Eh sì, sorprese "in positivo", una dietro l'altra.
A partire dal nuovo titolo. Bello quel "manuale". Lo scritto di uno che cerca di ordinare col rigore della ragione una materia, quella delle emozioni, che alla ragione non può fare appello.
Dello stile ne abbiamo già parlato. Ma allo stile si aggiungono tante piccole trovate che contribuiscono a conquistare il lettore.
Come la domanda discorsiva, confidenziale, a inizio capitolo su un tema di vitale importanza.
Il tempo.
Galantuomo perché spenge crucci e trova soluzione a situazioni insolvibili. Ma sempre troppo. Troppo lento o troppo veloce. E gli strumenti che lo misurano finiscono per manifestare tutta la loro impotenza, come nel quadro.
Bella la tecnica del flashback, che getta un po' di luce - ormai il lettore ne ha bisogno, vuole sapere - sui due personaggi che abbiamo cominciato ad amare.
Come possano essere così empatici, i due, continuo a chiedermi.
Forse la descrizione azzeccata della loro umanità. Di chi non vive nascondendosi dietro a profili social scopiazzati. E il continuo incuriosire sulle loro vite: "a parte la casa della vicina".
E quell'"avanzata frenetica della vecchiaia", in cui personalmente mi identifico così bene.
E poi c'è la descrizione del quadro. Ho letto tutta la descrizione di Wikipedia, prima di accostarmi alla tua. Usi la stessa falsariga, ma la rielabori e la fai tua.
Continuo a non capire il cambio del titolo, da "Gli orologi molli" a "La persistenza della memoria". Sembra che tu lo associ al "ricordo della consistenza" del Camembert, una volta fatto scomparire fisicamente.
Molto bella, molto vera, la domanda finale. "Pretendi davvero di poter leggere tutto dall'animo di una persona?" L'autrice di manuali ha un attimo di esitazione :) E disserta egregiamente sull'evoluzione dei due uomini, "come uomini e come emozioni".
Eri partita da una one-shot a carattere di esperimento. Sta venendo fuori qualcosa di importante. È così che nascono le grandi cose: mattone dopo mattone. |