Ciao Ghostro!
Adesso che ho pubblicato anche io, posso finalmente passare a leggere e recensire la tua storia. Non che prima qualcuno me lo vietasse, ma nella vita bisogna darsi delle regole :D
Allora, da dove comincio?
Comincio dalla prima impressione che ho avuto, ossia all'inizio ho pensato che Finn fosse un pazzo rinchiuso in una clinica. Ho avuto la percezione che il mondo fantastico che descrivevi fosse in realtà solo nella sua testa. Che in verità Finn fosse appunto ricoverato in un qualche manicomio/clinica dopo aver vissuto un evento traumatico, dove la sua ossessione per il viola fosse dovuta - non so - a una nube tossica o una qualche bomba strana.
Questa sensazione l'ho avuta per due motivi principali: il biliardo (non mi chiedere perché, ma non l'ho collegato a un mondo magico, dove forse mi aspetto di vedere sempre e solo un ambiente medievale, limite mio, lo so benissimo!) e quasi ne ho avuto la certezza quando qualcuno gli ha fatto un'iniezione. Lì ho pensato a dei medici e al ricovero in clinica, appunto.
Ti giuro che sono stata certa di questa cosa fin quando non è comparsa Vivienne e l'hai descritta come una maga. Vivienne, che si comporta come un qualsiasi medico preso dal proprio paziente e che crede fermamente nella scienza (metafora della magia a questo punto?). Vivienne, l'unica che sembra accorgersi dei miglioramenti del suo Lord, dove tutti gli altri vedono solo un pazzoide che va internato perché (giustamente) pericoloso.
L'intera storia mi è piaciuta molto, nonostante non ci siano scene movimentate, non ha mai annoiato, proprio perché sei stato capace di tenere il lettore sulle spine (ma che succede? chi è davvero questo Finn? e la bella dama dagli occhi viola?). Sei stato originale (come sempre d'altronde) non solo nella trama, ma anche nello stile. A tal proposito, molto bello l'escamotage (possiamo chiamarlo così?) di ripetere la scena della palla da biliardo riportano le stesse identiche parole del primo pezzo. Hai reso perfettamente l'idea della ridondanza dell'azione di Finn, il suo essersi "perso", della sua necessità di dover fare praticamente qualcosa per tenere la mente occupata (in psicologia c'è un nome specifico per questa patologia, ora però non mi viene).
In ogni caso, questa cosa della ripetizione mi è piaciuta tantissimo, la terrò presente per i miei scritti futuri ;)
Alla fine della fiera, comunque, la tua storia rimane un po' di amaro in bocca. Finn non è libero, rimane intrappolato in se stesso, sa di esserlo e di non poterci far nulla. Né lui né chi vorrebbe aiutarlo. E' questo senso di impotenza a lasciare quella sensazione di amaro di cui ti parlavo prima.
Complimenti, è sempre bello tornare a leggerti ;)
In bocca al lupo per il contest,
Nina^^ (Recensione modificata il 14/08/2023 - 09:01 pm) |