Recensione a cura di Melian su Criticoni.net:
Raramente leggo storie che si ispirano al mondo creato da Tolkien, ma stavolta devo dire di aver trovato davvero un racconto degno di nota, sia per quanto riguarda l'atmosfera che lo impregna, sia per il fandom a cui si ispira, ovvero quello delle "trilogia dei Racconti", ambiente poco o nulla sfruttato dai fan tolkeniani.
Tanto di cappello, dunque, ad Helkamirie, autrice di “Vilya – il pianto del vento”.
Tuffandosi nella lettura, infatti, si ha davvero la sensazione di mettere piede nella Casetta del Gioco Perduto e di ritrovare il Lindo e lo "spirito elfico" di cui il Professione ha scritto anni fa. Sembra di trovarsi davanti ad una pagina strappata dei “Racconti”, poiché l’autrice ha saputo ricostruire abilmente l'atmosfera che si respira nella trilogia e hai utilizzato un linguaggio quanto mai aderente a quello degli scritti tolkeniani.
E' molto commovente il personaggio di Vilya, la sua accorata ricerca e l'incontro con Firiel, custode del famoso Libro Rosso (quello in cui prima Bilbo e poi Frodo hanno riportato le avventure legate all’Anello di Sauron, per intenderci). Dal racconto traspare tutta la malinconia degli Elfi - a cui ormai gli Uomini non credono più - e suscitano tenerezza le sensazioni che accompagnano Vilya.
Per quanto concerne la forma espositiva, lo stile è mirato e piacevole, seppure il ritmo rallenti un poco nella prima parte, quando Helkamirie indugia nella descrizione della foresta in cui Vilya si aggira, magari perché i periodi sono troppo lunghi e si potrebbe perdere il filo del discorso. Un lieve eccesso di punti di sospensione rischia di diluire troppo la tensione narrativa, ma tutto ciò non pregiudica affatto la qualità della fan fiction, tanto più che l’autrice è stata estremamente attenta all'esatta trascrizione dei nomi elfici, rivelando così una sapiente cura del suo racconto e amore per ciò a cui si è ispirata.
Io lo apprezzo e ne sorrido, pienamente soddisfatta di questa lettura. |