Ciao carissima, finalmente ci ritroviamo!
Credo che il vero trauma per Maia, quello che le ha causato il PTSD, sia stato non tanto lo squilibrato che le puntava contro la pistola (che comunque, intendiamoci, non è cosa da poco), piuttosto il fatto di scoprire parti di sè che non conosceva e che le risultano indegne e cattive. Tutti la considerano un'eroina, che ha difeso i bambini, e lei deve venire a patti con l'aver detto al killer "ammazza loro ma lascia andare me."
Non poco, obiettivamente.
Non è che si possa biasimare, come reagiamo nelle situazioni estreme lo sappiamo solo quando ci arriviamo, e di fronte all'istinto di sopravvivenza sono poche le argomentazioni che tengono, però capisco che nel nostro contesto culturale una cosa del genere sia sufficiente a generare un profondo disagio psicologico.
Maia lo affronta come può, anche grazie all'aiuto di una psicologa molto attenta e professionale, ma la sensazione è che quel nocciolo duro alla fine non sia risolto del tutto. Ho la sensazione che ci sia stato l'"Effetto Chernobyl", una buona colata di cemento e tutto è seppellito.
La frase finale di Maia, avrei voluto scappare via, è troppo asettica rispetto al reale svolgersi dei fatti. Sia chiaro, non è una critica a te. Penso anzi che tu abbia reso molto bene una modalità di fuga tipica di questo tipo di disturbi: offrire una parte per nascondere il grosso.
Quindi molto brava, hai scritto una bella storia, piacevole e interessante.
In bocca al lupo per il contest! |