Sono stata parecchio davanti la pagina vuota per capire cosa scrivere. Stavolta non perché dovessi organizzare le idee, tutt’altro. Non le ho.
Non le ho perché è difficile. Situazioni del genere, situazioni come quella di Diane, le vedi nei telefilm, nei polizieschi, non ho avuto la sfortuna di poter capire. Sono stata fortunatissima, ma mi rendo anche conto che esistono situazioni del genere e non è giusto.
L’empatia creata con Tendou, a partire dalla sua umanità, perché non è generosità, ma pura umanità e continuata con quel colore rosso che li accomuna, è stata bellissima da leggere.
Parlo di umanità, ma mi metto anche nei panni del locale in cui lavora: sfortunatamente, la clientela fuggirebbe se facessero tutti una cosa del genere, quindi dal lato imprenditoriale capisco anche loro. E non me la sento di condannarli, perché seriamente parlando, la reputazione del locale è fondamentale per la vita di tutti quelli che ci lavorano, Tendou compreso.
Sono abituata a valutare entrambe le facce della situazione.
L’arrivo di Ushijima, di cui giustamente Diane ha timore finché non capisce, è anche bellissimo, perché si aggiunge un pezzo fondamentale per lei e ancora non lo sa.
Mi è piaciuto come hai fatto intendere il lavoro della madre, dalle parole semplici di Diane sugli “uomini che trattano male la mamma” e il suo vagare, molto probabilmente, per mandarla fuori di casa quando arrivano quelli da cui “la mamma mi protegge”.
Straziante la fine, con una casa che non è una casa e la madre che non c’è più, ma che lei non riesce a svegliare.
Bellissime le ultime righe, che fanno vedere quanto tengano ad avere Diane con loro.
“Non sarà semplice.
Allora mi dica come renderlo semplice.”
Penso sia lo scambio di battute più bello di tutta la storia. Ho avuto i brividi.
La prossima storia su questa bimba la voglio felice, la pretendo! Come la viziata che sono! Perché se lo merita.
Complimenti! |
