Ciò che ho amato di più di questa intera storia è il senso di quieta intimità che la pervade. Tutto si svolge nella delicatezza delle lenzuola e la luce incerta del mattino, in un albeggiare che si risveglia assieme a Ludwig e pian piano ne delinea i contorni dei pensieri sfumati dal sonno. Ci viene presentato tutto poco per volta, come per darci il tempo di abituarci -appena svegli- alla piccola realtà racchiusa in quella camera.
Riscopriamo con Ludwig il sentore della familiarità e l'amarezza che questa reca con sé, la pesantezza del dovere che incombe da oltre la porta; malgrado sia il nuovo anno, nulla sembra essere mutato. Proprio lui, eternamente inquadrato e preciso, è finito per cadere nel suo stesso meccanismo di routine che l'ha portato ad impantanarsi in una sgradevolezza da cui non sa come trovare sollievo.
Ma poi, discreta come un filo, qualcosa subentra ad incrinare quella patina di consuetudine; è la presenza di Roderich, motivo sia di leggerezza che di turbamento, perché anche le sue partenze sono entrate a far parte di quell'abitudine opprimente in cui Ludwig si forza ad inserirsi.
Il breve dialogo con Roderich è così incerto e al contempo così teutonico -poche parole dal peso enorme, e tanti silenzi che nessuno dei due fraintende, perché Germania e Austria sono plasmati dallo stesso pensiero; è un valzer in precario equilibrio di passi, per non rischiare di andare oltre il proprio confine e rovinare tutto. Ma non per nulla è una danza a due; ed alla fine, da uno e dall'altro, proviene il coraggio per intaccare l'abitudine e trasformarla in una timida novità d'inizio anno.
L'ho trovato uno scorcio elegante, intimo e raccolto. E' la prima GerAus che leggo, perché l'Iron Cross pair è più sulle mie corde; ma proprio per la mia gewohnheit a qualcosa di più ingombrante e dai toni marcati, sono contenta di aver assistito ad un momento così particolare e delicato, che mi ha lasciato una piacevolissima impressione.
La sensazione che resta all'ultima riga è quella di dover uscire dalla stanza in punta di piedi e col sorriso, per non disturbarli oltre. |