Ci sono periodi di vita in cui si scambia il giorno con la notte.
Si lavora di notte, dentro di sé, è tutto uno sfogliarsi e uno spogliarsi.
Avanti e indietro, sempre gli stessi percorsi, sempre le stesse buche; perché il terreno va bene quando si è pieni di speranza ("e ricoprir di terra una piantina verde | sperando possa | nascere un giorno una rosa rossa“). Per riempire le buche bisognerebbe sporcarsi di più, col catrame, che puzza e ribolle. Meglio lasciarle aperte.
Il giorno diventa occasione di riposo, ma va preso cum grano salis, perché è troppa roba per gli animali notturni, perché il sole ingiallisce le pagine del libro.
Ti faccio e mi faccio l'augurio di ridare alla notte la sua giusta dimensione, e di goderci dodici ore di sonno e altrettante di sole. Un devoto baciamano, Milady cara, che nascondi i delicati piedini nell'eleganza del raso. |