È una poesia molto suggestiva: ansiogena nel suo continuo incalzare di emozioni, e lucida nel suo modo di descrivere le molteplici sensazioni, fatto quasi di scientifica freddezza.
Ho molto apprezzato il modo con cui vengono concatenati i versi: mediante ripetizioni e assonanze di parole (inutili…inutili, prede…prede, rimorsi…morsi, scappare…strappare).
Ho molto apprezzato anche il ritmo, velocissimo, senza respiro, tanto che gli incubi ricorrenti diventano "incubi rincorrenti".
E tutto il brano si snocciola attraverso un'unica frase, senza la presenza di punti fermi.
Carino il titolo, all'inglese, con tutte le parole maiuscole.
Inatteso lo spuntare della sabbia nell'ultimo verso, ma molto comprensibile perché certe notti sono fatte proprio così, di pensieri slegati.
Mi chiedo come potrebbe risultare se venisse riscritta facendo uso della prima persona singolare anziché di quella plurale. Forse più intima, più personale, più empatica.
Ma mi è piaciuta a prescindere. |