Ciao autrice non più misteriosa!
Come già sai, questa storia mi è piaciuta proprio tanto❤ (più che alla povera Marietta, certamente, may she rest in peace), e sebbene non ti abbia trovata subito, per i motivi che ti ho già detto nel commento, più leggevo, più mi convincevo che l’autrice dovessi essere tu. La prima cosa che mi ha fatto pensare a te, lo ammetto, è stato lo sposo senza nome (rido!), poi lo stile mi ha dato conferma della cosa. Non ho assolutamente pensato di googlare il titolo, e me ne dispiaccio, però è stato interessante scoprire questa poesia, dato che non l’avevo mai letta prima!
Empatizzare con Marietta, in questa flash, è facile, quindi trovo che tu abbia fatto un ottimo lavoro con la sua caratterizzazione!
Insomma, una storia davvero ben riuscita e d’impatto! Complimenti!
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Dato che mi hai detto che troveresti comodo avere i commenti a portata di mano, ti lascio il mio:
“Di questa storia noto innanzitutto la struttura (3+1). Delle quattro scene che formano la storia, le prime tre sono introdotte da una battuta posta al centro del foglio: “Ho freddo.” La quarta, invece, è costruita in modo diverso (Marietta ha freddo ma non lo dice più) ed è separata dal resto della vicenda da un asterisco.
Per quanto riguarda gli artifici d’intreccio, l’autrice utilizza salti temporali (solo in avanti) segnalati graficamente da due righe bianche (tranne nel caso dell’asterisco + riga bianca). Dal punto di vista dell’impaginazione trovo interessante la scelta di non lasciare un a capo in più anche prima dell’asterisco.
I corsivi sono utilizzati in modo sporadico, per evidenziare alcune parole (la spia, i ragazzi) o il pensiero di Marietta, che viene ripetuto per tre volte così come tre sono i ragazzi nella mente di Cho. La punteggiatura è varia e non ho potuto fare a meno di notare l’utilizzo dei punti e virgola (dato che comunque non vengono utilizzati da tutt’e dieci le autrici).
Nei dialoghi i segni d’interpunzione sono sempre posti all’interno delle virgolette alte. Quando presenti, i dialogue tag si trovano sempre a destra della battuta di dialogo.
Le scene si svolgono nel “qui e ora” e spesso l’autrice si affida alla descrizione di gesti concreti per comunicare le emozioni e le intenzioni dei personaggi in scena (dopotutto un’azione, per quanto piccola, può dire molto). Un’altra cosa che ho notato è la presenza importante di verbi di percezione. Il verbo sentire, in particolare, viene ripetuto più volte.
Di questo stile mi colpisce anche la virgola sempre presente prima della congiunzione ma. Il fatto che la storia conti esattamente 500 parole (trattini esclusi), poi, potrebbe essere un altro indizio utile per scovare l’autrice misteriosa (oppure potrebbe essere un caso).
La prosa è scorrevole e il lessico scelto è di uso comune.
L’unica autrice che possiede come tratti tipici tutti gli aspetti stilistici appena discussi è… Mari Lace! Il titolo e la struttura (in particolare il fatto che a essere ripetuta sia sempre la stessa frase) inizialmente mi avevano tratto in inganno, ma alla fine dato che tutto il resto mi torna ho deciso di segnarla come penna presunta.
Dal punto di vista contenutistico, il fatto che il trattato su cui lavora Cho sia proprio sui Ghoul mi fa ben sperare. Se ben ricordo Mari Lace in passato si era studiata tutte le creature fantastiche, e altre autrici, credo, avrebbero trovato più immediato utilizzare compiti di materie diverse.” (Recensione modificata il 19/04/2023 - 02:39 pm) |