Recensioni per
E dei remi facemmo ali al folle volo XI
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 13 recensioni.
Positive : 13
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
25/07/21, ore 12:46

Cavaliere del Graal,
ma che bella storia ci avete regalato! Piena di colpi di scena, cambiamenti di prospettiva, divertissement. Una storia che proprio non si può non amare, nonostante alcuni punti oscuri per chi non abbia letto le vostre precedenti storie. Merita poi una lode la vostra scrittura incalzante, ricca di pathos e di suspense, che trascina il lettore verso spannung inaspettate. Che dire, poi, del vostro Marchese de Sade? Un personaggio talmente ricco e complesso, un illuminista che parla con gli spiriti, un Kurtz che diventa a un certo punto il sacerdote della dea Kali di Indiana Jones! Oh, veramente mi sono divertito un mondo. Il mio amore pero va al topolino Foret, uscito tutto dalla vostra mente un po' folle, come il titolo di questa storia avvincente e scritta in punta di fioretto. Non pensavo di trovare qui dentro tanta bravura e complessità e arditezza di pensiero. Certo si vede proprio che siete un uomo, però! La nobile amazzone Oscar l'avete fatta ritornare un'Andromeda in attesa del suo Perseo! Non hanno avuto da ridire le femministe? 
Attendo un po' a gustarmi la fine, perché son troppo in sollucchero ora.
Complimenti e saluti!

Recensore Veterano
21/07/21, ore 12:10

Caro Sacrogral,
come il marchese de Sade, anch'io devo dire "scusate il ritardo".
Ho letto tutti i capitoli del tuo Volo uno dopo l'altro, affascinata dalla trama e dalle immagini oniriche che hai saputo creare, per non parlare delle innumerevoli citazioni (da Dante a Leopardi, da Quasimodo a De André...) che impreziosiscono il racconto. In particolare, i riferimenti al cantautore genovese mi hanno fatto venire voglia di ascoltare i brani che hai citato, dei veri capolavori.
Ma un capolavoro è anche questa tua fanfiction in cui si bilanciano sapientemente momenti introspettivi e momenti d'azione, immagini macabre, crude e scene ricche d'innocenza e di bellezza, il tutto portato alla luce dal tuo inconfondibile ed elegante stile.
Che altro dire? Come sempre... complimenti! Attendo con piacere di leggere il finale.
Un caro saluto,
fennec

Recensore Master
16/07/21, ore 21:58

Buonasera Sacrogral, stavolta non mi scuserò per il ritardo in quanto il Marchese mi ha abbondantemente surclassata in merito.
Partiamo dal principio.
Io avrei riso alla barzelletta di Foret, la conoscevo ma fa sempre sorridere. Belli lui e Thèrése che sorvolano Parigi rendendo la salute a chi era stato vittima inconsapevole.
E veniamo al Marchese, che dire, la sua nonchalance nel correre e poi fermarsi a osservar la Luna e le stelle come se niente fosse, come se quei due disgraziati non ci stessero per lasciare le penne, mi ha lasciata stupita. Però ho sorriso anche qua.
Un bravo commediante, davvero, con il supporto ti tali entità aveva un po' il gioco facile eh, diciamolo. Ma è uno che ci sa fare.
A me si colma il cuore ogni volta che leggo dei piccoli ma intensi gesti tra Oscar e André, certo qualcosa di più è sempre gradito, ma anche la sola stretta di mano è portatrice di un'intensità tale che non so, mi riscalda. E direi che ha contribuito anche tutta la faccenda che pare essere finita bene.
Quindi grazie Sacrogral per questa storia che non smette di essere fonte di spunti interessanti e spero che i nostri ne escano con qualche consapevolezza in più. Ci spero :'D
Alla prossima
Gio

Recensore Junior
15/07/21, ore 20:53

Mio carissimo Gral,
tu riesci sempre a stupirmi, addirittura qui, in questo Volo, si attua, nell’atteggiamento e nella figura del Marchese per esempio, e per trasfigurazione superiore con l’altro volto del chiasmo, l’assoluta realizzazione della metafora. 
L’Ignavia personificata conferisce ulteriore personalità e colore - e chiedo venia per la tautologia nel paradosso - a un personaggio che non è mai stato senza ‘nfamia e senza lodo. E stavolta la mia risata, mentre le monsieur Marquis si lavava le famose manacce, è stata piena e smargiassa, lo vedevo già che godeva “ignudo e stimolato” da vespe e mosconi e con i vermi ai piedi! Ma si sa che spesso un paio d’occhi fanno miracoli e, stavolta, hanno salvato anche lui!
È differente invece il riso suscitato dalla metabarzelletta - univerbazione illegittima che mi concedo e prendo tutta! - del piccolo Foret, "bastardo” anche lui, riso amaro, meno ingenuo e assolutamente consapevole della prosaicità del “mondo boia”.
Allegoria e allusione sono le colonne portanti della tua Scrittura e quell’epanalessi del tempo, triade strofica della vita, ne è prova, solo una delle tante enumeratio di immagini che contraddistinguono, per mezzo del “correlativo aggettivo”, il processo di oggettivazione del discorso narrativo. I fantasmi e gli spettri dello scrittore, il corsivo, le parole a due voci, anche quelle nascoste, lungi da essere sfide al lettore-da-sotto-l’ombrellone, sono il suo familiar compound ghost. 
Non è questo il luogo per dilungarsi troppo in discorsi complessi, dico solo che ti aspetto sempre e stavolta pure con il gran finale… tu che non fai mai le cose in piccolo.

Sempre solo tua di fuoco e fiamma,
Fiammetta
(Recensione modificata il 15/07/2021 - 08:59 pm)

La questione “de trattino” richiedeva che emendassi il commento due volte, chiedo indulgenza e perdono.
(Recensione modificata il 15/07/2021 - 09:03 pm)

Recensore Master
15/07/21, ore 09:53

Caro messere che bella storia avete scritto. Una favola moderna dove anche la morte si piega al volere di chi conosce trame diverse. Due ragazzi portano gioia e riso, il segreto pervridare vita dove non c'è più speranza. E poi il nostro marchese uomo dai mille talenti, un attore nato che salva la situazione.
Oscar e André che si prendono per mano forse la bionda aprirà il suo cuore?
Caro Gral la scrittura ti appartiene, coltiva bene questo talento.
Un abbraccio
P.S. le barzellette non sono il forte di Gambouche

Recensore Veterano
14/07/21, ore 00:53

Quella campanella, che suonava, suonava, taceva come per rifiatare un pochetto, e poi ricominciava a suonare, suonare” ~ Pier Paolo Pasolini ~
 
Sono tanti gli specchi dell’autore in cui riecheggiano altrettante voci, richiami assolutamente liberi, sorta di grandi occhi vuoti, senza pupille scavati, e dove la perizia dello scalpello sfida il lettore a colmarli rinnovando ogni volta l’azzardo di un volo d’avvoltoio a picco sull’immaginazione.  
Dunque il tempo è dono anche per la Morte che, distratta dalle cento e mille estemporanee di vite scandite, centellinate e catturate, vive anche in un momento di posa, impressionata dal bagliore delle esistenze colpite, bisbetica ammansita dall’umorismo della sorella vita.
Luce che non acceca lo sguardo del volo alto e fanciullesco che si arresta lì dove non si è mai stati o lì dove tutto ha avuto inizio e forse dove si vorrebbe tornare, una luce che però, neppure, illumina per un’ultima volta ché il cerchio non è ancora chiuso, la retta continua ritta e la vita non sempre finisce dove comincia.
Accade anche che, trattenuti al sole di un un altro bacio non ci si perda abbracciando le ombre, e il piccolo principe, il folletto, la pietruzza d’Agata, resti e diventi involucro, scrigno di tesoro di capolavori inestimabili, e, se è vero che la tomba dei morti è il cuore dei vivi, è lui che si offre a ristoro dell’innocenza e della poesia, del Graal perduto e da riconquistare nella cacofonia di un mondo dissonante. Il restauro di una bellezza dove Ifigenia torna finalmente a essere anima libera e Venere affianca Marte non solo alla dodicesima notte al rintocco della campana.
Conquistata da questo invito alla semplicità composita, dal richiamo che riconduce lentamente e senza proclami all’ordine naturale delle cose ti lascio alla raffinatezza di parole che sembrano pensate per i tuoi splenditi fanciulli.
A presto,
Minaoscarandre 

“Ad ogni costo il vero mondo della fanciullezza deve prevalere, deve essere ripristinato; quel preciso mondo la cui qualità straordinaria, eroica e misteriosa è tenuta in vita dall’inconsistenza dell’inafferrabile, la cui sostanza è tanto inadeguata da non soccombere al tocco brutale dell’adulta inquisizione” ~ Jean Cocteau ~

Recensore Veterano
12/07/21, ore 20:22

Allora, le parole sono importanti, ma un buon racconto non si giudica solo dalle parole che lo formano. Quelle parole devono trasmettere emozioni, devono far desiderare che il Tempo si fermi. Al termine della lettura si deve provar nostalgia per quelle parole. Per quel racconto. E la nostalgia è stata la mia compagna per dodici racconti, per dodici Voli.
Nella risata gioiosa di una ragazzina, che in un ultimo bacio ritrova la pace.
Nel cuore puro e ingenuo di un pulcino che si scopre amato da chi lui chiama "famiglia."
Nella cupa Disperazione, immersa nel dolore e nella speranza. Nell'amore che unisce cinque cuori diversi per un pulcino, ultimo tra gli ultimi, eppure immensamente grande.
La vera bontà dell'uomo è ciò che alla fine cambia il mondo, ciò che infine sconfigge il Maudit.
E son due Sorelle ad aver accolto le richieste silenziose di aiuto di chi voce non ha mai avuto. La Signora, che a rimirar se stessa in quel luogo di disperati, ha visto il cuore puro di un pulcino e l'animo onesto di un mortale, cede, sconfitta per una volta, ma anche vincitrice.
Ha vacillato l'intento del Marchese, davanti a ideali che non gli appartengono, ad un modo di amare che non conosce. Ha vacillato, fino all'arrivo della Dama celata nelle sembianze del suo unico, infelice amore.
Il Marchese, armato della Ragione, affronta la cieca superstizione. Ed è magia e incanto, mentre la Dama assiste, lei che cede solo davanti al vero amore.
Vien resa giustizia ad una giovane e innocente vita spezzata da chi, in fondo, crede al vero amore. Da chi ha visto la vera forza di due giovani, la loro l'integrità, il valore, il coraggio.
Il Marchese ancora al servizio del bene, perché vi son ingiustizie che non si possono tollerare.
Ogni parola, ogni silenzio, la luce e le ombre, tutto è rimasto negli occhi e nel cuore. Il Tempo, a volte, concede delle tregue, si ferma in un'istantanea che fa trattenere il respiro. E io con lui.

Recensore Junior
11/07/21, ore 13:10

Caro Gral, questo vostro volo continua a riempirmi di stupore e meraviglia perché nulla è scontato, nulla è ciò che sembra. Ho il cuore colmo di mille emozioni ma un pensiero mi ha folgorato: niente è più potente e vittorioso di una resa quando questa è frutto di una libera scelta e di una scelta fatta per amore.
La piccola Therese ha scelto infatti di perdonare e la sua resa è stata in grado di spezzare le catene che tenevano imprigionata la sua anima in un limbo paradisiaco ma privo di amore; di rompere la maledizione che gravava su Parigi generata dalla sua sete di vendetta; di sciogliere la promessa fatta da un pulcino puro e saggio permettendogli di tornare tra chi ama. Anche la Nera Signora che coglie tutti senza far distinzioni questa volta è quasi lieta di chinare il capo davanti a quella scelta che le ha strappato il piccolo Foret, perché lei così democratica nel suo falciare, sa che quando la democrazia fa di tutta l’erba un fascio diventa più crudele della tirannia stessa. 
E non è una resa al più irrazionale dei sentimenti quella dell’illuminato marchese? Lui che non crede in nulla all’infuori dell’’appagamento degli istinti, che non conosce rimorso e avrebbe dormito tranquillo lasciando Oscar e Andre’ al loro destino, cede di fronte al volto di colei che è stata il suo unico rimpianto e china il capo al volere della Dama che rispetta solo il vero amore.
Ci stiamo avvicinando all’epilogo e io già temo quando non potrò più librarmi sotto il mantello delle vostre parole.

Recensore Master
10/07/21, ore 11:32

Caro Cavaliere,
continuate a volare decisamente molto alto. Il folle volo dispiega sempre più le sue ali facendoci scorgere dall’alto un Universo Mondo nel quale state ambientando un racconto che sviscera l’animo dei personaggi. Tutta quella varia umanità che abbiamo imparato a conoscere, e alla quale ci siamo affezionati, non finisce di stupire grazie alla fantasia della vostra penna, che è sempre in grazia.
Siamo stati felici di rivedere Foret e la piccola Therese fare la loro parte di volo per raggiungere le persone amate da Foret e che lo amano e per permettere alla piccola di regalare il suo sorriso su quella parte di Parigi per annullare la maledizione del Maudit. Persino la Morte, compagna sui generis dei due ragazzi in questo pazzesco volo, assume quasi la connotazione di un nume tutelare, poiché, strano a dirsi, questa volta il suo compito è un altro. La Morte ha delle preferenze, lei che è democratica per definizione, e si trova di casa alla Disperazione: non dimentica il ritratto che campeggia alla locanda, come anche ha un occhio di riguardo per il borreau, quel boia di Sanson che convive con lei, giorno dopo giorno, che la nutre con la sua particolare arte e che non ha mai chiesto nulla, ma che per Foret è disposto ad implorare la Nera Signora. Foret vorrebbe abbracciare tutti loro mentre li osserva pregare sul suo corpo inerte ed è combattuto fra il desiderio di tornare in mezzo a loro e restare con Therese nel luogo dove l’ha incontrata per non lasciarla da sola. Ma qualcun altro aveva già scelto per il pulcino il quale può così tornare fra coloro che gli vogliono bene con una esperienza pazzesca da raccontare.
Abbiamo anche scoperto la “sorella” della Morte, quella dama di rosso vestita che crede nel vero amore e che per lui è disposta anche a cedere ciò che crede di aver già ottenuto e per Oscar e Andrè ha un interesse del tutto particolare, poiché nel loro legame ha visto davvero quanto possa essere grande un vero amore. Convincere poi Monsieur le Marquis che Oscar e André dovevano essere portati in salvo è stato un escamotage che avrebbe potuto avere molti risvolti. Ed ecco che ritroviamo De Sade in tutto il suo splendore, cercando di rimettere ordine nel disordine che si era creato alla sua vigna, mettendo a posto il normanno trasformandolo in poche parole da carnefice a vittima designata. Il marchese si è divertito a modo suo nel compito assegnatogli dalla dama in rosso. Il suo fare istrionico ha avuto la meglio sulla folla radunata per il sacrificio e sul lettore che ha sorriso del suo modo di agire. Con lui si può sapere come si inizia ma il percorso seguito è tutto un work in progress, fino al quel “BU” finale che solleva il morale e chiude una partita giocata sul filo di lana. Questo è stato un capitolo molto articolato, e che, come ha notato qualcuno che mi ha preceduto, andava letto e poi assaporato, nel quale sono stati passati in rassegna i sentimenti dei personaggi che si sono concatenati alle vicende inanellando un colpo di scena dietro l’altro. Ora le situazioni sembrano aver preso una certa direzione,, che farebbe presagire un finale a breve, ma sono sicura che molto altro è ancora sotto traccia e attende solo che la vostra penna lo sveli al curioso lettore il quale si immerge in questo mondo facendolo diventare sempre più suo poiché arriva a toccare determinate corde del proprio intimo.
Passaggi i vostri che arricchiscono la mente per i molti rimandi classici e accarezzano al contempo il cuore.
Non mi resta che salutarvi restando sempre stupita da tanta bravura narrativa.
Un inchino, un po’ in ritardo, dalla dama d’altri tempi.

Recensore Veterano
09/07/21, ore 19:28

Carissimo Gral,
ecco, ecco… lo sapevo! Visto?!
Lo sapevo che il buon Alphonse non mi avrebbe delusa e, anzi, si è dimostrato superiore alle mie più rosee aspettative.
A costo di risultare ripetitiva ci tengo a ribadire che con questo capitolo, incentrato sul Divin Marchese, sei salito di un ulteriore gradino. Stavolta il richiamo non è tanto ad altri autori o ad altre opere, ma è tutto rivolto ai tuoi precedenti racconti e il lettore può iniziare a tirare le fila sparse qua e là.
Il “Folle Volo XI” si apre, appunto, con il volo del trio composto da Foret, “mezzo scemo e mezzo veggente”, Thèrése e la Morte, per riportare il Pulcino a Parigi.
Nella tua versione, Passato, Presente e Futuro, sono i tre fratelli gemelli della “Signora vestita di nero”, al posto delle tre classiche Moire. E, durante la lettura, veniamo a sapere che anche la fantomatica Dama dagli occhi neri è sorella della Morte. I vari pezzi cominciano così a ricomporsi e a combaciare.
Thèrése, che ora felice e ha trovato la pace, sparge il suo sorriso sulla città annullando così la maledizione del Maudit.
Spassosissima la barzelletta di Foret nelle note. Bellissime le preghiere dei personaggi della Disperazione, che richiamano Foret nel suo corpo mortale, con un superlativo “Boia mondo” finale di Fra Etienne.
Ma il vero protagonista di questo Volo è il Divino de Sade, fantastico e stravagante solo come lui può essere.
Inizialmente, da bravo Pilato, decide di tornarsene e casa e lavarsene le mani. Per la serie: “lasciamo il campo libero ai giovani”. Molto arguto! Mi hai fatto morire…
Tuttavia, la Dama appare al Marchese con le sembianze del suo infelice platonico amore Albert, muovendo in tal modo le giuste corde del cuore, perché in fondo anche il Marchese crede nel “Vero Amore”, esattamente come la Dama. Ho sempre sostenuto che, a discapito delle apparenze (specie dopo il dono della rosa bianca), Alphonse sia un gran romanticone.
Il Marchese, a questo punto, promette alla Dama di risolvere la faccenda nei suoi fantomatici venti minuti (spero non sia la sua tempistica per tutto…) e, come anticipato nel tuo prologo, non potendo sollevare le potenze del cielo, solleva quelle degli inferi: cita il “De rerum natura” di Lucrezio (che tanto i bifolchi non capiscono) e guarisce il viso di André dalle tumefazioni. Riesce a raggirare i contadini e a terrorizzarli (“BU”).
Bellissimo (o meglio "egregio") lo scambio di battute tra la Morte e la sorella Dama.
Carissimo Gral, tu non hai bisogno, come Lucrezio, di addolcire e i tuoi racconti con il dolce e biondo miele, perché possono essere sorseggiati con calma e piacere come il più pregiato e delizioso dei vini.
Ps. Cosa mi dici della fascinosa Rosamund Pike per la du Barry?
A presto, con il “Folle volo XII”.
Un caro saluto e una riverenza,
Galla88

Recensore Master
09/07/21, ore 09:24

Caro Sacrogral,
Un "segmento di volo" molto significativo non c'è che dire...
Un girotondo di forti sentimenti e di avvenimenti, quasi una catena a non finire di colpi di scena.
Ti è riuscito di rubarmi trasalimenti e risate... Parecchie risate a "dire" il vero!
Che "birbante" sei!!! E così hai messo in campo tutta la tua Corte dei Miracoli, complimenti!
Bella quella della Morte democratica e della sua sorellina, invece, selettiva...
Grande pezzo narrativo il volo sulle nere ali di quel mantello e indimenticabilmente umoristici i pensieri che esso ha fatto sorgere (nell' animo?) alla sua legittima proprietaria.
Quanto complicati sanno sempre essere i rapporti tra congiunti, croce e delizia proprio per tutti!!!
Magistrale?!... Non posso che ritenere così il comportamento da te "affibbiato" al Divin Marchese, così deliziosamente: pigro, menefreghista, utilitarista, psicologicamente e mentalmente "più che disturbato".
Infine, come giustamente riconosciuto anche dagli Inferi, intrinsecamente e "impenitentemente" istrionico! Istrionismo, il suo, però coronato dal pieno successo e per il quale non resta che esultare e tirare un sospiro di sollievo. (Comunque... a mio parere tu lo stai dipingendo troppo all' acqua di rose!) Ma, in tutto questo, non mi sto di certo dimenticando quanto avvenuto presso la Disperazione... cioè di quei due ragazzi "impregnati" d' amore e di quei "poveri in arnese" altrettanto aperti al bene... Mamma mia quanto sentimento ti è riuscito di riversare tra le pareti di quella oscura stamberga!
Questo "capitolone" sembrerebbe quasi un "gran finale in gloria", ma, causa "pendenze narrative", non lo è. Impensabile (ancora una volta e più di sempre) immaginare le tue prossime novità, che, ovviamente, personalmente attenderò con vivo interesse.
C'è molto "costrutto" nei tuoi scritti, mio caro... sarebbe proprio da arrivare alla sua "concretizzazione"!
Un affettuoso saluto
Nota: "congiunti" sicuramente non è il termine più calzante al caso... però definire quelle due "consanguinee" mi pareva un tantino azzardato.
(Recensione modificata il 09/07/2021 - 11:31 am)

Recensore Veterano
08/07/21, ore 09:36

Carissimo Cavaliere,
ma ditemi la verità, la sensazione di oscillare in continuazione tra conosciuto e sconosciuto in questo vostro Volo non è dovuta solo alla ricercata arte allusiva che qua e là spargete nella storia con rimandi celati e scoperti che fanno la gioia del lettore.
No, non è solo questo: ditemi la verità, allora: il grande sotto testo è forse il capolavoro di Bulgakov (le streghe, la società che non comprende la grandezza dell'artista, l'amore che vince tutto, il demonio-de Sade o forse è Pilato?, la morte, i morti, il volo sulla città, il vino che porta alla morte...)?
In ogni caso, la vostra ultima fatica (doppia) si legge tutta d'un fiato (ma poi bisogna rileggerla, perché è densa assai) e io sono tanto felice per Foret e divertita da questo simpatico farabutto del Marchese che conferma il detto "Cherchez la femme" e che poi fa "BU" al Normanno che "mugghiava come un toro" (Virgilio?).
E così, ancora una volta, chapeau a voi, carissimo Cavaliere.
Settembre 17

Recensore Master
07/07/21, ore 20:39

Ma che meraviglia!!! Mi piace enormemente questo universo, macro o micro-cosmo che sia, ma sempre kosmos ordinato che stai creando, in cui tutti i pezzi si ritrovano e hanno il loro posto ordinato. ...e io lo sapevo che doveva esserci un presceltO (si fa per dire!). Bello scoprire chi sia la sorella della Morte e, soprattutto, bello il ruolo del Marchese, che mi ricorda un po', negli intenti, i sacerdoti di Khali'-Ma in "Indiana Jones e il tempio maledetto", il primo della serie che vidi...e ancora quello che ricordo con più affetto. Ecco: se posso azzardare, il tuo racconto mi fa rivivere le atmosfere e sensazioni che mi suscitavano le grandi avventure al cinema e le grandi letture di fumetti (le " storie lunghe" di Zio Paperone nel "Topolino" settimanale). Leggerti è fare un "viaggio nel passato", non solo nel XVIII secolo come tutti noi lo riviviamo reinterpretiamo, ma un po' nel mio piccolo passato. Grazie per Lucrezio: il più grande, il solo, l'unico, che ci ha lasciato la sua poesia e niente, o quasi, di sè, come è giusto che facciano i Grandi. Omaggi vivissimi, e ammirazione ancora più viva, e, per soprammercato, una garbata riverenza. Dorabella
(Recensione modificata il 07/07/2021 - 09:10 pm)