Ancora dolore, questa volta il dolore dell’addio del conte di Fersen alla donna della sua vita, quella delfina che gli aveva rapito il cuore, con la sua bellezza e le sue movenze, tanti anni prima appena l’aveva vista, e dalla quale era stato soggiogato, poi diventata regina di Francia che, però, ora stava andando incontro ad un tragico destino. In questi frangenti non ravvisava più la bellissima donna che l’aveva conquistato, con quel volto emaciato e afflitto dalla tensione, ma aveva voluto tentare un’ultima impresa per salvarle la vita.
Un ordine superiore è stato per entrambi la fine della speranza, poiché il re, marito di Maria Antonietta, ringraziando il conte per il suo supporto, lo aveva congedato. Tornato in patria molte volte aveva rivissuto quei tragici momenti, rammentandoli e cullandoli nel suo cuore, con l’auspicio che forse in un’altra vita avrebbero potuto stare e vivere insieme.
Sempre, o spesso, nei tuoi scritti la parte che fa da padrone è quella dedicata al tempo atmosferico il quale diventa quasi un tutt’uno con il sentire dei personaggi che via via fai comparire nel tuo palcoscenico dedicato a questa storia che sempre ha ancora qualcosa da dire: la pioggia scrosciante, in questo specifico caso, riporta indietro nel tempo e aiuta a rivivere determinati momenti con tutto il carico di dolore che avevano creato.
Un caro saluto.

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Anche la storia di Fersen con la regina è stata piena di dolore, soprattutto nel momento della morte del piccolo Joseph. Ed ecco che all'orizzonte appare il fantasma di Oscar..

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