Sono autorizzata ad avere i brividi, sì?
Adoro il modo in cui hai trattato i prompt non tanto come storie di Halloween vere e proprie, horror e tutto il resto, ma tratteggiandole con una sottile inquietudine. Non sempre sottile.
La lirica della tua prosa è la stessa di sempre: alcune espressioni sono più versi che frasi ("sputare nel sangue menzogne graziose" "quando ti guardo mi tocca la speranza che qualcosa nel mondo di salvabile sia ancora rimasto" - qui ho adorato l'iperbato). La descrizione della chiesa è superba, gotica e angosciante, ma la riflessione di Max che si chiede cos'ha visto e cos'ha visto di lui è meravigliosamente coinvolgente e davvero, non so quasi che altro dire.
Ah, e la piccola "saga" di quel Gengar? Che se ne può dire? Una chicca all'interno delle altre. Ma la scena finale, l'apertura di Ivan è bella tanto da esser dolorosa: ah, mi piace l'idea di Ivan che non è originario né di Kanto né di Hoenn (a proposito, avevi qualche idea più specifica della sua provenienza? Presumo che la parola mijo fosse un indizio?), ma che a Hoenn ha trovato la sua casa e che tuttavia senza famiglia non ha niente.
Meravigliosa come al solito. Grazie di aver risposto al mio tag!
Afaneia |
