Recensioni per
Sacrogral ha una penna in mano II
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 12 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
09/12/22, ore 23:19

Gentile cavaliere, finalmente ho letto la tua storia, che dire?! Ho pensato che il piano del Marchese fosse folle invece...
Comunque riguardo a Luigi xv beh ... lui e le sue favorite hanno continuato ad affossare la Francia, ovvio che il popolo non poteva che provare sollievo per la sua morte senza sapere che un nuovo macigno stava per abbattersi sulla Francia: da li a 20 anni la rivoluzione.
Come avrai inteso, sono poco brava a recensire ma voglio lasciare un mio pensiero: Racconto molto particolare, hai uno stile inconfondibile, molto ben scritto e piacevole. Riesci a stupire.

Recensore Junior
08/12/22, ore 21:37

Mio carissimo m.
il testo è accattivante e convincente tanto quanto lo sono  le  parole che, antitetiche, diventano, per forza di ossimoro, da  “volatili” a “concrete”, tanto quasi da afferrarsi con mano.
Una scrittura che, sbattuta dalle onde, regge e non affonda neanche quando l’enclitico Sade soffre dell’ellissi del nobile “de”, neanche quando, tra le donne e il Massone, gli apici si allargano ai lati delle labbra assetate del divin marchese, neppure quando una variante linguistica preferisce far cadere la scelta su un verbo piuttosto che l’altro — e questa è estensione di figura mia! — per concordanza ad sensum. 
Scrittura che anzi prende vigore e si esalta nella battaglia di forze in atto fra i personaggi nati liberi, pauperes commilitones e puri, e l’uomo nato libero anche lui ma ora ingabbiato in una maschera e lettera di ferro e probabilmente milite di se stesso.
Luogo delle parole “oblique”, questa scrittura che compiace l’intelletto dei savii, forti del significato aggiuntivo all’ovvio ad verbum. Luogo anche dell’inganno, dove la parola è capace di trasformare il reale ma anche di disgiungerlo dall’immaginario.  
Testo concreto e di resa come questo marchese che ottiene ciò che vuole.
Davvero bravo, tu e lui con te.
Sempre solo tua di fuoco e fiamma,
F.
(Recensione modificata il 08/12/2022 - 09:42 pm)

Recensore Veterano
07/12/22, ore 16:14

Ed è già sopravvissuta questa umanità raccontata dall’eco piena e di parole arrochita, afona d’assenza d’anima che non c’è più, scintilla un poco bagnata del mondo e che non scocca. 
A turno stretto nelle mani di chi vuole solo possederlo, anche il calice è vuoto e vergine di volontà propria, riempito dalle mille anime fulgide e grigie, vestite nei colori cangianti dei liberi di credere a seconda di quel che gli detta il cuore. Nulla di male e nulla di bene, nulla di assoluto, che nella Storia è anche solamente vero ciò che è utile, che qui giù, non dormendo, si sogna, credendo e non credendo dicer vero.  Ciascuno a proprio modo fine consapevole e scelto del proprio essere e destino, impegnato in sanguinose crociate o ricondotto d’amore a riveder le stelle.
Un abbraccio e a presto,
Minaoscarandre 

Recensore Veterano
06/12/22, ore 23:37

Illustrissimo Cavaliere, devo confessarvi un peccato.
Nessuno mi notò, ma quando quella sera lontana Joss sbarrò la Disperazione chiudendo fuori il resto del mondo, rimasi lì ad ascoltarli, seduta nell’angolo più buio.
Perciò non erano in otto, perché eravamo in nove, anzi in dieci se contiamo pure la Nera Signora con la bocca bella e rossa che accompagnava sempre Sanson.
Che ne dite del numero dieci? Secondo Pitagora è il numero perfetto.
Quel giorno appresi, non senza dispiacere, che il Sacro Graal era stato trafugato da Filippo il Bello. Credevo che un manipolo di templari fosse fuggito con i tesori del Tempio salpando dal porto di La Rochelle verso terre lontane.
Poi sullo sconforto prevalsero la speranza e quella sottile smania che ammorba le persone che anelano a disvelare l’ignoto.  Se Donatien aveva ragione, dove era custodito il Sacro Graal, di grazia, e sotto quale forma? E Foret, che può vedere quello che a noi comuni mortali è celato, cosa avrebbe trovato?
L’odore di zolfo che all’improvviso appestò l’aria mi distolse dai miei vaneggiamenti. Forse non era colpa di Latour, forse era Hugues de Pérraud richiamato dalle fiamme dell’inferno.
Sgattaiolai fuori. Joss si dimentica sempre di chiudere la porticina che dà sul retro della Disperazione. Non volevo che mi si accusasse di essere una spia al soldo di Re Luigi. I miei avi sono vissuti in una libera Repubblica dal 1192!  Non fosse mai che una tal onta potesse anche solo sfiorarmi!
Però … poi … ho seguito quel diavolo di Latour. Prima a La Bastille e poi in giro per Parigi, all night long. Chissà se ha raccontato proprio tutto a Donatien.
Sono passati anni ormai. I ricordi si affievoliscono. Anch’io ho perso qualcosa, e qualcosa d’importante. Ma altrettanto è stato trovato, anche quando nulla si stava cercando.
Chiedo venia dunque, recitando l'Ave maris stella.

E che l'Onnipotente continui a benedire la tua penna, Cavaliere, allietando i tuoi devoti lettori e le tue ammirate lettrici.

 

Recensore Veterano
06/12/22, ore 15:45

Allora, come una lontana eco, tra le mura vuote de La Disperazione, riecheggia il racconto del Marchese che portò degli uomini comuni, diversi tra loro, a credere e a sostenere un piano che sembrava folle.
La Storia accumuna gli uomini, la Fede li divide. Si può credere che un semplice Calice abbia cambiato il mondo, si può credere che la Fede stessa cambi il mondo.
Gli uomini eran guidati dalla Fede, ma il potere e il denaro divennero le vere guide di chi il potere lo aveva senza la ricchezza.
Il Marchese non crede, perché la vera Fede si era confusa con la superstizione, perché gli uomini ne avevano cambiato la sua vera essenza.
Non crede, il Marchese, eppur si percepisce in lui un timore verso il Calice, come se egli ne percepisse il Potere.
Come se si potesse irridere e insultare la Fede e il Clero, ma non ciò che rende potente un popolo, il potere di credere.
Come una eco lontana riecheggiano le parole che portarono sei uomini a credere di cambiare la Storia.
Perché non vi è Fede più potente di quella di un uomo che crede di poter fare la cosa giusta.
Perché scegliere, scegliere di rischiare tutto per un ideale è sempre ciò che distingue un uomo libero da un uomo soggiogato. Da chi codardamente si nasconde e aspetta gli eventi.
E quegli uomini, così diversi tra loro, così unici, dimenticati e uniti, scelsero.
In quella notte, una come tante in quella Parigi che era stata sbattuta dalle onde della Storia infinite volte e mai era affondata, sei uomini decisero di seguire il Marchese e di tentare di cambiare le sorti del Popolo di Francia
In silenzio, le mura de La Disperazione, riportano indietro i ricordi, le parole, gli accadimenti.
Due uomini, che hanno attraversato la Storia, il destino, il loro inferno personale, raccontano ciò che accadde in una notte come le altre.
Lì, tra quelle mura dove ancora aleggiano i giocosi fantasmini che vedeva solo lui, un’assenza si fa pesante.
Lì, fra quelle mura, una eco lontana ha ancora molto da raccontare.
Le ombre di chi ha cambiato la Storia son ancora lì ad ascoltare il loro racconto.
Lungo ogni strada che deciderai di percorrere, anche la meno battuta, sempre. Rapita dalla Vera Scrittura, sempre. Ogni parola resterà nella mia mente, sempre. Io che lo so. Sempre.

Recensore Veterano
06/12/22, ore 08:10

Cavaliere,

leggere questo capitolo è come guardare in un caleidoscopio, hai presente?
Un caleidoscopio pieno di colori scuri, eppure illuminati dalla luce di scarse candele che si consumano con lentezza.

L’occhio è lì, che fissa il marchese pronto a tenere la sua lezione – ah, quanto gli piace essere ascoltato! -, ma, non appena quell’occhio si gira ai lati, scopre tutto intorno all’aristocratico oratore il paesaggio noto della Disperazione, il sarcasmo di Gobemouche, la paziente attesa di Lassonne, la sopportazione di Sanson, il pensoso rapimento di fra Etienne, le mani sempre all’opera di Joss, lo sguardo stupito di Foret.

E poi, cavaliere, se appena l’autore di questa storia fa girare un po’ questo caleidoscopio, ecco che a quell’occhio che guarda si spalancano nuovi orizzonti fuori da quella taverna: e via, a ritroso nel tempo e al galoppo nello spazio, da Parigi a Gerusalemme e di nuovo a Parigi, da Luigi XV, vertiginosamente indietro fino all’Ultima cena e poi di nuovo avanti a Giuseppe di Arimatea, a Goffredo di Buglione, a Gerusalemme assediata, ai Crociati e a Bonifacio VIII e ancora avanti fino al Graal custodito a Versailles.
Quanti colori, quanti mondi, cavaliere!

E quando pensi di aver visto ogni combinazione di colori e di forme, ecco un altro giro, perché in realtà la storia che quel marchese ha raccontato e l’arruolamento di tutti e l’attesa dell’avventura sono spostati indietro negli anni, e tutto, o forse non tutto?, è già accaduto e il presente è la Disperazione silenziosa, le parole di Joss e quelle di Michel perdute nel ricordo. Invecchiati, un po’ ripiegati, segnati.
E quella domanda resta e aleggia inquietante nell’aria:
“Dov’è Foret?”

E ancora una volta, cavaliere, su quel Latour taccio. Ma il mio occhio lo osserva, lo scruta.

Grazie sempre, cavaliere, alla tua fantasia, alla tua penna, alle briglie sciolte.

Settembre

Recensore Master
05/12/22, ore 23:19

Caro Sacrogral,
Eccoci al "dunque"... Vorrei affidare il mio pensiero all' esempio di storiche e nobili imprese, invece l' immaginario mio personale si abbandona, suo malgrado, al ricordo cinematografico di Brancaleone da Norcia, seconda parte. Tutti insieme su quel ponte, che puntualmente crolla, in nome della nobiltà della missione intrapresa... botte da orbi a "tutto spiano" e sempre tanta fame.
Mi sa che qua andrà a finire anche peggio! Con il diavolo in persona (ma non mi sto riferendo al marchese) ad aprire la strada all' armata, al posto del santo, comunque anima santa nonostante la preclara pazzia, frate lebbroso.
Eh si, altro che "buon Latour"!!!! Mefistofele in persona...
Foret lo ha capito! Poi, povera stella, non può certo arrivare ad afferrare altro, per esempio di quanto sia necessaria, vitale, la sua partecipazione all' impresa. Solo lui, "ragazzo della Luce", può stringere tra le mani un "sacro ordigno" come il Graal. Tutti gli altri destinati, per lo meno, alla Clinica Grandi Ustionati.
Bella storia! Caratterizzazione magnifica dei personaggi! Sei stupendo, continua così!!!!!
Beh, data l' identità letteraria di tuo riferimento...
Affettuosamente L MMXV
(Recensione modificata il 06/12/2022 - 01:34 am)
P.s. Mi sa che il "divin marchese" mi porta all' amnesia... (o lui o la menopausa!) La "fila longobarda", di ilare memoria, come ho appena rivisto con piacere, fu fatale a uno soltanto e non a tutta la scalcagnata comitiva...
(Recensione modificata il 06/12/2022 - 01:44 am)

Recensore Junior
05/12/22, ore 22:34

È padre Joss, nel senso più autentico del termine. Che valgono ben poco i legami di sangue quando chi ti ha generato ti abbandona al tuo misero destino senza più curarsi di te.
È padre perché ha deciso di essere responsabile di un ragazzo con l’arte nel cuore e di un fanciullo con la Luce.
Ed è anche grande Joss le petit, non perché sia imponente e repellente allo sguardo, ma perché si prende cura dei suoi “figli” e solo questo genera il vero rispetto. Lui che non ha paura di dare del credulo al divin marchese, professante l’ateismo più assoluto ma convinto dei poteri di un oggetto sacro e mistico.

Ma non è solo.

C’è un prete asciutto e fibroso, poveraccio quanto i suoi parrocchiani, che è padre perché li sfama e li aiuta senza chiedere nulla per sé.
C’è un dottore, con le occhiaie perenni e sempre di corsa, che è padre di ogni malato di cui si prende cura, perché in loro vede la dignità di un uomo a prescindere dalla possibilità di pagare o meno la sua parcella.
C’è un boia, che non si considera degno di alcun contatto umano perché le sue mani danno la morte, che è padre per tutti coloro che chiedono un ultimo conforto sapendo che non verranno giudicati.

E questo sparuto gruppetto di disperati si appresta a fare la storia, che in fondo per quanto lunga millenni, si può riassumere in un semplice concetto: lotta per ottenere il potere e ricerca del denaro come mezzo per conquistarlo.
Farà la storia non perché messi sotto scacco da un quaderno nero, ma perché solo chi decide che la miseria di un intero popolo è affar suo può farlo.
Farà la storia perché accetterà di rischiare tutto per combattere la tirannia pagando ciascuno un prezzo salato.



Ora mio cavaliere attendo fiduciosa di proseguire il viaggio sulla rotta che i tuoi occhi troveranno scrutando l’orizzonte. E per quanto potrà essere faticoso, non sarai solo.

Recensore Master
05/12/22, ore 13:45

Caro Cavaliere, davvero incredibile questa lezione di storia che avete impartito alla Disperazione.
In mezzo a tutti coloro che ascoltavano, bevendo letteralmente ogni sillaba pronunciata dal divin marchese, il quale con la sua eloquenza era riuscito nell’intento di soggiogare l’attenzione di coloro ai quali stava tentando di mandare un messaggio, nascosta nel mio angolo appartato, anche io ho udito e sono rimasta stupita di quanto volesse mettere in atto De Sade, insieme al suo servitore Latour, che già conosceva i suoi propositi, e, a bella posta, doveva avergli indicato nella “Disperazione” il luogo dove poter reperire gente utile a raggiungere il suo scopo. Gente che non si sarebbe tirata indietro, gente che magari non aveva nulla da perdere, gente che sperava di poter trovare un ideale al quale votarsi.
Ma ciò che aveva in mente il marchese, sinceramente, non ero arrivata a intuirlo: rubare il Sacro Graal per liberare il popolo francese dal giogo che da centinaia di anni trascinava le loro vite fino a giungere alle conseguenze che si sarebbero manifestate con la rivoluzione.
Ognuno dei frequentatori assidui della Disperazione ha quel qualcosa che ha fatto baluginare una luce nella mente del marchese convinto che, con gente simile, si potesse mettere in scena una tale impresa, come appunto quella del furto del Sacro Graal, attualmente stanziato presso il Tempio di Parigi, poiché la coppa che aveva avuto l’onore di ricevere e contenere il prezioso sangue di Cristo doveva avere un luogo ad hoc, e cambiare e riscrivere veramente la Storia.
Volti perplessi hanno rivolto il loro sguardo al marchese, dal quale traspariva la convinzione di tutto ciò che affermava, e con una leggera titubanza hanno iniziato a riflettere su quel fiume di parole che li aveva investiti e che poteva avere una sua propria valenza.
La compagine sembra d’accordo nell’accettare di partecipare a qualcosa che sarà certamente epocale, ed io sarò curiosa di vedere questa novella armata muoversi in un contesto diverso da quello in cui normalmente vive.
Sempre molto d’impatto i particolari che riservate ad ognuno degli habitué della Disperazione, ognuno con le proprie caratteristiche che, tramite le vostre parole, vengono esaltate e portate addirittura in piena luce, come per esempio la paura di Monsieur Sanson di farsi toccare da chiunque per timore di trasferirgli tutto il buio che lo avvolge, o come Foret che nella sua ingenuità non comprende il pieno significato di quanto ha ascoltato ma che viene tenuto in gran conto dal marchese per quella Luce che il ragazzino possiede in se stesso.
Insomma, è tempo che mi ritiri nelle mie stanze, l’aria è rinfrescata, ma resto in attesa di avere ulteriori ragguagli sull’impresa, così come resto a disposizione, qualora voleste fare una sosta nel mio maniero che sarà ben lieto di accogliervi.
Un saluto e un inchino dalla vostra dama d’altri tempi.

Recensore Veterano
04/12/22, ore 22:03

Carissimo Gral,
Illustre Cavaliere,
Alla Disperazione continuano le chiacchiere dei “Magnifci 8” che, invece che essere pieni d’odio, sono pieni di coraggio e buone intenzioni, una sorta di sgangherata armata Brancaleone con la più sacra delle missioni, come i Templari del tempo che fu.
In questa storia, oltre ai richiami al superbo Eco, ci vedo anche una spruzzata di Dan Brown e di Indiana Jones qua e là (ovviamente “L’ultima crociata”, il migliore in assoluto della trilogia).
E adesso non posso fare a meno di ri-immaginarmi il Divin Marchese con i tratti di Sir Hopkins e con la sua maschera di ferro di dumasiana (anche se mi verrebbe da dire di ‘lecteriana’) memoria.
Il suo lato più primitivo ed esoterico l’avevamo già scoperto ai tempi della vicenda del Maudit, perciò non mi stupisco di trovarlo a condurre una missione - pardon, una crociata - di tal sorta, alla ricerca del più sacro dei calici.
Non vedo l’ora di immergermi nel vivo di una vicenda così cavalleresca e avventurosa attraverso i ricordi di Michel e di Joss (ma il dolcissimo Foret, adesso, dov'è?). 
Nel frattempo ti faccio riverenze a profusione.
Sempre ammirata et incantata,
Galla doppioinfinito 
(Recensione modificata il 04/12/2022 - 10:21 pm)

Recensore Master
04/12/22, ore 17:14

Buonasera, Cavaliere e bentrovato!
Io proprio non speravo in questo aggiornamento e ne sono immensamente felice. Timidamente, e sempre in punta di piedi, mi accosto alla porta della "Disperazione"; con sguardo ammirato li osservo tutti i tuoi personaggi e un po' ammiro il fare da grandissimo affabulatore del de Sade e con occhio intenerito mi rimiro Foret (per certi versi spirito a me affine, in quanto a incertezza, come intuirai). Nel frattempo però riesco a sentirmi più vicina, almeno nella vita di tutti i giorni, al Dottore e a ridere per la gestualità così spiccata e riconoscibilissima di Frate Etienne.
Naturalmente ti riconfermo tutto il mio amore per Monsieur Sanson, tutto racchiuso in quel gesto: il non voler farsi toccare perché ha orrore di sé mentre gli altri non se ne avvedono; sì, è decisamente il personaggio che più tocca le mie corde emotive.
Altra cosa, ma tu sai che io credo di aver ripetuto cose per un mio prossimo esame proprio qui con te? L'amore per la storia in sé, protagonista assoluta, è onnipresente e, per me che mi ci ritrovo a stretto contatto al momento, è davvero meraviglioso leggerti.
Inoltre, devo ammetterlo, riesci sempre a farmi virare da un'emozione all'altra: ho riso tanto col de Sade che mentalmente infierisce sull'odiata suocera così com'è accaduto con Michel che si immagina già alla Bastiglia; mentre credo di amare sempre, moltissimo, il rapporto che hai costruito tra Joss, Michel e Foret e infatti - quando si prega il de Sade di non portarlo, penso proprio tu abbia catturato un lampo di genuina protezione verso quello che è visto come l'anello più delicato di questo peculiare e favoloso terzetto.
Che dire? Il fatto stesso che lo scopo sia la presa del Graal mi fa sorridere e mi lascia in trepidante attesa; grazie per questa lettura così piacevole, e impeccabilmente scritta, ma anche così pregna di riflessioni (l'affresco del dibattito con le differenze di visione lo porterò un po' con me, se posso).
A presto e con ammirazione,
fantasmino evanescente (ma stavolta più puntuale)

Recensore Master
04/12/22, ore 05:43

Ed ecco che la penna di Sacrogral entra nel vivo di un succoso e glorioso mistero: nientemeno che il Graal! Leggere questo tuo capitolo avendo, come ho adesso, la vista sul luogo dove Monsieur le Professeur (come suonano bene, i titoli e gli appellativi in francese, eh!) Eco ha immaginato - questa volta in "Baudolino" - che sia il Graal è un privilegio. Ma adesso restiamo in attesa del prossimo aggiornamento di questi "Canterbury Tales" sui generis! Saluti e omaggi, e ci vediamo alla Messa alta in Notre Dame: pare che oggi ci sia un nuovo, giovane, fenomenale predicatore, di nome Sorel: viene anche lei, vero, Cavaliere?