Ma ciao!
Effettivamente di fiabe che hanno questa impostazione (molti desideri sprecati, uno solo espresso con il cuore e che funge da morale) ce ne sono diverse nella tradizione italiana e mondiale, ma credo che il potere di una fiaba sia racchiuso anche nell’atto di riscriverla, nel personalizzarla, proprio come hai fatto tu. Emma, ricca e viziata, ha la possibilità di esprimere sette desideri e ne spreca, di fatto, sei, incastrandosi in una serie di richieste alcune della quali l’una la conseguenza dell’altra. Oltre a soddisfare la fame e il desiderio di una bambola nuova a seguito dell’incidente col cane, infatti, Emma viene travolta dalla leggerezza di ciò che chiede.
La frescura e l’ombra che un semplice refolo di vento avrebbe apportato viene confuso dal petalo per un luogo freddo e così via, fino a quando la ragazzina non incontra il figlio del giardiniere e trova una redenzione nell’esprimere l’ultimo desiderio, frutto della generosità di Emma e dal desiderio di essere la compagna di giochi del bambino appena conosciuto. L’incontro con un personaggio di un ceto sociale e con dei valori differenti dai suoi porta la ragazzina a capire come sfruttare l’ultimo petalo e, in uno slancio di bontà, ella rinuncia a favore del bambino all’ultimo desiderio. Come nella migliore tradizione dei geni della lampada, la rosa multicolore asseconda in maniera letterale i desideri di coloro che la colgono. Essendo una fiaba, la morale è proprio racchiusa nell’ultimo gesto che la bambina compie. Il valore dell’amicizia supera qualsiasi altro desiderio che è fugace e che, una volta realizzatosi, ci fa tendere sempre e comunque verso qualcosa d’altro. Insomma, si tratta senza dubbio di una piacevole lettura che mi ha attirata fin dal titolo e non mi ha delusa.
Un caro saluto e a presto,
Shilyss |