Quella bambola è un Horkrux di "Tu Sai Chi"... per fortuna non ho bambole in casa (e mai ne avrò) altrimenti non andrei a letto tranquillo! Una mia amica ha una vera e propria fobia per le bambole, anche solo averle in un appartamento accanto al suo le darebbe fastidio!
Complimenti per tutto il disagio e l'orrore cosmico intriso (senza tanti veli) della volontà di non vivere più che si conclude con la morte.
In queste righe specifiche: "il quaderno stesso sarebbe stato dimenticato, la vita tramutata nelle sue incomprensibili forme, l’universo mutato eppure sarebbe inesorabilmente rimasto staticamente uguale a mille e mille e mille anni fa. Le mie scelte valevano veramente qualcosa in quella vita? L’incertezza per la bambola di vetro, il desiderio di disfarmene, l’incapacità di domare i miei stessi istinti: la disgregazione interna che mi avevano portato alle scelte che avevo compiuto, tutto inutile." racchiudi la paura di venire dimenticati in un mondo e un universo enorme che vive in tempi molto maggiori di quelli che può raggiungere la nostra vita; tuttavia la scrittura fa proprio questo: ci fa sopravvivere alla morte e da un senso e una profondità, un significato alla vita. Solo il mondo delle idee sopravvive alla morte anche attraverso la scrittura.
Se ti piacciono e ti intrigano questi temi che hai descritto in maniera così stilosa e psicologica ti consiglio di leggere i racconti ed i libri di Lovecraft, se non l'hai già fatto!
Tutto questo racconto può benissimo essere inserito anche nei racconti horror!
A rileggerci
Edoardo |