Ciao Chiara,
come stai? Spero vada tutto bene, compatibilmente con quanto accade intorno.
Venendo alla tua poesia, ancora una volta ci hai immersi nel tuo mondo, un mondo dove si evince, forse più che in altri brani, la disperazione che ha colto il soggetto di cui parli, il quale sta vivendo sulla sua propria pelle tutta una serie di sensazioni che lo devastano nel profondo.
Come sempre le parole sono di forte impatto, nonché perfettamente coordinate alle immagini che, sapientemente, riesci a creare e che danno la misura della sofferenza vissuta.
Persino la scelta del titolo è davvero emblematica, in quanto ci si può rendere conto di come si senta la persona che, in ogni modo, non è comunque in grado di distaccarsi da colui o colei che ha fatto battere il suo cuore, ma che ora viene avvertito semplicemente come un organo pulsante con conficcato dentro di sé un coltello acuminato che non fa che aumentare a dismisura il dolore di quello che viene percepito come un abbandono senza soluzione di risolversi diversamente dalla realtà. Vecchie emozioni tornano a fare capolino e, ogni volta, le sente bruciare proprio come se fosse stato marchiato a fuoco dall’altro, ormai lontano e ammantato di solo e cupo silenzio.
Una visione drammatica che lascia l’amaro in bocca anche al lettore, che si ritrova ad essere stato assorbito da questo vortice di amarezza, trasformatosi in dolore lancinante, soprattutto con quella domanda finale a cui nessuno potrà mai dare una risposta in grado di lenire al pari di un balsamo l’animo annientato.
Complimenti sempre per la forza che imprimi alle parole sublimandone il significato.
Un caro saluto e a presto! |