Ciao!^^
Il paesaggio si fa aspro, inospitale e duro, esattamente come le genti del Dàrbrand hanno fama di essere. Così descritto è un posto che mi ricorda un po' certe zone dell'Europa centrale, tipo i Carpazi o i Monti Rodopi in Bulgaria.
Noam si fa più teso man mano che si avvicinano alla meta. Da una paarte vuole dare la sua solita immagine di persona disinvolta e serena, ma dall'altra non riesce a nascondere la crescente inquietudine.
Adrian, al suo fianco, coglie la sua sofferenza, troppo spesso mascherata sotto l'aspetto di amico di tutti e giovane politico pieno di energia. Ancora una volta gli ricorda suo padre, terrorizzato all'idea di perdere i suoi allievi al punto da non rendersi conto di chi lo amava veramente, ovvero suo figlio e sua moglie.
La sosta nell'albergo è descritta molto bene: un luogo cupo, duro, inospitale, che però può divenire tutto il contrario. È chiaro che l'albergatore e Noam si conoscono molto bene, e il discorso che Adrian intercetta per caso fra loro fa pensare che l'uomo sappia anche qualcosa del passato di Noam, del perché non avrebbe voluto fare ritorno.
Come sempre, sono curioso come una scimmia e non vedo l'ora di leggere il resto. Bravissima e a presto!! |