È una poesia che mi ha particolarmente suggestionato.
I versi sono molto spontanei, fluenti e senza forzature. Sono stati scritti di getto, senza però niente togliere alla validità estetica.
La spaziatura verticale è perfettamente in accordo con lo svolgimento orizzontale.
I tratti in corsivo, diverso dal grassetto, non danno fastidio, e invitano a soffermarsi su certi punti.
Ho trovato elegante, raffinato, originale l'aver accostato i due ambienti mitologici che vengono citati all'inizio della composizione.
Oppure il giocare col verbo "vedere" nel bel verso, legato al precedente, "Vedi, gli altri vedono quello che vogliono vedere".

Anche la situazione è originale. È una ricerca di trasparenza (interpreto quell'"essere trasparenti" come il voler essere veri, spontanei, sinceri) che sembra non venire accolta. In un contesto, quello della mamma e dell'amica, insensibile, dove la trasparenza diventa un "mi vedono attraverso", un non prendere in considerazione.
Ma la ricerca è inevitabile, è uno stile di vita, sia pure con tutti i disagi che essa comporta: "la tua confusione / o la mia paura".
Sicché le domande all'interlocutore sconosciuto, o all'interlocutore amato, sorgono spontanee.

È un componimento che lascia dell'amaro in bocca.
Come una poesia che deve essere scritta ma non letta. Come un sogno che non si riesce più a ricordare. Come un'amante che si perde prima ancora di trovarla.

Molto bella.