Recensioni per
Tutto ciņ che resta
di Flofly

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
18/01/23, ore 20:08

Ciao, Flo!
Tra i racconti che hai proposto all'iniziativa di lettura, questo titolo, questo Tutto ciò che resta, ha catturato immediatamente la mia attenzione, dunque eccomi tra queste pagine tanto nostalgiche ed emotive.
Abbiamo la stessa opinione di Lucius nelle vesti di marito e padre, anch'io sono convinta che ami profondamente la sua famiglia e che abbia sempre tutelato – o creduto di farlo – Narcissa e Draco (credo sia indicativo che Voldemort per punire i suoi errori metta in pericolo la vita di Draco, dà la misura di cosa abbia reale importanza per Lucius). Non ho potuto fare altro che apprezzare, quindi, la resa del personaggio in questo racconto, trovando credibili ogni dolore, nostalgia, crepa mostrati.
In particolare, mi è piaciuto tanto il parallelo tra una felicità passata, un presente buio e un futuro incerto: nei Natali passati, in quello presente e negli echi di quelli futuri il tuo Lucius proietta se stesso e ogni scelta compiuta – la vita intera, quasi –, e affanna mentre rincorre l'amore di cui è stato privato nel presente, il calore familiare che non può sentire addosso, i presagi di una sconfitta che ha evitato finché ha potuto.

C'è in questa tua caratterizzazione di Lucius un'umanità tale che il personaggio prende vita tra le righe e si ha davvero l'impressione di essere assieme a lui mentre stringe Draco, mentre posa per la foto di rito della Gazzetta, mentre trema in presenza dei presagi sussurrati da Narcissa, mentre tenta di convincersi che ad attenderlo vi sia ancora un futuro, che non sia tutto finito, che tutto ciò che resta sia ben più di un'illusione.
Ho apprezzato molto anche le riflessioni sulla società che fanno da sfondo alla vicenda di Lucius, quando intrecci il Lucius-padre e marito con il Lucius-uomo politico, che conosce bene le regole del mondo che abita e sa come muoversi per ottenere ciò che gli interessa e occorre; l'ho apprezzato perché oltre al personaggio nella sua sfera privata mostri anche uno scorcio del personaggio nella sfera pubblica, che è quello che più siamo abituati a conoscere dalla saga. 
Un altro aspetto che mi è piaciuto molto è Narcissa, la sua caratterizzazione forte, capace di imporsi malgrado in questo racconto appaia in funzione dei ricordi e delle emozioni di Lucius. La Narcissa che filtra attraverso il punto di vista del tuo protagonista, per quanto mi riguarda, è decisamente canon: ci sono in lei consapevolezza, decisione, forza, tutte caratteristiche che di certo le appartengono e che la rendono fondamenta della famiglia che ha costruito assieme a Lucius. Mi piace tantissimo, poi, come anche lei al pari del marito metta al primo posto gli affetti, come nulla sia più importante della famiglia – in fondo, hanno entrambi le stesse priorità, solo che Lucius un po' si perde tra quelle e le pressioni esterne, mentre Narcissa riesce a restare salda sino alla fine.
A conferma di questa impressione, del fatto che in fondo siano dalla stessa parte, arriva poi la conclusione che con quei Doveva carichi di speranza, simmetrici, mostra Lucius e Narcissa insieme seppur separati fisicamente. La pallina di vetro azzurro, che ho appreso dalle note essere un tuo motivo ricorrente, l'ho trovata un dettaglio particolarmente centrato per questo racconto, perché permette a Narcissa di vivere un'esperienza parallela a quella di Lucius: entrambi si ritrovano nei ricordi, che rischiarano il presente e aprono uno scorcio di speranza sul futuro.

Arrivando all'aspetto stilistico, ho apprezzato l'impronta introspettiva di questo racconto, che rende coerenti anche le ripetizioni di espressioni e motivi (mi è piaciuto veramente tanto il motivo rappresentato da «Un giorno quando tornerai troverai solo delle stanze vuote, Lucius», che accompagna tutta l'autoanalisi del personaggio), proprio perché siamo nell'universo emotivo del protagonista. L'unico elemento che mi ha convinta un pochino meno è la struttura, perché il fatto che non vi sia una differenza grafica tra passato e presente del racconto o espressioni che chiariscano i salti temporali a primo impatto rende un po' ostica la contestualizzazione, cioè capire in quale tempo ci troviamo. L'introduzione del racconto, e la lettura stessa andando avanti, ci dice che siamo nel 1996 e che quindi Lucius è ad Azkaban, ma il testo si apre con una frase che descrive il 1981. Dal mio punto di vista, rendere più palese la distinzione tra i due piani temporali su cui si snoda la storia avrebbe reso il testo ancora più impattante e fluido. Ad ogni modo, inutile anche dirlo forse, è solo la mia opinione!
Per quanto riguarda la forma, la lettura è stata piacevolissima! Ho notato solo qualche piccolo refuso di formattazione (spazi mancanti come ad esempio in «di maghi.In piedi» o un trattino sfuggito a fine battuta di dialogo come in «“Mi sono svegliata e sia tu che Draco eravate spariti.”- commentò lei») e la ripetizione del clitico in «a smettersi di chiedersi», dove sarebbe preferibile a smettere di chiedersi.

Credo di non aver mancato nulla, anche se a fine recensione ho sempre l'impressione di dimenticare qualcosa! Concludo con i complimenti per questo viaggio introspettivo nelle emozioni di Lucius, mi è piaciuto molto come hai reso le sue fragilità e messo in evidenza il lato più umano ed emotivo di un personaggio indubbiamente complesso.
È stato un piacere leggerti, alla prossima!

Rosmary