Mio Caro Cavaliere, sono giunta con un poco di ritardo da Voi, ma si sa che, per apprezzare bene una lettura, occorre avere tempo e mente libera, anche perché con Voi è una continua full immersion nei pensieri e nelle sensazioni dei personaggi di cui narrate le vicende, che sono loro ma che, tramite la vostra penna, diventano poco per volta anche nostre. E poi cosa dire di tutti gli accenni che via via inserite nei vostri lavori, riferiti a opere letterarie varie nonché cinematografiche, che rendono ancor più visibile ciò di cui raccontate. Vediamo pagine di storia passare di fronte ai nostri occhi durante la lettura, con qualche accenno appunto cinematografico nonché artistico, nelle pose e nei movimenti che fate assumere e compiere, ora a un personaggio ora all’altro, tanto da farli sembrare statue di opere dal famoso rimando.
Tutta la narrazione è velata da un alone di mistero che avvolge Oscar e i tre uomini che sono andati a farle uno strano, quanto surreale, discorso che lei ascolta e nel frattempo medita una sortita in puro stile militare, ringraziando gli insegnamenti paterni di tattica e strategia. Inevitabile il rimando ad alcune recenti pellicole su Sherlock Holmes interpretato da Robert Downey jr., come ha sottolineato puntualmente Galla88, che hanno reso i pensieri di Oscar addirittura plastici, ma sempre attenti alle parole che lasciano uno strano amaro in bocca, poiché si parla di vittime sacrificali da donare alla Terra che è Madre di tutti coloro che la lavorano e che le devono rispetto e che pensano che lei reclami, per i doni che concede con il lavoro, del sangue per potersi sempre rinnovare ad ogni raccolto. Oscar ascolta sconcertata quando comprende che già una bimba è stata sacrificata sull’altare della follia e della superstizione contadina e un’altra potrebbe essere sacrificata se lei, che è un soldato, pronta alla battaglia e a morire per qualsivoglia causa, non si offrisse di prendere il suo posto pur di salvare una vita innocente.
Intanto a “distanza siderale” André sta osservando la sua Oscar, perso in quel sogno dell’Eden, ma sente che è in pericolo e senza porre tempo in mezzo affronta il Marchese, il quale lo ascolta e resta stupito di sentire quanto raccontato e decide di intervenire, poiché lui è sì un libertino della peggior specie, sempre servo della depravazione, ma con certi limiti che da solo si è dato e che mai ha inteso oltrepassare. Ora occorrerà vedere come i due intenderanno agire per portare in salvo Oscar o se lei stessa, tutta da sola, sarà in grado di uscire fuori da questa strana situazione, mentre con il pensiero vaga indietro nel tempo e facendosi forza del fatto che André era sempre ruiscito ad intervenire per lei, per uno strano gioco del destino, o per una particolare corrispondenza elettiva stabilitasi tra di loro da tempo immemore e che sa essere forte.
Poi uno sguardo alla "Disperazione" non possiamo non darlo, e troviamo quel mondo completamente in balia di un evento che ha scosso le coscienze di tutti coloro che la frequentano: Foret è caduto preda di un attacco epilettico, il “morbo sacro” e tutti non sanno a che santo votarsi. Joss sta tentando di rianimare quell’anima pura di Foret che, nel suo delirio, riesce solo a profferire una parola “Lei”, forse perché ha visto o sentito qualcosa che potrebbe mettere in pericolo questa lei di cui nessuno conosce il nome. Tutti sono accorsi, informati dall’oste e per intervento di Gobemouche, il quale ha chiamato a raccolta tre ragazzini vestiti di stracci, degni veramente della “corte dei miracoli” di uno dei film di “Angelica”, affinché portassero alla Disperazione sia il boia di Parigi, il dottor Lassonne e persino Fra Etienne, qualora i sevigi degli altri non fossero bastevoli in questo particolare caso. Ognuno di loro non si è fatto pregare, è accorso immantinente, lasciando ogni altra occupazione o persino un momento di tempo speso in famiglia, cercando di portare il proprio supporto, mettendo a frutto le proprie capacità pur di portare sollievo al misterioso malessere che ha colpito il Pulcino e che ognuno di loro ama come se fosse un figlio proprio.
Continuiamo ad apprezzare la varia e sentita umanità che popola questo luogo e che assume sempre più l’aspetto di una Famiglia, strana e allargata, a cui tutti sono legati da quei fili indissolubili che solo l’amore, in tutte le sue forme, riesce a collegare.
Racconto come sempre corale, un po’ dark, un po’ mistico, un po’ soprannaturale che lo rendono accattivante capitolo dopo capitolo, scoprendo l’anima dei personaggi e apprezzandone la passione.
Come sempre avrei voluto essere breve nel commentarvi, in quanto avevate già detto tutto Voi, ma le dita hanno preso penna e calamaio e hanno deciso di scrivere da sole.
Vi attendo con il prosieguo e per sapere come si compirà l’opera di salvataggio e nel mentre Vi ringrazio per gli spunti di riflessione che ci state donando. Un caro saluto. |