Arrivo anche qui, perché ho appena riletto questo capitolo e vorrei sottolineare quanto questa raccolta sia un lavoro eccelso: superiore sotto ogni punto di vista, sia per i contenuti che per la stesura.
Parlo sempre del pov quando commento i tuoi scritti, so di essere un po' monotona, ma il punto è proprio che i tuoi pov non lo sono. Non c'è mai monotonia o scontatezza nei personaggi che incarni, trapela sempre una grande profondità, una meravigliosa intelligenza e anche una buona dose di versatilità: come in questo caso, dove sei riuscita in modo ineccepibile a narrare attraverso uno dei pov più ostici: quello di un bambino.
E giuro, è perfetto.
Le associazioni d'idee che si susseguono una dopo l'altra seguendo un filo logico che solo un bambino può avere mi hanno ucciso. Mi riferisco alla parte sul "retino", alla conoscenza dello zio che per Hange si basa sul fatto di aver riparato il camino e fatto partorire una vacca, o sul colore dei capelli di Moblit, simile a quello del grano.
Ho adorato vedere il mondo attraverso i suoi occhi e ancor più, provare ogni sensazione filtrata dalla sua percezione.
Questo sono sicura di avertelo già detto, ma adoro che Hange non sia lucida e distaccata quando il suo paziente è Moblit: la rende umana, vera. E sono caratteristiche che riesco a ritrovare anche nell'Hange adulta della serie.
Ho letteralmente adorato le due figure adulte della storia, lo zio e la nonna: hanno entrambi una caratterizzazione profonda che li fa amare e odiare rispettivamente, da subito: le loro immagini si formano nitide nella mente del lettore attraverso le tue parole.
Questo tra i tuoi lavori è uno di quelli che stimo di più proprio per l'altezza e il valore della scrittura che hai usato.
Un abbraccio, Joy.