Recensioni per
Sunny days never last enough
di Roxanne Potter

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
18/04/21, ore 18:05

Eccomi a lasciare il giudizio ricevuto nel contest "Magicamente controversi!" indetto da me sul forum di EFP.

[B]Terzo posto
Roxanne Potter/Veronique97 – Sunny days never last enough
28,5/30 [/B]


Autore EFP: Roxanne Potter
Nickname sul Forum EFP: Veronique97
Link alla storia: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3973170
Titolo: Sunny days never last enough
Tema controverso scelto: Salute mentale, pensieri intrusivi-ossessivi, accenni di alcolismo (Per il resto ti rimando alle note in fondo alla storia)

Totale: 28,5/30



Grammatica: 5/5
Nulla da dire sulla grammatica, non un errore, di battitura, di grammatica o di sintassi. Brava! Mi piace il modo in cui articoli i periodi, le frasi sono brevi, ordinate e rendono la lettura fluida e scorrevole.


Stile: 5/5
Lo stile introspettivo che hai scelto per descrivere i problemi di Lorcan, i pensieri intrusivi che lo spaventano e destabilizzano, è semplicemente perfetto. Persino l’uso della metafora tra i giorni di sole e quelli di pioggia e la ripetizione, sintomo del disturbo ansioso che l’accompagna è interessante e funzionale alla narrazione. In generale ho trovato la tua storia molto scorrevole, mi sono trovata alla fine quasi senza accorgermene. Ho sbirciato alla barra di scorrimento al lato della finestra del browser solo quando Lorcan e Hugo hanno iniziato a giocare da professionisti e mi sono domandata a fino a che punto della vita di Lorcan saresti arrivata. Ad ogni modo, lo stile adoperato è perfetto per mostrare l’introspezione di un ragazzo adolescente e non ho nessuna osservazione da fare a livello di correttezza.


Gestione del tema: 10/10
Trovo che tu abbia trattato il tema scelto in modo assolutamente coerente e delicato. Emerge la fragilità di Lorcan, la sua sensibilità e il terrore che quei pensieri, così sbagliati e terrificanti, siano il preludio di una sua trasformazione. L’ansia di vivere nuovamente quei pensieri lo porta a adottare comportamenti che evitano le situazioni e finiscono per isolarlo nei momenti in cui lui è più fragile e ha maggiormente bisogno di aiuto.
Ho apprezzato come tu abbia saputo rappresentare l’escalation del problema fotografando i vari momenti della sua vita e le risposte di Lorcan al problema che lo rendono sempre più fragile ed esposto. Inizia evitando gli stimoli a quei pensieri: il fratello, la madre, il padre. Se non vede gli altri ,non può pensare di far loro del male, è sicuro che non lo farà perché loro non sono con lui. Cerca di neutralizzare lo stimolo e proteggere l’altro. La famiglia non riesce a cogliere il dramma che vive Lorcan, anche se Lysander capisce che qualcosa non va, ma si accontenta delle spiegazioni del fratello, o forse aspetta che si senta pronto per parlarne o, come spesso accade, sottovaluta il problema.
Poi, i pensieri si fanno più forti e difficili da controllare, la crisi durante la cena di Natale è simbolica: il periodo in cui l’amore e i pensieri positivi sono più forti, dove maggiormente si sente il calore familiare e proprio lì la crisi è più violenta, al punto da allarmare Luna e Rolf.
Infine, arriva Lily, l’amore per lei diventa così forte che la reazione di quel pensiero porta Lorcan – per la prima volta – a far trapelare qualcosa al di fuori della sua testa, quasi a confermare le paure di essere un mostro.
Se le filastrocche non funzionano, se i comportamenti evitanti non bastano più, se gli esercizi di respirazione sono insufficienti, allora l’alcol sembra la risposta naturale, complice il costume sociale di bere in compagnia. Lorcan cede all’impulso di bere, prova sollievo nel narcotizzare la coscienza, ma poi il risveglio diventa sempre più grave e preoccupante. È interessante come Lily sia stata in grado di creare una rete di protezione e come abbia coinvolto Lysander e Hugo e insieme gestiscono il problema.
Il finale è aperto, segno che la battaglia non si vince mai del tutto e che ogni giorno di sole va conquistato, anche se ce ne sarà anche qualcuno di pioggia. L’amore, però, rende meno spaventosa la pioggia.



Gestione dei personaggi: 8,5/10
Ho trovato interessante il modo in cui hai caratterizzato Lorcan e hai mostrato la sua discesa negli abissi dell’alcolismo e la lotta per riuscire a uscirne conquistando, giorno dopo giorno, la libertà. Non so se sia a causa dello stile introspettivo o del fatto che il vissuto di Lorcan assorba gran parte della narrazione, ma ho trovato meno definiti gli altri personaggi e il tipo di rapporto che hanno con il protagonista.
Lysander e Hugo, in particolare, ma anche Lily che, pur essendo vista attraverso gli occhi di Lorcan, rimane quasi sullo sfondo. Ci sono dialoghi e interazioni, ma è arrivato molto poco della loro caratterizzazione e del loro legame con Lorcan al di là del ruolo che ricoprono.
La prima sensazione su questa gestione distaccata degli altri personaggi l’ho avuta con Luna e Rolf, però, mi sono detta “è una scelta narrativa, il protagonista è adolescente, è normale che la famiglia venga tenuta fuori.” Fatico a immaginare Luna non dire nemmeno una delle sue frasi al figlio, visto che lei si è sempre mostrata molto empatica con Harry per tutta la saga. Non ho capito bene la caratterizzazione di Lysander e la sua evoluzione. Insomma, ho avuto la stessa reazione di Lorcan quando se n’è uscito con la frase: “Ti sei messo a cantare una canzone di Celestina Warbeck. Credimi, è stato terribile. Già di tuo non sai cantare, da ubriaco fai proprio sanguinare le orecchie. Sinceramente avrei preferito che ci ammazzassi a coltellate e che dessi fuoco alla casa.”
Lo so, voleva scherzare e sminuire il problema, ma è stato fuori luogo, superficiale e mi ha gelato il sangue con quella battuta. Avrei capito se gli fosse sfuggita all’inizio, ma dopo anni in cui lui e Hugo aiutano il suo fratello gemello ad affrontare quel problema è incredibile che abbia un simile atteggiamento. Non ho nel resto della storia sufficienti indizi – specie attraverso i pensieri di Lorcan – che mi facciano pensare che Lysander sia così radicalmente diverso dal fratello e che vi sia questo muro di incomprensione, nonostante conosca il problema.

Totale: 28,5/30

Recensore Master
15/04/21, ore 00:18

Il D.O.C. è un disturbo molto diffuso. Trovo che tu ne abbia colto l'essenza in quel "Batti le palpebre tre volte e conta fino a dieci".
Sono i rituali che permettono alla persona di ritrovare una sorta di calma apparente: ma i rituali diventano sempre più complessi e più invasivi mano a mano che il disturbo dilaga.
Come descrivi tu spesso il D.O.C. si associa ad altre problematiche sia psichiatriche che di condotta, come l'alcolismo o l'abuso di sostanze, che si associano alle varie ritualità.
Hai descritto molto bene le paure e le fobie che si possono generare, compresa la paura di perdere il controllo e poter fare del male.
E' un disturbo che solitamente fa il suo esordio entro i 25 anni e quindi colpisce una fascia giovane.
Ovviamente nessuno ha la pretesa di voler informare scientificamente qualcun altro senza averne titolo, ma credo che storie come la tua vadano rispettate e premiate perché hanno il merito di puntare il riflettore su qualcosa di dolorosamente reale. Spesso i disturbi di tipo psichiatrico si portano dietro uno stigma pesantissimo che genera ulteriore dolore e isolamento, incentivando così il disturbo in un cerchio che non ha via di uscita. Tutti dovremmo tenere a mente il famoso motto dell'ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano: "Da vicino nessuno è normale". La fragilità psichica è qualcosa che potrebbe colpire chiunque: un grave periodo di stress, molteplici situazione difficili da affrontare tutte insieme, problemi famigliari, lavorativi, relazionali. il covid ad esempio ha riempito i reparti delle Neuro Psichiatrie infantili di ragazzini che sono stati defraudati della loro normalità che hanno iniziato a sviluppare malessere e disagio.
L'unico rimedio è cercare aiuto, parlarne con un adulto di cui ci si fida, con il proprio medico, con un amico e soprattutto cercare l'aiuto di un professionista. Se ti fa male un dente cerchi un dentista, se ti fa male l'anima devi cercare qualcuno che ti aiuti a vedere una via d'uscita. Non c'è nulla di cui vergognarsi: siamo esseri umani, dannatamente forti, ma altrettanto dannatamente fragili, soprattutto in una società alienante come la nostra.
Sono content* di aver letto questa storia e il suo messaggio.

Grazie

GiunglaNord