Recensioni per
E dei remi facemmo ali al folle volo VIII
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
03/07/21, ore 18:31

Purtroppo per motivi di lavoro, ho dovuto abbandonare la lettura per un po’. E quando l’ho ripresa? Mi sono trovato in mezzo a Heart of Darkness nei vigneti francesi del ‘700! Che colpo di scena!
Inutile dire che la vostra scrittura messere è magistrale, sapete tener alta l’attenzione del lettore con sapienti entrelacement delle due vicende narrate. Inutile dire che avete creato un personaggio straordinario col vostro de Sade, che alla fin fine è meno malefico di quanto sembri e anche un po’ ottuso nella propria vanagloria (chissà se avete pensato al segno del Leone?). Il lettore ne è entusiasta e ringrazia. Inutile dire che i personaggi che animano il Désespoir sono veramente una creazione narrativa degna di un grande scrittore. Il lettore li ama e vorrebbe sempre sentir narrare delle loro vicende. Fra questi grandi personaggi Oscar e André quasi scompaiono, ma io non ve ne faccio una colpa, la colpa è del talento della vostra penna. Ah, sì, magari così tante citazioni intertestuali alla lunga stufano il lettore! Il lettore ha capito la vostra bravura che non ha bisogno di ulteriori sfoggi di cultura. Ma non sarete mica, invece, la reincarnazione di de Sade?

Recensore Veterano
10/06/21, ore 12:20

E così il dolce frutto sotto il cielo chiaro diventa feroce, la terra è slabbrata da un sacrificio pronunciato a sua insaputa e da labbra non sue, da bocche che sfama generosa ma il cui sopruso subisce netto. Taglia, infatti, il suo chiuso silenzio la boriosa saccenteria di chi crede di saperlo interpretare e ne approfitta nella disperata necessità di mutare il sogno di una vita d’abbondanza in realtà, ché quel che la terra dà è raccolto dalle luride mani di chi la possiede.
È un mondo scisso quello che si dividono “l’uomo quasi vecchio sul serio” e il divin Marchese, l’uno fatto dell’aleatoria magnanimità del Cielo, l’altro della concretezza della terra.
Il primo offre un sacrificio irragionevole infilando lo sguardo sbilenco nella stanza dell’innocenza, il ratto di anime pure a suggello del patto di morte e sangue con la terra, il secondo offre un richiamo alla ragionevolezza e alla pienezza di quella vita che ama e divora famelico.
Siamo ancora nella babele dove alla ragione non si risponde con la ragione e il sentimento non parla al sentimento, la discrasia è assordante, un mormorio basso di voci che non si riaccorda a quel silenzio rotto e non ancora ricomposto.  
Confido nei tuoi due demiurghi.
A presto, 
Minaoscarandre 

Recensore Junior
02/06/21, ore 22:43

Mio carissimo Gral, un altro Volo che ha il sapore dell’incredibile ma al cospetto del quale sospendo, per invito del tuo Demostene, la mia incredulità, consapevole che la realtà spesso sa essere più incredibile della finzione stessa.
Ma questo in fin dei conti è un testo con i piedi ben saldi a terra così com’è radicato nel terreno fertile dell’ignoranza dell’uomo dove - e passi la metafora fiorita - l’albero della cuccagna del suo delirio di onnipotenza è sempre in boccio. La tracotanza di chi si illude di poter volgere un evento futuro in proprio favore tramite un gesto che trascende ciò che è intelligibile e per apocope di innocenti.
Il motore remoto dello sforzo linguistico e interpretativo è quell’aggettivo innocente, predicato nominale di una copula accertata e complemento di mezzo ironicamente trovato per capriccio del fato. Il bisticcio, non di parola ma scarto di pensiero, arriva all’orecchio di coloro che leggono come una sorta di chiasmo complicato, anzi una specie di antisagoge che innesca e disinnesca - dipende dal lettore  - postulati e assiomi  sillogistici rendendo all’argomentazione di più ampio respiro. 

Mi era mancato leggerti, ti aspetto al prossimo Volo, sempre solo tua di fuoco e fiamma.

Fiammetta

Recensore Master
21/05/21, ore 22:58

Caro messere, che meraviglia di capitolo ci avete donato.
Oscar e André possiedono entrambi un cuore puro, vibrano di amore e non possono accettare che degli innocenti paghino per abusi, consuetudini abominevoli, e la loro purezza si congiunge ad un'altra creatura a cui tutti vogliono bene e che induce a credere alla potenza suprema di Dio, colui che tutto può anche chi aveva smarrito la via.
Bell'idea contadini superstiziosi per De Sade colui che non crede in nulla e ancora una volta questi tre si ritrovano dalla stessa parte.
Una dama coraggiosa, soldato addestrato, un cavaliere innamorato pronto a tutto, compreso salvaguardare anche chi sbaglia, un marchese che è un padrone che vuole vederci chiaramente, aspetto il seguito con trepidazione.
Bravo Gral, continua così un abbraccio

Recensore Veterano
20/05/21, ore 20:17

Allora, chi se non tu?
A La Disperazione aleggia il buio, che sembra inghiottire tutta la luce che Gobemouche aveva acceso su quel muro. Sembra prendere ogni respiro del pulcino l'oscurità che avvolge il luogo e gli animi dei disperati.
Il pulcino sta combattendo contro l'oscurità, contro un morbo scuro. Sa che lei è in pericolo, sa che lei sta per lottare contro il Male.
Debole luce in quell'oscurità, l'amore che i disperati provano per un piccolo pulcino. E, anche chi non crede più, si affida a ciò che sembra il solo rimedio per salvare un innocente.
Lei pronta a combattere, interrompe l'azione e l'incredulità davanti alla credula superstizione che sacrifica la purezza di giovani vite. La giovinezza sacrificata in nome di un folle modo di pensare perché la Terra non chiede sangue, chiede lavoro, dedizione e rispetto. L'ingiustizia di giovani vite spezzate, il Maudit si nutre di questo.
Lei che sa che la giovinezza non protegge dall'ingiustizia, che la ricchezza non protegge più della povertà. Che sa che una vita innocente può essere sacrificata in nome della follia dell'uomo. E sì impone la volontà di mettere fine a quell'ingiustizia, qualunque sia il prezzo da pagare.
E il pensiero, lieve, scivola a lui e a quell'amore che lento ha iniziato a scorrere nelle vene, ancora inconfessato.
L'indignazione per le giovani vite sacrificate sull'altare della superstizione e dell'ignoranza scuote il Marchese, pronto a vendicare una tale ignominia, perché la vita è intoccabile anche per lui.
Lui, che conosce la verità, che conosce il pericolo, torna a credere. Lui, cavaliere innamorato.
Ma adesso che viene la sera ed il buio, continuo a credere al presente che è certezza e a questo folle volo.

Recensore Master
20/05/21, ore 11:45

Mio Caro Cavaliere, sono giunta con un poco di ritardo da Voi, ma si sa che, per apprezzare bene una lettura, occorre avere tempo e mente libera, anche perché con Voi è una continua full immersion nei pensieri e nelle sensazioni dei personaggi di cui narrate le vicende, che sono loro ma che, tramite la vostra penna, diventano poco per volta anche nostre. E poi cosa dire di tutti gli accenni che via via inserite nei vostri lavori, riferiti a opere letterarie varie nonché cinematografiche, che rendono ancor più visibile ciò di cui raccontate. Vediamo pagine di storia passare di fronte ai nostri occhi durante la lettura, con qualche accenno appunto cinematografico nonché artistico, nelle pose e nei movimenti che fate assumere e compiere, ora a un personaggio ora all’altro, tanto da farli sembrare statue di opere dal famoso rimando.
Tutta la narrazione è velata da un alone di mistero che avvolge Oscar e i tre uomini che sono andati a farle uno strano, quanto surreale, discorso che lei ascolta e nel frattempo medita una sortita in puro stile militare, ringraziando gli insegnamenti paterni di tattica e strategia. Inevitabile il rimando ad alcune recenti pellicole su Sherlock Holmes interpretato da Robert Downey jr., come ha sottolineato puntualmente Galla88, che hanno reso i pensieri di Oscar addirittura plastici, ma sempre attenti alle parole che lasciano uno strano amaro in bocca, poiché si parla di vittime sacrificali da donare alla Terra che è Madre di tutti coloro che la lavorano e che le devono rispetto e che pensano che lei reclami, per i doni che concede con il lavoro, del sangue per potersi sempre rinnovare ad ogni raccolto. Oscar ascolta sconcertata quando comprende che già una bimba è stata sacrificata sull’altare della follia e della superstizione contadina e un’altra potrebbe essere sacrificata se lei, che è un soldato, pronta alla battaglia e a morire per qualsivoglia causa, non si offrisse di prendere il suo posto pur di salvare una vita innocente.
Intanto a “distanza siderale” André sta osservando la sua Oscar, perso in quel sogno dell’Eden, ma sente che è in pericolo e senza porre tempo in mezzo affronta il Marchese, il quale lo ascolta e resta stupito di sentire quanto raccontato e decide di intervenire, poiché lui è sì un libertino della peggior specie, sempre servo della depravazione, ma con certi limiti che da solo si è dato e che mai ha inteso oltrepassare. Ora occorrerà vedere come i due intenderanno agire per portare in salvo Oscar o se lei stessa, tutta da sola, sarà in grado di uscire fuori da questa strana situazione, mentre con il pensiero vaga indietro nel tempo e facendosi forza del fatto che André era sempre ruiscito ad intervenire per lei, per uno strano gioco del destino, o per una particolare corrispondenza elettiva stabilitasi tra di loro da tempo immemore e che sa essere forte.
Poi uno sguardo alla "Disperazione" non possiamo non darlo, e troviamo quel mondo completamente in balia di un evento che ha scosso le coscienze di tutti coloro che la frequentano: Foret è caduto preda di un attacco epilettico, il “morbo sacro” e tutti non sanno a che santo votarsi. Joss sta tentando di rianimare quell’anima pura di Foret che, nel suo delirio, riesce solo a profferire una parola “Lei”, forse perché ha visto o sentito qualcosa che potrebbe mettere in pericolo questa lei di cui nessuno conosce il nome. Tutti sono accorsi, informati dall’oste e per intervento di Gobemouche, il quale ha chiamato a raccolta tre ragazzini vestiti di stracci, degni veramente della “corte dei miracoli” di uno dei film di “Angelica”, affinché portassero alla Disperazione sia il boia di Parigi, il dottor Lassonne e persino Fra Etienne, qualora i sevigi degli altri non fossero bastevoli in questo particolare caso. Ognuno di loro non si è fatto pregare, è accorso immantinente, lasciando ogni altra occupazione o persino un momento di tempo speso in famiglia, cercando di portare il proprio supporto, mettendo a frutto le proprie capacità pur di portare sollievo al misterioso malessere che ha colpito il Pulcino e che ognuno di loro ama come se fosse un figlio proprio.
Continuiamo ad apprezzare la varia e sentita umanità che popola questo luogo e che assume sempre più l’aspetto di una Famiglia, strana e allargata, a cui tutti sono legati da quei fili indissolubili che solo l’amore, in tutte le sue forme, riesce a collegare.
Racconto come sempre corale, un po’ dark, un po’ mistico, un po’ soprannaturale che lo rendono accattivante capitolo dopo capitolo, scoprendo l’anima dei personaggi e apprezzandone la passione.
Come sempre avrei voluto essere breve nel commentarvi, in quanto avevate già detto tutto Voi, ma le dita hanno preso penna e calamaio e hanno deciso di scrivere da sole.
Vi attendo con il prosieguo e per sapere come si compirà l’opera di salvataggio e nel mentre Vi ringrazio per gli spunti di riflessione che ci state donando. Un caro saluto.

Recensore Veterano
19/05/21, ore 20:26

Egregio Sacrogral, 
Mi complimento per l'ennesimo capolavoro, la tua ottava fatica, che ho letto tutto d'un fiato e ho adorato dall'inizio alla fine.
Capitolo scritto divinamente (come sempre, del resto). Come già anticipato, ho apprezzato tantissimo i riferimenti cinematografici e letterari, l’articolazione e la trattazione degli eventi, la presenza di contenuti noir è un po’ scabrosi (che io adoro). 
Ma procediamo con ordine. 
Innanzitutto, ho amato il richiamo di Oscar agli   insegnamenti paterni e alla logistica militare. Il  Generale quando disquisisce di strategia e di tattica e' meglio di Von Clausewitz! Tanto di cappello!
E tutto questo mentre Andre' si trova ‘leggermente’ ubriaco in una stanza vicina, ma “a distanza siderale”, nella biblica terra del latte e del miele contemplando la sua Eva ricoperta di petali di rosa.
Subito dopo veniamo catapultati alla “Disperazione” dove Foret, come una sorta di piccola Pizia al maschile, viene colpito da un attacco epilettico (il “morbo sacro”).
Questa tua descrizione mi ha ricordato tantissimo - e scatta ancora il riferimento cinematografico 😉- una scena simile de “Il patto dei lupi”, nel momento in cui  il cavaliere di Fronsac del Giardino del Re e l'amico irochese Mani salvano la ‘strega del villaggio’ colpita da un attacco epilettico, dopo essere giunti in una desolata landa francese per scovare e catturare la bestia del Gévaudan, mitologica creatura  e assassina brutale di numerose fanciulle.
In seguito ritorniamo da Andre’ e dal Marchese che, dopo aver lasciato da parte le reciproche recriminazioni, hanno una sorta di chiarimento uniscono le forze nella ricerca nella nostra beniamina. Andre’, grazie alla sua visione/rivelazione, ha intuito la losca storia dietro la produzione del Maudit, e il Marchese addirittura lo chiama per nome!
Nel frattempo pure Oscar, nel confronto con i tre bifolchi superstiziosi, capisce l’antifona e pensa a come difendersi e a colpire i suoi avversari meglio di un ninja (e qui il riferimento a Robert Downey jr/Sherlock Holmes e’ palese 😉). Subito dopo, però, cambia idea e, piuttosto di mettere a repentaglio la vita di una bambina innocente, decide di immolarsi lei stessa sull’altare del sacrificio. E si spiega anche la natura del suo sogno. Vogliono una vergine pura e immacolata per i loro riti di  sangue e quella avranno. Come fa a pensare, anche per un solo momento, che ci sia il Marchese dietro a tutto questo?! 
Oscar ha quindi una sorta di flashback, dove viene ripercorsa, in maniera magistrale, una carrellata di episodi significativi che hanno lasciato il segno: il suicidio della giovanissima Charlotte di Polignac, “sacrificata all’ambizione”, e l’infanzia della stessa Oscar addestrata dal padre ad affrontare e a vincere damerini blasonati come Girodelle.
La natura non sbaglia, è l’uomo con la sua crudeltà e la sua tracotanza a distorcerla!
Inevitabile il pensiero corre all’amore mai conosciuto, ad Andre’/il cavaliere innamorato, a quando riuscì a salvarla dall’esplosione portandola in spalla fuori dal convento sconsacrato. E vorrebbe richiamarlo a se’ con la sola forza del pensiero, come avvenne in quell’occasione.
Alla fine Andre’ e il Marchese, fanno ulteriore chiarezza, anche sulla vicenda di Therese (ma era vergine?!), uniscono le forze e si apprestano a recarsi nella vigna per salvare Madamigella la Luminosa, “pura e dura come un diamante” dalla più becera e sanguinosa superstizione.
Povero Marchese! Forse è veramente il caso che si dia alla coltivazione dei tulipani 🌷!

Ps. Ho sempre pensato che “La cura” di Franco Battiato, con il suo stupendo testo, descrivesse perfettamente la portata dell’amore di Andre’ per Oscar.

Recensore Master
19/05/21, ore 14:55

Ciao Sacrogral,
la tua storia continua a tenermi incollata allo schermo, il voler saperne sempre di più, lo sperare che la conclusione del capitolo non sia ormai prossima.
Questo racconto a tinte crepuscolari (mentre lo leggo è come se l'atmosfera fosse tinta di un azzurro carico di tempesta ;non so se ha senso ma ormai le mie dita scrivono quello che passa per il mio cervello :)), mi prende e mi trasporta lì, ora alla residenza del marchese ora alla Disperazione. Un luogo degno del suo nome, ma dove ci sono animi buoni, dove l'aspetto dei singoli, per quanto possa sembrare brutto all'apparenza, è privo di significato di fronte alla grandezza dei loro cuori. Tutto il bene che provano per questo ragazzino è espresso qui, dove nessuno si tira indietro per cercare di salvarlo da non si sa cosa.
Nonostante i toni della storia, questi momenti riscaldano dentro.
Poi abbiamo Oscar, Andrè e il marchese.
Forse ingenua io ma non mi aspettavo questo risvolto, ero lì che cercavo nella mia testa di trovare una soluzione ma probabilmente non ci sarei arrivata a pensare a questo. Mi piace molto, dark, un po' soprannaturale...cioè un po'... diciamo che se non è il Maudit a far fare sogni del genere forse è altro.
In effetti povero marchese, lui pensava ad una visita di cortesia e invece, come biasimarlo. Anche perché dopo tutto quello che hanno passato questi tre, se fossi nel marchese anche io mi sarei sentita offesa.
E ora aspetto con curiosità come i nostri salveranno (?) Oscar, se si salverà da sola, se Thèrése avrà giustizia, se Foret si salverà...non farci strani scherzi grazie.
E' stato un piacere leggere questo capitolo e aspetto il prossimo :)
Alla prossima
Gio

Recensore Veterano
18/05/21, ore 20:36

La parte su Saverne mi è piaciuta moltissimo, ha un ritmo molto veloce ma allo stesso tempo una profonda intensità.
Complimenti

Recensore Master
18/05/21, ore 19:19

Caro Sacrogral,
Ho appena terminato la lettura di questa tua ultima fatica letteraria.
Ti scrivo subito, a scanso di equivoci, che quanto ho letto mi è piaciuto.
Impossibile il contrario, date tutte le belle "cose" apparse su queste righe: buona scrittura, infiniti richiami ad altre opere (tue e altrui), perfetta articolazione dei diversi eventi trattati, grande e fervida vena creativa.
Te lo riscrivo... questo tuo scritto ha incontrato il mio pieno favore, ma, come alcuni capitoli fa non ho potuto evitare di rilevare un certo punto di debolezza nel modo da te scelto per rappresentare il personaggio "De Sade" (reso troppo letterariamente), nemmeno in questa occasione posso esimermi dal "mettere in primo piano" la parte più in "ombra" di quanto ho letto.
Non ti inalberare immediatamente, per favore, poiché la mia osservazione è (ma lo è sempre) portata avanti con infinito affetto e con il solo scopo di essere, in qualche modo, utile a questa tua bella storia.
Sarò breve... Il "problema" abbraccia due voci: purezza della vittima sacrificale e "comprendonio" della divinità malefica messa in campo. Nulla da eccepire sulla realtà di Oscar (che, per quanto mi è dato di ricordare, pur amando già Andrè non ne è già divenuta l' amante effettiva) e nemmeno sulla povera figlia di quel vecchio rincitrullito e schiavo del male (di cui nulla ci è dato di sapere, ma che è del tutto naturale ritenere la più pura delle ragazze), ma che dire di una giovane già frequentatrice abituale del talamo del Marchese, cioè della povera creatura sacrificata alla precedente vendemmia?! Che ci avrà mai guadagnato in lei il "mostro vudù" (o quel che è)??! Se vergine deve essere... vergine bisognerebbe che fosse!!! Si tratta della "regola magna" in questo triste campo d' azione.
Il racconto ne subisce un po'...
A presto
Un affettuoso saluto