IV
QUARTO POSTO, CON UN TOTALE DI 48,95/53
Iris Wilsonii, di Nina Ninetta
Grammatica e Stile: 8,95/10 (media tra 8,40/10 di g. e 9,5/10 di s.)
La grammatica è molto curata, ho trovato solo un errore (che essendo relativo a un verbo purtroppo ti ha penalizzata un po’) e poche imprecisioni.
“Minnesota, lo stato” – “Stato” -0,20
“tutto ciò che una giovane ragazza potrebbe desiderare” – “potesse”: grammaticalmente non è un errore, ma dal punto di vista di significato e costruzione della frase trovo il congiuntivo più appropriato, in quanto parli delle speranze passate di Maia. È solo una segnalazione che non comporta sottrazioni di punteggio.
“aggredito simile a un animale” – “aggredito, simile a un animale” o “aggredito similmente/come un animale” -0,20
“Pensavo mi avesse scombussolato” – “avrebbe scombussolato” -1,00
“lasciata un’oretta fa” – “un’oretta prima” -0,20
Non ci sono altri errori. Il punteggio è 8,40/10.
Come ben sai, mi piace molto il tuo modo di scrivere: dritto al punto e sempre coerente con gli argomenti trattati. Anche in questo racconto ho ritrovato entrambi gli elementi, sia nei passaggi più introspettivi, sia nei dialoghi.
In particolare, mi hanno colpito gli scambi tra Maia e la psicologa. Li ho trovati molto realistici, spontanei, e soprattutto in continua evoluzione col procedere delle sedute: la psicoterapeuta è a tratti più dura, diretta, mentre in altri momenti si mostra accondiscendente, proprio quando ciò è necessario per spingere Maia ad aprirsi. Ho trovato veramente ben gestito questo equilibrio tra professionalità del personaggio, caratterizzazione e scelte stilistiche (in particolar modo nella punteggiatura, che va ad accorciare, allungare e modulare il tono delle frasi adattandolo perfettamente al momento).
In altri passaggi, invece, le scelte di punteggiatura mi hanno convinto un po’ meno: ci sono stati due o tre punti in cui mi è sembrato che la narrazione procedesse “a singhiozzo” a causa ti punti fermi molto ravvicinati. Come scelta stilistica a volte può funzionare per dare ritmo al racconto, ma in questo caso trovo che tu sia andata a separare concetti strettamente legati l’uno all’altro, rendendo il tutto meno fluido.
Ti lascio paio di esempi: ““girasoli e pochi altri. Quindi non avrebbe saputo dire il nome” l’assenza di questo punto fermo avrebbe reso molto più efficace lo stacco successivo.
“lasciarla vivere. Non voleva morire, era troppo giovane e la vita per lei era appena cominciata. Successivamente, i suoi alunni…” stesso discorso.
Penso che, se attentamente gestiti, virgole e due punti avrebbero fatto risaltare meglio il contenuto delle frasi, anche a livello emotivo.
In ogni caso si tratta di una piccolezza, che davvero non ha influito sulla lettura della storia nella sua interezza.
L’utilizzo del lessico è stato perfetto, mi è piaciuto davvero tanto il ricorso a un registro ampio, che si espande a mano a mano che la protagonista torna a sbloccare le proprie emozioni, sia dal lato della rabbia, sia da quello del rimorso verso l’azione compiuta. C’è solo un termine impreciso, ma essendo una questione più di contenuto che di forma ho pensato di segnalarla nel parametro della trama.
Infine, ho trovato l’impaginazione lineare e gradevole, anche il raro uso del maiuscolo, sebbene insolito, non ha disturbato (soprattutto mi è piaciuto quell’IO in conclusione).
Che dire, a parte la piccola segnalazione precedente la storia è scritta ottimamente!
Trama e Originalità: 9,5/10
Inizio questo parametro con un piccolo appunto lessicale. Hai indicato la Carter come “dottoressa”, titolo che effettivamente diversi psicologi usano sulle targhe ecc. pur non essendo medici. Non ci avrei fatto caso se non fosse stato per il fatto che la terapeuta indossa anche il camice bianco, cosa che per uno psicologo è molto inusuale (non lo è invece per gli psichiatri, che sono medici). Giusto un piccolo appunto, per evitare eventuali confusioni (magari è stata una tua scelta volontaria per dare un’immagine più asettica del personaggio, non saprei).
Parlando strettamente della trama, mi è piaciuta molto la struttura della storia, caratterizzata dalla scelta di far procedere il racconto di pari passo con quanto emerge dalle sessioni di psicoterapia. Sì, ci sono dei flashback, ma sono sempre associati ai pensieri che emergono durante le sedute, dando così un senso di coerenza e completezza. Devo dire che avevo capito fin dall’inizio il motivo per cui Maia avesse sviluppato il disturbo post traumatico da stress, visto il contesto americano e la sua professione (e, nota a margine: una delle mie idee per quel contest riguardava proprio lo stesso tema XD), ma passando alla seconda metà della storia… beh, mi ha decisamente spiazzato! I segnali per cogliere in anticipo il vero comportamento di Maia c’erano fin dall’inizio, sia nelle sue parole, sia nel primo flashback relativo al giorno dell’entrata in classe del ragazzo, ma sei stata bravissima a mascherarli per poi colpire il lettore con un effetto shock verso il finale. Per quanto riguarda l’originalità, non posso che farti i miei complimenti!
Passando al finale vero e proprio, l’ho trovato sì generalmente positivo, grazie alla piccola ripresa di vitalità della protagonista dopo la piccola rivelazione alla psicologa, ma al tempo stesso amaro. C’è un po’ la consapevolezza che Maia non supererà mai davvero quello che è successo, anche per la paura di mettersi a nudo di fronte alla terapeuta, di cui teme il giudizio (cosa sbagliata in partenza quando si intraprende un percorso di psicoterapia, ma è una sensazione molto condivisibile): preferisce far finta di niente, convincendosi che la sua verità parziale sia stata sufficiente per liberarsi dal peso che la affliggeva. Riprenderò il discorso nel parametro relativo alla caratterizzazione. Ma limitandomi alla trama, ho trovato la scelta del finale così incerto, quasi aperto, molto in equilibrio con la narrazione precedente, che prosegue quasi a singhiozzo a mano a mano che Maia lascia fuoriuscire pensieri e ricordi, un po’ dicendoli alla Carter, un po’ soltanto a se stessa (e mi è piaciuto molto che questo confine non fosse netto, ma spesso sfumato).
In conclusione, ho trovato questo parametro davvero ben sviluppato in ogni sua componente, hai fatto proprio un ottimo lavoro.
Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 9/10
Così come i dialoghi e la trama, anche la caratterizzazione dei personaggi è andata avanti di pari passo col proseguire delle sedute di terapia, soprattutto per quanto riguarda Maia.
Inizio però il commento parlando di Anna Carter, che nella tua storia ha rivestito un ruolo molto particolare, quasi da npc dei videogiochi mi verrebbe da dire (“personaggio non giocante”): non ha un ruolo veramente attivo, soprattutto dal punto di vista di Maia, eppure sono i suoi discorsi e soprattutto i suoi cambi di atteggiamento a far progredire davvero il racconto! Mi è piaciuta moltissimo.
Anche Maia è costruita tecnicamente bene. Il suo flusso introspettivo (flashback a parte) praticamente coincide con la trama, e non ha buchi o imprecisioni se non quelli proprio relativi alla storia e alle conseguenze del trauma subito. A livello proprio personale, però, non sono riuscito a capirla fino in fondo: sì, ho compreso le sue azioni e la sua voglia di lasciarsi tutto alle spalle, soprattutto il senso di colpa, ma ho fatto un po’ fatica a sentirmi in connessione con lei in modo più approfondito, soprattutto per alcuni dettagli. Ci sono infatti alcuni punti in cui sembra amare il proprio lavoro, altri invece in cui pare proprio disprezzarlo (a prescindere dell’assalto), e un pochino la cosa mi ha lasciato spiazzato: mi riferisco per esempio alla descrizione del fiore o dell’illustrazione sul libro di testo, o ad altri passaggi simili che forse volevano essere più ironici ma che non ci sono riusciti fino in fondo. Si tratta comunque di un paio di passaggi secondari, che non vanno a influire sulla resa complessiva del personaggio (il cui arco va poi a concludersi con logica e coerenza con quanto detto lungo l’intera storia), ma che un po’ fanno storcere il naso al lettore.
Passando infine ai personaggi secondari, ho trovato perfetta la resa della mamma di Maia, mentre mi sarebbe piaciuto leggere un po’ di più su Alex, approfondendolo un po’ di più (così sembra un po’ ridotto al modello standard di “fidanzato perfetto”, senza niente che lo sappia contraddistinguere). Capisco però la scelta di lasciarlo sullo sfondo durante la narrazione, un po’ come ha fatto Maia scegliendo di ignorarlo il più possibile e lasciarlo nel passato.
Trovo quindi che, nonostante sia necessaria ancora qualche limatura, tu abbia fatto anche in questo parametro un ottimo lavoro! Soprattutto per quanto riguarda la psicologa, ripeto che il lavoro di caratterizzazione della sua attività lavorativa mi ha molto colpito.
Bonus: 10/10
Genere – Drammatico: Ho trovato il genere scelto in linea con il contenuto: ne hai rispettato il profondo livello di introspezione e i tormenti che affliggono la protagonista, dando al lettore la possibilità di identificarsi con lei. Non hai calcato troppo la mano sull’aspetto “pesante” della narrazione, nonostante i temi trattati non l’ho trovata una lettura impegnativa. Forse è dipeso anche dal livello di dettaglio con cui hai descritto la situazione, non saprei. In ogni caso, il prompt è stato rispettato. 2,5/2,5
Emozione – Apatia: Fin da subito l’apatia è l’emozione prevalente in Maia, come segnato anche negli appunti della Carter, e l’intera storia è il percorso con cui riesce parzialmente ad uscirne. Molto bene! 2,5/2,5
Oggetto – Bouquet: Devi farti i miei complimenti, perché sei stata davvero originale nell’utilizzo dell’oggetto! I fiori, inoltre, scatenano in Maia una reazione fondamentale ai fini della creazione del rapporto con la psicologa, risultando anche importanti a livello di trama. 2,5/2,5
Luogo – Cantina/Soffitta: Il volersi tirare fuori dalla realtà è uno dei più frequenti sintomi del ptsd, e le scene ambientate in cantina, quando Maia finge di uscire di casa, sono riuscite a rappresentarlo molto bene. 2,5/2,5
Titolo: 2,5/3
Il titolo che hai scelto mi è piaciuto, anche se non mi ha convinto fino in fondo.
L’idea di usare il nome completo della pianta è stata molto originale, e si accoppia bene all’utilizzo che hai fatto dei fiori gialli nella narrazione: prima come trigger element delle memorie relative all’assalto in classe, e poi come simbolo del miglioramento di Maia, grazie anche alla terapia d’urto attuata dalla psicoterapeuta. Tuttavia, a primo impatto questo titolo non mi ha detto niente di particolare: sì, mi ha incuriosito l’idea di sapere cosa significasse questo fiore nel racconto, ma non mi ha dato indicazioni sul tono che avrebbe avuto la storia. In ogni caso il punteggio resta alto poiché è sicuramente coerente col racconto, e ciò a fine lettura permette di apprezzarlo maggiormente.
Gradimento Personale: 9/10
Tirando le somme, il racconto mi è piaciuto molto, al netto dei piccoli dettagli che ti ho segnalato in precedenza. Ho trovato la storia molto coinvolgente, mi ha proprio tenuto attaccato allo schermo fino alla fine nonostante la bassa intensità: non c’è azione, solo pensieri che si sviluppano lentamente tra un flashback e l’altro, eppure ho seguito il tutto davvero con velocità. Maia come personaggio è costruita benissimo, ma come ti ho segnalato in precedenza mi è stato difficile empatizzare con lei pur capendone le ragioni (cosa sicuramente voluta, per come è scritta la storia), e forse questo mi ha un pochino limitato come coinvolgimento emotivo… diciamo che ero preso come lettore, ma non a livello personale.
A parte questo unico appunto, la storia mi è piaciuta molto, nella scelta del tema e nella realizzazione, e mi sarebbe piaciuto se fosse stata anche più lunga, per spingermi più a fondo nelle riflessioni di Maia e nel suo passato: non perché incompleta, ma anzi proprio per la voglia di immergermi ancora di più.
Davvero complimenti Nina, le tue storie non deludono mai! |