Non posso che complimentarmi, carissima dama.
Per la scelta. Dimostri coraggio: “chi lascia la via vecchia per la nuova…”, una via vecchia dove avevi trovato chi ti applaudiva ed apprezzava, i tuoi artistici ottonari trasgressivi e dissacranti. Dimostri passione per la scrittura, nel cercare sempre qualcosa di nuovo. Dimostri voglia di non ripeterti.
Per la forma, estremamente interessante. Parti con gli ottonari, che ormai hai nel sangue, ma ti accorgi a metà strada che non sono più adeguati a quello che vuoi dire. E passi, quasi senza accorgertene, agli endecasillabi, versi importanti. Con un tripudio di due coppie di rime in assonanza fra loro.
Niente è scritto senza il lavorio di cervello brillante. Belli i due ossimori: “Nel silenzio voglio gridare”, “La pomposità della mia pochezza”.
Bello “ordalia”, una parola medievale che ci obblighi ad interpretare in senso lato, come riteniamo più giusto.
Elucubrato, originale, anche il titolo.
Per la sostanza. Penso che le poesie più elevate siano quelle che esprimono disagi: nostalgie, mali d’amore, o - usando direttamente le parole come fai tu, senza mezzi termini - “inadeguatezze”, “impotenze”. Molto più dimesse, pensate, ponderate, di un chiassoso ballo sulla spiaggia intorno a un falò. Ma l’effetto catartico non è poi di tanto dissimile.
Bella. Concisa e coinvolgente. Complimenti, ancora, se posso! |