E’ sempre per me un piacere ritrovarti, cara Saratiz, con un componimento nuovo, che non solo racconta le vicissitudini di un personaggio, come in questo caso, preso in un momento del tutto particolare, ma invita alla riflessione per ciò che le tue parole hanno evocato.
Mi è molto piaciuta l’immagine di una Oscar che si osserva allo specchio, non per vanità, non lo ha mai fatto durante il corso di tutta la sua vita, ma per vedere in quell’immagine riflessa, la donna che è diventata, proprio in virtù delle tante cicatrici che disegnano il suo corpo. Trovo che rispecchi perfettamente l’indole della nostra Oscar questo passaggio che ho annotato e che ho particolarmente apprezzato:
“La sua natura più intima non la faceva fermare all’esteriorità delle cose, la faceva sempre andare oltre, alla ricerca di ciò che di più vero e di più sincero poteva esserci nell’animo umano.”
Ho apprezzato che, per narrare di alcuni passi salienti della sua esistenza, i quali ne hanno modificato e temprato il carattere, lei osservasse il suo corpo, ormai quasi diafano, in quanto la malattia stava già incombendo, così come i venti della rivoluzione imminente, come fosse una mappa disegnata da una serie di cicatrici che avevano segnato un punto cruciale del suo vivere e del suo conseguente modo di essere.
La prima, quella che non potrà essere dimenticata mai, anche se il corpo ne ha assorbito il dolore, è quella occorsa in occasione del salvataggio della sua amata sovrana. Da quel momento in poi tra le due donne si stabilirà un rapporto del tutto particolare, molto coinvolgente da ambo i lati, fatto di comprensione e accettazione, e che purtroppo vedrà tagliarsi il filo intessuto in lunghi anni di amicizia, nonostante i rispettivi ruoli non fossero mai stati oltrepassati, in quella serata in cui, in un tramonto rossastro, echeggerà un saluto, che era un addio, fra due donne che tanto avevano condiviso e che mai più si sarebbero riviste, nonostante le parole di speranza pronunciate da entrambe.
Cicatrici che, scorrendole, fanno venire a galla pensieri e moti del cuore.
Cicatrici sulla pelle, che nel tempo si sono riassorbite e ne è rimasto solo un segno a ricordare un evento, e cicatrici nell’animo, che sono quelle indelebili, quelle che lo hanno segnato e rimarranno a imperitura memoria di ciò che è stato, perché hanno inflitto e provocato dolore.
Dolore che si è avvertito nel profondo di se stessa e, purtroppo, dolore che si è comminato inconsapevolmente.
Tante figure durante gli anni si sono alternate vicino a lei: donne dai più svariati temperamenti, donne con cui era venuta in confronto, donne pericolose, ma anche donne che le avevano regalato un po’ di sé, come la vicinanza di Rosalie, alla quale aveva insegnato parte di ciò che era diventata.
Anche uomini sono passati nella sua vita, uomini a cui aveva dato ordini, uomini di cui cercava di capire l’essenza, uomini di cui credeva di essersi innamorata e un uomo sempre al suo fianco, poiché aveva compreso essere l’unico ad averla capita nel profondo e averla accettata per come era, amandola nel silenzio del suo cuore, pur avendo sopportato il travaglio di vederla innamorata di un altro uomo ed essersi speso in ogni modo possibile, vivendo in funzione di lei.
Tramite questa bellissima one shot, il cui linguaggio arriva diritto al cuore del lettore, ognuno può vedersi rispecchiato, poiché non è un racconto fine a se stesso, ma prende in esame cosa possa essere, per ogni essere umano, una cicatrice, dandole una accezione molto più ampia che conduce ad altrettanto ampie riflessioni.
Grazie per questo pregevole scorcio che ci hai donato dell’animo di Oscar condividendolo con i lettori.
Complimenti e un caro saluto, sperando di rileggerti prossimamente. (Recensione modificata il 18/05/2022 - 11:51 am) |