui appartiene alla Antichissima e Purissima Casa dei Black, ma è un Magonò.
Questo tema lo hai trattato in modo un po’ ondivago. Si vede che ti sei messo a scrivere, preso dall’ispirazione e poi a un certo punto la storia ti ha portato da un’altra parte. Non voglio mettere questa cosa nello sviluppo del personaggio, perché secondo me riguarda di più il modo in cui hai affrontato il tema del razzismo.
Tu mi dici:
"Vedete, non è la prima volta che capita. In alcuni ragazzi la magia si sprigiona solo pochi mesi prima degli undici anni, magari Marius è uno di questi!" l'ometto versava del dolce veleno nelle orecchie di mia madre. Ma mio padre sapeva, mio padre aveva già capito che sarei diventato un Magonò, glielo leggevo in quegli occhi grigi e vuoti.
E man mano che si avvicinava il mio undicesimo compleanno, man mano in me cresceva la delusione, la sensazione di essere sbagliato ma allo stesso tempo la speranza che qualcosa sarebbe prima o poi cambiato.”
E poi, quando arriva il momento in cui al compimento degli undici anni, viene abbandonato, mi dici:
Solo perché a undici anni non ero capace di lanciare incantesimi: la notizia si sparse immediatamente e tutta la mia famiglia e gli amici dei miei genitori rapidamente si affrettarono a chiudere tutti i rapporti con il sottoscritto. Fecero finta che io, un bambino con la sola colpa di non avere un briciolo di magia nelle vene, non esistessi. Chiusero le porte in faccia a un ragazzino, un bambino che fino a qualche mese prima vezzeggiavano e viziavano. Come si fa, come si fa a passare da amore a odio in così poco tempo?
Delle due l’una: o Marius era amato e viziato e allora è rimasto di stucco, traumatizzato, per l’essere stato improvvisamente rifiutato dalla famiglia, oppure c’è stata un’escalation di diffidenza e delusione che li ha portati alla decisione di abbandonarlo e Marius è arrivato “preparato”, magari non pensava che sarebbero arrivati ad abbandonare loro figlio, ma che non fosse accetto in casa doveva essergli chiaro.
Sarei stata felice se mi avessi mostrato del conflitto, persino di Neville sappiamo che lo zio ha provato a metterlo fuori dalla finestra per vedere se era un Magonò o meno, qui abbiamo solo le rassicurazioni dell’istitutore, nemmeno la frustrazione di Marius che non riesce a evocare la magia, i rapporti con i fratelli, come ha vissuto? Quando Cassiopeia e Pollux sono partiti per Hogwarts e lui non ha sviluppato nemmeno un segno di magia, come si è sentito? A ogni modo, questo è uno dei motivi per cui non metto il gradimento personale tra i parametri, perché rischio di andare fuori binario, ma sono interrogativi che mi sono rimasti.
Di lui, del razzismo verso i Magonò, non sappiamo niente a parte che delle persone gli hanno voltato le spalle (ma chi a parte la famiglia? Ha provato a mettersi in contatto con qualcuno?) fino a quando non decide di attuare la sua vendetta. Raggiunge la maggiore età (così può lasciare l’orfanotrofio) quindi ha 18 anni e passa sette anni tra Nottingham e Hogsmeade per ideare il suo piano, quindi al momento della storia ha almeno venticinque anni.
Nel momento in cui compie la vendetta realizza l’inutilità del gesto. È una presa di coscienza che fa malissimo, perché solo pensare quanto lui abbia dedicato l’intera vita a quel piano, che ha portato a termine, e che non gli ha dato la soddisfazione che si attendeva, lo ha privato di una ragione per andare avanti. È un personaggio negativo, un eroe tragico, il tuo Marius, incapace di evolvere e staccarsi dal passato e, in un certo senso, ricorda Sirius per questa sua incapacità di evolvere.
Il suicidio è l’epilogo, ma non direi che è il tema controverso principale. Avrei messo razzismo e suicidio, non il contrario, visto che per tutta la storia Marius non ha pensieri suicidi, anzi, vuole uccidere, ha una ragione che lo porta ad alzarsi ogni mattina e orientare tutte le forze, sopporta stenti, fatiche e lavori miseri pur di raggiungere il suo obiettivo con una determinazione invidiabile. Il suicidio arriva alla fine, improvviso, come conseguenza di una presa di coscienza che giunge alla fine come risposta alla sua incapacità di crescere e andare oltre.
Gestione dei personaggi: 8/10
La caratterizzazione di Marius è interessante. A me piace moltissimo il modo in cui tu sia riuscito a rendere vivo e non banale un personaggio di cui non si sente mai scrivere e/o leggere. È solo un nome sull’albero genealogico dei Black (anzi nemmeno quello, visto che è stato cancellato dall’arazzo) eppure tu gli hai dato un vissuto, dei pensieri e una prospettiva. Sono le contraddizioni che ho rilevato nella costruzione del personaggio che non mi permettono di darti il punteggio piano. Il fatto che il percorso di Marius e il rapporto con la famiglia non sia ben definito, non si capisca se lui fosse cresciuto viziato e poi all'improvviso gli hanno voltato le spalle o questa cosa fosse nell'aria, visto il malumore che percepiva. Il suo rimanere ancorato a quell'obiettivo, a un trauma che si porta avanti dagli undici anni e diventa la sua sola ragione di vita ha finito per appiattirlo un po'.
Ho amato anche Cygnus che forse è un po’ troppo Malfoyesco per essere un Black, ma ho apprezzato la sua rigidità che si infrange quando si trova contro il figlio che gli rinfaccia il dolore provato e lui cerca di negoziare per mettersi in salvo. Ho percepito un certo cinismo, non gli importa del figlio, vuole solo mettersi in salvo, all’inizio nemmeno lo riconosce e solo quando prova dolore finisce per provare a dialogare. L’ho trovato molto coerente come personaggio di una famiglia Purosangue altolocata come i Black.
Voto: 23/30