Estremamente interessante questa tua ricomparsa in scena, mia cara Kikka.
Mi hai insegnato un sacco di cose.
Arte dappertutto, anzitutto.
Arte in un collage.
Arte nella accurata descrizione - col tuo indimenticabile stile kokkoloso - di un collage, con preziose interpunzioni fatte di 16 punti interrogativi. Mi tocca contraddirti sulla attribuzione della Luna al soffitto, però: si tratta della Terra, come lo stesso artista ha scritto; anche se sarebbe stato molto più poetico la luna.
Appassionato di modernariato, ho passato un paio d'ore per risalire a tutti i pezzi del collage del 1956: solo del ritratto al muro, entro pregevole cornice, non ho trovato niente e la tua lettura è la più bella: ostentazione di famoso antenato dimenticato, "recuperato da casa di nonna".
Ho goduto nel trovare il remake, fatto dallo stesso artista nel 1992 (Tate P11358): stesso titolo, contenuti completamente diversi.
Forse tutto questo non ha un senso, come l'aspirapolvere di cui abbiamo bisogno per pulire delle scale che portano al nulla. "In prospettiva mantegnesca": fantastico! O forse il senso è anche troppo evidente. Riponiamo la nostra felicità su oggetti che ci propinano e che nel giro di pochi anni sono completamente cambiati. Senza accorgerci che così facendo si perdono i colori, come i "bellimbusti smutandati" in bianco e nero, che nel 1992 perdono anche la connotazione sessuale.
"Ma in fondo…". I mesi passano, "il carosello della sera" cambia ad ogni stagione, ma tu rimani sempre uguale. Beata te! |