Cara Luana/ gentile autrice,
sono passato di nuovo a trovarti. E ti dico: fidandomi dei tuoi avvisi come mi fido dei serpenti, quelli a sonagli, ho letto la tua storia nella discretissima intimità di casa. Ma ho esagerato io, stavolta trovo tutto sommato coerente la storia con quanto dichiarato.
Ricordati che quello che dico è partigiano e personale, che non sono un meitre a penser e che tu, come tutti, puoi e devi scrivere come vuoi. Però ti dico la mia; cominciamo:
1) Continuo a trovare una genialata l’uso del napoletano, e stavolta ho notato che le parti affidate al narratore sono (tutte o quasi tutte) in italiano, il che mi rende la storia e i dialoghi più credibili. Io procederei in questa direzione. Non mi ha disturbato che tu abbia ‘napoletanizzato’ André e la bella Oscar perché scommetto che anche il nobile palermitano, il giurista napoletano e ti dico per certo il fiorentino medio ricorrono spontaneamente alla lingua del ‘pappo’ e del ‘dindi’ quando son arrabbiati, felici e/o in sana compagnia col vino che cala che è un piacere. Per me, nulla di stonato se nella concitazione del prima e del durante ci scappa l’uso popolare corposo.
2) Noto un accenno di trama nella rivisitazione, molto rivisitazione, di puntate dell’anime. Finora mi era sembrato giocassi non tanto con anime o manga quanto piuttosto con l’hentai, che ricordo a me stesso è il fumetto per adulti nipponico dove le ragazze hanno sempre le tette al vento, dalla quarta alla sesta, e i maschi fanno paura perché iperdotati, e nel quale appunto se si cerca la trama gli amici ti ridono dietro; invece, dicevo, un certo ammiccamento a elementi dell’originale comunque lo vedo. Non aver paura di creare una trama, non averla mai. Anche una storia erotica acquista mordente. Ci vuole solo un po’ più di sforzo. E ti diverti lo stesso, non temere. Forse di più.
E ora vorrei fare una cosa che non si può fare ma che faccio lo stesso e se dispiacerà la cancellerò, va da sé. Voglio instaurare in un dialogo con il recensore che mi ha preceduto (cara Luana, non è male se una storia genera un dibattito, anzi), che si firma saitou catcher, che scrive belle storie e belle recensioni e che ti prego di ringraziare per la sua, argomentata e sensibile. Catcher mostra anche di averti letta in tutte le tue storie, le confronta e le analizza, e anche se si gioca è un tipo di riscontro che non può far che piacere.
C’è un punto su cui disaccordo, bentrovatissima Catcher, e lo espongo senza pretesa alcuna se non di far conversazione. Ecco, mi sembra che tu abbia preso troppo sul serio un messaggio che secondo me proprio non c’era. Mi spiego: hai mai visto la coppia Giannini/ Melato, ovvero il ‘siciliano incazzuso’ e la ‘bottana industriale’ nel film della regista Werthmuller? Credo che, a prenderli per parametro di come l’amore dev’essere, si scatena la cancel culture e l’ira delle erinni. Eppure c’è una Melato strepitosa, la direzione è di una donna e il film si fa guardare più che volentieri. Proprio perché si racconta una storia, un momento estremo, un caso singolo.
Credo che Luana faccia la stessa cosa: estremizza un caso singolo (che non è neppure quello di Oscar e André come devono essere intesi), ma senza nessuna pretesa di farsi parametro. Voglio dire: quello che chiami ‘legittimo’ resta all’interno della sua paradossale e a suo modo distopica storia, nessuno si sente incoraggiato a pensare che una donna vada presa a schiaffi davvero, né tantomeno che possa funzionare una tecnica di – chiamiamola – seduzione di tal fatta. Insomma, Luana gioca – mentre madame Ikeda non giocava nel momento dello strappo – quindi anche il lettore può giocare.
Perché poi, roba come "pk sì na zoccola" è messo lì apposta per dirci: "Guardate, sto giocando" e a me viene da ridere, mica da indignarmi.
Io, poi – ma qui si va davvero sul personale personalissimo – vedo meglio il sesso descritto da Luana con allegria, dei rassicuranti e serissimi di alcune ragazze: “sfiorò la mia intimità” o “accarezzò il suo bellissimo pene”, che talvolta ho letto e mi sembrano imbarazzanti e presi da giornali in cui psicologi da salotto spiegano alle donne frigide qualcosa della vita- e forse in quel caso bisognerebbe procedere per reticenza totale, almeno nella narrativa, dire tipo ‘e si amarono’ e mettere un punto.
Che ne dici, Catcher? Ci può stare? Ti va questa lettura basata sull’umorismo anziché sulla sociologia, e accantonando la ‘mascolinità tossica’?
E a te, Luana, va?
Perché sento che potrei aver preso due cantonate in un colpo solo, e siccome combattere draghi mi par meno pericoloso, mi ritiro lancia in resta, porgendo a entrambe voi, splendide damigelle, i miei omaggi più devoti.
Sacrogral, sempre penitente |