Mio caro Cavaliere, mi sono approcciata allo scritto per avere contezza di cosa sarebbe potuto accadere ad Oscar e André in quel lasso di tempo, che il Marchese aveva concesso loro, per sperimentare, ognuno per conto proprio, cosa volesse dire assumere il Maudit, ma devo ammettere che state volando al di sopra della comprensione di questa povera dama, che si chiede dove vogliate andare a parare con quanto avete argomentato.
Partiamo da André che sta facendo la conta di quanto dolore gli abbiano procurato gli uomini del marchese e di quanto vino sia stato costretto ad ingollare contro voglia, per poi ritrovarlo preda di una allucinazione dove tutto diventa magnifico. Una visione onirica della sua Oscar, alla quale sta pensando talmente intensamente, da non volersi rendere conto di quanto stia in realtà accadendo. Un luogo magico si è aperto dinnanzi ai suoi occhi, entrambi vedenti, che possono ammirare la meraviglia che si staglia davanti a lui, e, meraviglia tra le meraviglie, la sua Oscar, contornata di rose con cui ella gioca, ma nel mentre lei parla lui insegue il suo sogno, quello di poterle baciare quelle labbra che paiono due petali di rosa. Ma lei sta tentando di parlargli per svelargli un arcano. Colui che sta intessendo questa particolare storia sta andando a briglia sciolta, interseca finzione e verità, personaggi reali a quelli di sua creazione, che sotto la sua direzione prendono e vivono di vita propria. E’ un mistero il luogo dove costui intende portarci. Ora la sua fantasia ha inserito un nuovo personaggio, la piccola Therese, la quale ha una sua propria storia, che con tutta probabilità si intreccerà con quella di tutti i personaggi presenti in questo racconto corale, partito dalla Disperazione e giunto fino a qui.
A proposito della Disperazione, abbiamo nuovamente incontrato tutti coloro che la frequentano e che sono in attesa che il comandante biondo e il cavaliere innamorato facciano ritorno dalla missione per scoprire i veri effetti del Maudit. Tutti, ma proprio tutti sono in attesa: Joss l’oste, che non si dà pace per aver servito del vino maledetto alla sorella di Gobemouche il quale, forse ancora in preda ai fumi del Maudit, sente l’esigenza di ferire qualcuno, qualsiasi persona presente ma non Foret, l’anima candida che ha messo sul chi va là gli astanti presenti nella locanda. Tutti sono attenti, persino il boia di Parigi si è mosso dal suo tavolo, sempre pronto per lui, e si è avvicinato all’affresco della Morte che sembra volergli parlare con quei suoi occhi che guardano solo lui. Fra Etienne come sempre è della partita ma sentendo un’aria strana e gelida pervadere la Disperazione, per precauzione o per chissà cos’altro, si fa il segno della croce. Il dottor Lassonne impone calma, occorre attendere. E il poeta dei cenci Gobemouche, anche lui ora sembra interdetto dopo aver sentito Foret dire che Madamigella è in pericolo.
Insomma mio caro Cavaliere, avete smosso il tangibile e l’intangibile in questo passaggio, mantenendo ben nascosti i vostri propositi. Cosa volete farci scoprire? Un interrrogativo che, ora più che, mai esige una risposta e che, per ottenerla, occorrerà attendere che la vostra fantasia prenda nuovamente il volo per chissà quali lidi.
Un saluto un tantino piovoso dalla vostra dama d’altri tempi in curiosa ricerca di luce e che si scusa per essersi persa fra troppe parole. |